“Perfino Hitler era sionista”. Ken il rosso inguaia il Labour
Il segretario Corbyn sospende dal partito l’ex sindaco di Londra
di Erica Orsini
Londra – Il Labour scivola sulla buccia di banana dell’antisemitismo. È ormai guerra interna nel maggior partito d’opposizione britannico dopo le sospensioni di due suoi membri accusati di dichiarazioni offensive nei confronti degli Israeliani.
Tutto è iniziato una settimana fa, con la sospensione di Naz Shah, una parlamentare che, prima di venir eletta, aveva espresso sul suo profilo Facebook dei commenti chiaramente antisionisti tra i quali il suggerimento poco simpatico di trasferire Israele negli Stati Uniti per risolvere la questione mediorientale.
Lo stesso destino è toccato un paio di giorni fa ad un membro ben più noto del Labour, l’ex sindaco della City Ken Livingstone il quale, nel prendere le difese della collega, aveva dichiarato che negli anni Trenta perfino Hitler aveva sostenuto il sionismo, parlando poi di «una ben orchestrata campagna della lobby israeliana che accusa di antisemitismo chiunque critichi la politica di Israele». E ieri, dopo che il partito aveva deciso di avviare un’inchiesta interna, Livingstone non ha fatto nemmeno un passo indietro rifiutando di scusarsi pubblicamente. «Mi rammarico per i problemi che i miei commenti hanno causato al Labour – ha detto in un’intervista alla Bbc – ma credo di aver detto semplicemente la verità». Seppur dispiaciuto che le sue parole abbiano potuto ferire il popolo ebraico Livingstone si è chiesto come questo sia potuto accadere dato che «le stesse dichiarazioni sono state fatte anche dal primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu». Nel difendere la Shah Livingstone aveva affermato che l’antisionismo non è razzismo. «Quando Hitler vinse le elezioni nel 1932 – ha affermato – la sua strategia politica era di trasferire gli ebrei in Israele. Prima di dar di matto e di ucciderne sei milioni aveva supportato il movimento sionista». Le sue affermazioni hanno fatto sobbalzare sulla sedia non pochi compagni di partito costringendo Corbyn a prendere posizione e a sospenderlo a causa del linguaggio usato. «Nel nostro partito non c’è posto né per l’antisemitismo né per ogni altra forma di razzismo» ha twittato ieri il leader laburista messo alle strette dalle intemperanze di Livingstone.
La polemica interna è scoppiata a meno di una settimana dalle elezioni amministrative locali in Inghilterra e rischia di compromettere non poco l’esito del voto. Anche per questo motivo l’ex primo cittadino di Londra è convinto che non si tratti di una coincidenza, ma di un complotto architettato ad arte da parte della componente blairiana per indebolire Corbyn di cui Livingstone è sempre stato un sostenitore. «L’aspetto piu allarmante di tutta questa vicenda – ha infatti denunciato ieri ai giornalisti – sono i parlamentari disonesti che sanno perfettamente che quello che ho detto è vero e che hanno montato un caso per influire negativamente sulle nostre possibilità di vincere alle amministrative mettendo quindi in difficoltà l’ala sinistra del partito». Le reazioni alle accuse di Livingstone non si sono fatte attendere. «Mi sento profondamente offeso dalle parole di Ken – ha replicato ieri Jonathan Ashworth, uno dei ministri del governo ombra laburista – credo veramente che abbia esagerato stavolta. Non sono un acido ex uomo di Blair e mi sento fiero di far parte dell’esecutivo di Jeremy». Qualcosa di vero però, nelle affermazioni di Livingstone c’è. Lo scivolone dell’antisemitismo si sta rivelando una manna per l’ala conservatrice laburista che non ha mai digerito la svolta radicale imposta da Corbyn.
(Fonte: Il Giornale.it, 1 Maggio 2016)