Hamas teme che Israele abbia trovato l’arma per distruggere i suoi tunnel
Le gallerie collassano a un ritmo senza precedenti. Vertice d’emergenza a Gaza per scoprire la “tecnica segreta”.
di Giordano Stabile
Un misterioso esplosivo liquido. Micro-terremoti. Onde d’urto. Al quartier generale di Hamas, a Gaza, è una corsa per mettere insieme i pochi elementi a disposizione e scoprire l’arma segreta usata da Israele per distruggere a distanza i suoi tunnel. Per la dottrina militare del movimento palestinese le gallerie scavate sotto le città, e quelle che sbucano in territorio nemico, sono insostituibili. Ma ora crollano a un ritmo senza precedenti.
Nell’operazione Proctetive Edge, nel luglio del 2014, i tunnel avevano messo in difficoltà Tsahal, l’esercito israeliano. Le pattuglie di Hamas erano sbucate alle spalle dei militari che avanzavano dentro la Striscia. Corpi speciali e leader di Hamas erano sfuggiti alla morsa muovendosi per i chilometri di gallerie collegati a edifici e vie di fuga. Allora aviazione e specialisti israeliani avevano avuto vita difficile nel distruggere i tunnel. Ora, in tempo di pace, le gallerie collassano una dopo l’altra. Domenica scorsa i vertici di Hamas, e un team di ingegneri, si sono riuniti d’urgenza per capire che sta accadendo.
Protective Edge
I dati parlano chiaro: fra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 il numero di tunnel crollati è passato da un media di uno a 4-5 al mese. Solo a gennaio sono morte 18 persone fra combattenti e operai. A febbraio ci sono stati altri tre casi. Lo scorso giovedì un nuovo crollo, sotto la cittadina di Khan Younis ha diffuso il panico fra i militanti. Secondo il quotidiano «Times of Israel» gli uomini «non vogliono più entrare nei tunnel». Testimoni, poco prima del crollo, hanno visto «soldati israeliani che maneggiavano esplosivo liquido, poco distante». Fonti dentro Hamas parlano di «micro-terremoti indotti».
Nei 50 giorni di Protective Edge sono morti 2140 palestinesi, fra civili e combattenti, e 73 israeliani. A Gaza le forze israeliane hanno distrutto 32 gallerie, una piccola parte del totale. Da allora l’esercito ha speso, secondo la tv Channel 2 News, 250 milioni di dollari per perfezionare le tecniche anti-tunnel. Sono stati costruite finte gallerie per testare nuovi macchinari e far esercitare i soldati.
Ma tutto ciò presuppone il controllo del territorio. A Gaza invece i tunnel crollano a distanza. Il 28 febbraio sono rimasti feriti gravemente altri cinque membri di Hamas sotto il quartiere di Al-Zeitun, Gaza sudorientale. Un mese prima 14 combattenti della Brigata al-Qassam, «pronti a un’azione militare» secondo la stessa organizzazione, sono rimasti sepolti, 7 sono rimasti uccisi. Fra le vittime ci sarebbe anche il nipote di uno dei leader di Hamas Mahmoud al-Zahar.
Ismail Haniyeh, il leader supremo, ha nominato i sette combattenti «eroi» ai funerali nella Striscia. Ma il programma di costruzione dei tunnel, che coinvolge 1000 lavoratori in tre turni sulle 24 ore, sei giorni a settimana, rischia di essere bloccato. Le gallerie sono in cemento armato, a 30 metri di profondità e quindi non raggiungibili da normali bombe bunker-buster. Sono dotate di sistemi di ventilazione, sensori elettronici anti-intrusi, periscopi, pozzi secondari per la fuga nel caso venissero individuati.
I tunnel di Hezbollah
I tunnel militari sono molto più sofisticati e difficili da distruggere rispetto a quelli usati per il contrabbando, al confine con l’Egitto. L’esercito egiziano, dopo la presa del potere da parte del generale Al Sisi, ne ha distrutti 1600, inondandoli. La rete di Hamas assomiglia invece molto a quella di Hezbollah nel Sud del Libano, che fra il 12 luglio e il 14 agosto 2014 ha tenuto testa all’esercito israeliano. Nei tunnel di Hezbollah ci sarebbero decine di migliaia di missili.
(Fonte: La Stampa, 8 Marzo 2016)