Nuovo attentato palestinese: ucciso un ragazzo israeliano
Gerusalemme, 19 Febbraio 2016 – Ancora attentati, ancora morti, ancora giovani vite spezzate dall’odio antiebraico del terrorismo palestinese: Tuvia Yanai Weissman, 21 anni, è stato ucciso giovedì pomeriggio in un attentato all’arma bianca effettuato da due palestinesi di 14 e di 15 anni (!!!), evidentemente già indottrinati all’odio dalle loro famiglie.
L’attentato è avvenuto in un supermercato della catena Rami Levi, nella zona industriale di Binyamin Sha’ar, a nord di Gerusalemme, ed ha causato anche il ferimento, comunque grave, di un altro uomo di 36 anni. I due aggressori sono stati inizialmente respinti coi carrelli da altri avventori, e poi colpiti e feriti da un cittadino armato.
Dall’inizio della cosidetta “Intifada dei coltelli” sono morti 31 israeliani ed oltre 170 palestinesi. Secondo lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano, la metà dei terroristi palestinesi autori di attacchi da ottobre a oggi aveva 20 anni o addirittura meno e più di uno su 10 era di sesso femminile.
Thanks to Israele.net
Nella foto in alto: Tuvia Yanai Weissman, 21 anni,l’ultima vittima dell’odio antiebraico del terrorismo palestinese
#1Emanuel Baroz
Un’altra vittima israeliana in quest’infinita ondata di terrore. Due palestinesi di 14 e 15 anni entrano in un supermercato nei pressi di Gerusalemme e accoltellano un uomo di 35 anni e un ragazzo di poco più di venti che poco dopo soccombe per le ferite da taglio riportate. Nella foto l’uomo che è stato soccorso e non è in pericolo di vita. I due terroristi sono stati uccisi.
Quasi duecento persone tra uomini, donne e bambini che in quattro mesi sono riusciti a trasformarsi in assassini o aspiranti tali.
Oltre trecento feriti e trentatré morti tra gli israeliani che nonostante quest’infame campagna d’odio autorizzata dall’Autorità Nazionale Palestinese, sfidano i terroristi continuando a vivere senza paura.
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/941547829254912/?type=3&theater
#2Progetto Dreyfus
UNA VITA SPEZZATA, UNA STORIA DA RACCONTARE
Mi trovavo in un supermercato, non di quelli grandi che ci sono ora. Diciamo un piccolo market con tutto il necessario. Soprattutto il necessario per lo Shabbat: riso, bamie, fagioli per fare del buon hummus fresco.
Da oltre lo scaffale una voce di donna mi chiama e mi chiede se ho già preso il lievito. È una voce bella, bellissima, ma anche un po’ accusatoria. È la voce di mia moglie, che da quando abbiamo avuto nostro figlio ha riposto gran parte del suo amore su di lui, mentre le critiche le lascia a me.
A proposito, mio figlio è in braccio a lei.
Il lievito in realtà l’ho preso, ma fingo di non averlo ancora fatto così che mi possa rimproverare. A lei piace. E a me piace ciò che piace a lei.
Così ci incamminiamo, paralleli, su due corsie differenti, divisi solo da latte a lunga conservazione, biscotti e tè dai profumi più impensabili io – e saponi, detergenti per la casa, lamette lei.
E quando finisce lo scaffale, ci re-incontriamo, noi tre.
Io con gran parte della spesa, lei con in braccio nostro figlio. Che come al solito mi guarda sorpreso (abbiamo fatto questo gioco ormai decine di volte e mi viene il dubbio che faccia finta di divertirsi solo per far felice me). Poi però stavolta alza subito lo sguardo: ho capito che dietro di me c’è qualcosa che lo ha attirato tantissimo, ma non mi volto perché mentre lui guarda incantato, la mia magia è guardare nei suoi occhi.
E così, forse, diventa tutto più semplice.
Così non mi accorgo che da dietro e dal fianco mi stanno pugnalando, una, due, tre volte… ne conteranno diverse alla fine, all’obitorio.
Sui pochi giornali che ne parleranno, racconteranno che avevano solo 14 anni. Io non lo
so, non li ho visti in faccia. Stavo guardando mia moglie e mio figlio: la mia vita.
E così sono morto ieri, a 21 anni.
Grazie a J. Blanga
(ispirato liberamente e dedicato alla memoria di Tuvia Weissman Z”L, accoltellato a morte ieri in Cisgiordania)