Incapacità e mancanza di cooperazione: così è nato il Belgistan

 
Emanuel Baroz
23 marzo 2016
1 commento

Il paradiso dei jihadisti. Miopia e 007 incapaci: così nasce il Belgistan

Scarsa prevenzione, errori investigativi e poca comunicazione hanno trasformato Bruxelles nella culla del terrore. Da Molenbeek sono passati gli assassini di Massud, il cervello degli attentati di Madrid e Coulibaly, l’autore del massacro all’Hipercacher parigino

di Carlo Panella

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Perché la polizia e lo Stato belga hanno permesso che Bruxelles, e in particolare i quartieri di Molenbeek e Forest abbiano funzionato per anni come santuari inviolati dei jihadisti? La domanda non ha risposta, se non in una dose di superficialità, incoscienza e turbe da politically correct che infrangono ogni record. Ma forse, non poteva che essere così: Bruxelles è la capitale, il cervello politico dell’Europa e della Nato e ne rispecchia in pieno le caratteristiche confusionarie e burocratiche, a partire da una ignavia cronica mai vista.

Molenbeek è un grande quartiere di Bruxelles, anzi, una delle 11 città autonome che costituiscono la capitale, ognuna fiera della propria diversità, nessuna controllata da un governo municipale centrale, da un sindaco unico e quindi neanche da una forza di polizia unica. Follia figlia del federalismo belga, dell’attrito storico tra fiamminghi e valloni. Un voluto caos. Molenbeek è divisa quindi come ogni città: la zona residenziale, i quartieri del ceto medio e i sobborghi degli immigrati. Questi sono una zona franca del jihadismo islamico da decenni. Si pensi solo che Dahman Abd el-Sanar e Rachid Bouraoui hanno soggiornato a Molenbeek prima di uccidere in Afghanistan il leggendario comandante Massoud, due giorni prima degli attentati dell’11 settembre 2001 a New York. Per Molenbeek è passato anche Hassan el Hasld, membro di Al-Qaeda, cervello degli attentati della stazione di Atocha di Madrid (192 morti); naturalmente vi ha soggiornato anche Mehdi Nemmouche, autore della strage al museo ebraico di Bruxelles (4 morti), così come Abdelhamid Abaaoud, cervello degli attacchi del 13 novembre a Parigi. Abaaoud era il capo della cellula di Verviers, in cui le forze speciali anti-terrorismo hanno ucciso due sospetti jihadisti.

Naturalmente per Molenbeek è passato anche Amedy Coulibaly, che vi ha comprato le anni per il massacro al Hypercacher (il supermercato di Porte de Vincennes, a Parigi); sempre da Molenbeek è transitato Ayoub El Khazzani, l’autore della mancata strage sul treno Thalys Amsterdam-Parigi.

Infine, ma non per ultimo a Molenbeek si è nascosto comodamente per 4 mesi Abdeslam Salah, il jihadista superstite della ultima strage di Parigi. Proprio in questa troppo facile latitanza troviamo altre due spiegazioni della stratosferica inefficienza delle forze di sicurezza belghe. È infatti evidente che non hanno mai pensato, o non sono mai riuscite, a effettuare il lavoro di base per un servizio segreto che operi in una polveriera come quella: assoldare degli infiltrati, ricattare ladruncoli o spacciatori di droga (numerosissimi a Molenbeek), oppure pagarli profumatamente per ottenere informazioni e quindi un controllo capillare dei mille movimenti sotterranei della piovra jihadista del quartiere. Salah, non è un professionista, è un vile che non ha avuto il coraggio di azionare il detonatore. E’ un pesce piccolo, ininfluente (se fosse un leader, sarebbe stato posto in salvo dalla struttura dell’Isis, con certezza), eppure, con le sue sole forze è riuscito a beffare la polizia belga per più di 120 giorni in un quartiere teoricamente sotto assedio. E qui troviamo la seconda risposta alla inviolabilità di Molenbeek: una fitta rete di rapporti di clan e familiari che si è consolidata da decenni tra gli arabi di seconda generazione.

Molenbeek è da un ventennio una isola felice del jihadismo per colpe e responsabilità precise del governo belga. A noi risulta da fonte certa che i servizi segreti del Belgio si sono seccamente rifiutati di fornire notizie indispensabili ai servizi italiani: fin de recevoir si dice in francese. Ma non basta, il Belgio e la Francia si sono sempre rifiutati di organizzare una super procura europea che centralizzi le indagini sul jihadismo, nonostante che l’esperienza italiana dimostri che è uno strumento indispensabile, come si è visto con la super procura antimafia. Insomma, Molenbeek è il simbolo di follia belga superlativa, che regala al jihadismo campo libero e incontrastato d’azione.

(Fonte: Libero, 23 Marzo 2016)

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Commento

  • #1Parvus

    Credevano che facendo da covo ai terroristi, fossero immuni. Ma i serpenti non si possono addomesticare.

    26 Mar 2016, 20:13 Rispondi|Quota