“Israele distrugge la Palestina”: Lezione “super partes” all’Università
Ci risiamo, parli di Medio Oriente e il punto di vista è sempre lo stesso. All’Ateneo di Torino ciclo di conferenze con relatori schieratissimi: tra loro anche promotori del boicottaggio contro Israele. La denuncia della Lega Nord: “Si ponga rimedio”
Torino – “Una serie di lezioni a senso unico, organizzato per sostenere una tesi e non per favorire il dibattito”. Se poi il tema è il Medio Oriente e il conflitto fra Israele e Palestina, la polemica s’infiamma. Ancora una volta a finire nel mirino è l’Università di Torino e in particolare il ciclo di conferenze sul “Medio Oriente dal trattato Sykes-Picot al jihadismo stragista”. A sollevare la questione è il capogruppo della Lega Nord in Sala Rossa Fabrizio Ricca, secondo il quale l’ateneo subalpino dimostra di essere “da tempo piegato su posizioni filo palestinesi” e per questo “crea un convegno ad arte in cui verrà data voce a un solo popolo, passando giorni a fare illazioni e velati attacchi contro una controparte israeliana cui non verrà nemmeno data la possibilità di interagire”. Il programma prevede il primo incontro mercoledì 4 maggio, le conclusioni il giorno 20. Tra i titoli delle conferenze spiccano “Il progetto israeliano di settler-colonialism e la distruzione dell’economia palestinese” coordinato dalla professoressa Diana Carminati, vedova Masera, tra i discepoli della scuola del barone rosso Guido Quazza, e soprattutto firmataria degli appelli per il boicottaggio di Israele; oppure “Le radici della questione palestinese e la sua continuità nelle vicende della regione” che ha tra i relatori Enrico Bartolomei, dottore di ricerca dell’Università di Macerata, attivista filo-palestinese, in prima linea nella Striscia di Gaza.
“C’è un forte pregiudizio ideologico in questo genere di iniziativa. Prendo atto che la posizione ufficiale dell’Università sul tema è questa”. A parlare è Daniela Santus, ebrea, associata di Geografia nello stesso dipartimento che ha organizzato gli incontri, quello di Lingue, ma accuratamente non invitata invitata nonostante “vent’anni di ricerche sul Medio Oriente”. “Dal prossimo anno accademico mi dedicherò alla geografia di Paperopoli, anzi da Paperopoli a Topolinia” annuncia con analogo tasso di serietà adottato dall’Università nell’affrontare questioni tanto complesse. Un ostracismo riservato da anni alla Santus, in quella grande città laica, fiera del suo stampo democratico e antifascista, che è Torino. La bacheca centrale dell’Università è stata decorata da proteste contro la “Santus sionista”, così come lo studio di Angelo Panebianco è stato imbrattato con la scritta “Free Palestine” dagli antagonisti. Persino alla presenza del preside stesso Santus venne minacciata di subire “contestazioni” durante le lezioni future se avesse osato continuare a parlare d’Israele. Le bacheche universitarie vennero ricoperte di manifesti, comparve una stella a sei punte uncinata, i “contestatori” costruirono un muro che tagliò in due l’atrio del palazzo universitario. “Alcuni colleghi – pochi per la verità – mi offrirono solidarietà, altri no. Gianni Vattimo si chiese addirittura come io – docente razzista – potessi insegnare e firmò l’appello per togliere la possibilità di parola agli israeliani presso l’Università di Torino”.
Un nervo scoperto, quello del rapporto tra l’accademia torinese e Israele, come dimostra la recente levata di scudi dei docenti contro la collaborazione scientifica con Technion, il secondo ateneo israeliano e tra i primi al mondo nella ricerca tecnologia. Oppure l’adesione all’Israeli Apartheid Week, la settimana internazionale dedicata ad “educare i cittadini circa la natura d’apartheid dello stato d’Israele contribuendo a rafforzare campagne per il Boicottaggio il Disinvestimento e le Sanzioni (Bds) contro Israele”. Per non dire di alcuni corsi smaccatamente filopalestinesi, dove i titolari pare siano di manica larga nei voti. Insomma, quella odierna non è una vicenda estemporanea. “Auspico che l’Università di Torino si adoperi per garantire un contraddittorio con tutte le reali parti in causa o che, qualora non riuscisse a sopperire a tale mancanza, blocchi immediatamente questo convegno che a me pare possa essere solo un mezzo per un’informazione mendace e distorta” prosegue il leghista Ricca.
“Parliamo di un convegno accademico sul Medio Oriente e non sulla Palestina, cui è dedicato un solo pomeriggio – afferma la professoressa Marzia Casolari, professorezza di storia che ha organizzato gli incontri -. Si tratta di una iniziativa accademica e non politica, per questo invito chicchessia a evitare strumentalizzazioni”. Resta la domanda iniziale: perché non ci sono relatori vicini alla causa israeliana? “Israele si sa difendere da solo -. Per quanto mi riguarda rivendico il rigore scientifico nell’organizzazione di queste giornate perché, almeno per ora, la ricerca accademica è libera, meglio si contraddistingue per essere libera”. Poi la promessa: “Questi appuntamenti sono rivolti alla cittadinanza e aperti a tutti. Chiunque voglia partecipare al dibattito si presenti: sarà il benvenuto di qualunque orientamento esso sia”.
Nell’immagine in alto: la locandina del ciclo di conferenze che si terrà all’Università di Torino dal 4 al 20 Maggio 2016, intitolata “Medio Oriente dal trattato Sykes-Picot al jihadismo stragista”
#1Emanuel Baroz
“Ancora una volta l’Università di Torino si fa carnefice di Israele”
di Riccardo Ghezzi
“Come sempre l’ Università di Torino non riesce ad essere obiettiva o quantomeno equa. Questo è l’ennesimo caso in cui l’Università di Torino, da tempo piegata su posizioni filopalestinesi, decide di creare ad arte un convegno in cui verrà data voce ad un solo popolo, passando giorni a fare illazioni e velati attacchi ad una controparte israeliana alla quale non verrà nemmeno data la possibilità di interagire. Scenari del genere negli scorsi mesi si sono già visti e rivisti, e l’università di Torino non è nuova a convegni politici pilotati che con la scusa dell’istruzione servono a dare una visione distorta della realtà. Si è arrivati nei mesi scorsi persino a discutere circa le collaborazioni con istituti tecnologici israeliani o addirittura a parlare di ‘apartheid israeliana’. Ciò che auspico è che l’Università di Torino si adoperi al fine di garantire un contraddittorio con tutte le reali parti in causa o che, qualora non riuscisse a sopperire a tale mancanza, blocchi immediatamente questo convegno che a me pare possa essere solo un mezzo per un’informazione mendace e distorta.”
http://www.linformale.eu/2962-2/
#2Emanuel Baroz
Convegno filo-Palestina all’università di Torino. È subito polemica
Le turbolenze del Medio Oriente spiegate in quattro giorni di incontri e dibattiti. L’Università degli Studi di Torino (per iniziativa del Dipartimento lingue e letterature straniere e culture moderne) ha organizzato il convegno Il Medio Oriente dal trattato di Sykes-Picot al jihadismo stragista che si terrà dal 4 al 20 maggio. Ma il ciclo di seminari ha già determinato un vespaio di polemiche e critiche. Per il capogruppo della Lega in Consiglio comunale, Fabrizio Ricca, il convegno sarebbe fazioso perché dà voce solo alle ragioni dei palestinesi. Protesta anche la docente di origine ebraica Daniela Santus: “Non bisognava concedere gli spazi”. A destare perplessità, spiega Repubblica, è in particolare l’intervento della storica Diana Carminati, dal titolo Il progetto israeliano di settler-colonialism e la distruzione dell’economia palestinese. Per il leghista Ricca gli studiosi chiamati a convegno passeranno giorni a fare illazioni e velati attacchi a una controparte israeliana alla quale non verrà nemmeno data la possibilità di interagire”. Ricca se la prende, in particolar modo, con la Carminati accusandola di essere “da tempo piegata su posizioni filopalestinesi”. Replica Marzia Casolari, la docente che ha organizzato il seminario: “L’iniziativa ha carattere scientifico, non è conciliabolo tra filopalestinesi ma un modo per capire cosa stia avvenendo in Medio Oriente”.
http://www.secoloditalia.it/2016/05/convegno-filo-palestina-alluniversita-torino-polemica/
#3Emanuel Baroz
“Israele colonizza la Palestina”. Bufera sull’università di Torino
Un convegno sul Medio Oriente fa scoppiare la polemica. La Lega accusa l’ateneo: “Danno voce solo al popolo palestinese”
di Sergio Rame
Quattro giornate per capire il conflitto nel Medio Oriente. All’Università degli Studi di Torino il Dipartimento lingue e letterature straniere e culture moderne ha organizzato un convegno che rischia di creare un incidente diplomatico senza precedenti.
Il seminario, intitolato Il Medio Oriente dal trattato di Sykes – Picot al jihadismo stragista (qui il programma), si terrà dal 4 al 20 maggio. Per il capogruppo del Carroccio in Consiglio comunale, Fabrizio Ricca è stato creato ad hoc per “dare voce solo al popolo palestinese”.
Si parte il 4 maggio con i saluti e la presentazione da parte di James Barr del volume A Line in the Sand: Britain, France and the Struggle that Shaped the Middle East. Quindi toccherà a Marzia Casolari, ricercatore e docente di Storia e Istituzioni dell’Asia all’Università di Torino, a tenere la lezione Califfato, califfati e movimenti panislamici tra ventesimo e ventunesimo secolo. Il 10 maggio, invece, Aurora Sottimano parlerà de La transizione araba bloccata: l’asse della resistenza e la controrivoluzione in Siria e in Egitto, mentre Diana Carminati, già docente di Storia dell’Europa contemporanea Università di Torino, toccherà Gli effetti ‘collaterali’ della ‘guerra globale permanente’ come progetto e laboratorio. Ivana Bevilacqua, giornalista free lance. parlerà invece di Jihad 2.0: linguaggio e strategie comunicative dello ‘Stato Islamico’. Il 16 maggio, poi, Michelguglielmo Torri, già Professore Ordinario di Storia e Istituzioni dell’Asia all’Università di Torino, terrà il convegno dal titolo Le radici della questione palestinese e la sua continuità nelle vicende della regione. Quindi toccherà a Diana Carminati, già docente di Storia dell’Europa contemporanea all’Università di Torino, con l’incontro Il progetto israeliano di settler-colonialism e la distruzione dell’economia palestinese.
Sono le lezioni del 16 maggio ad allarmare maggiormente i leghisti che siedono in Consiglio comunale. “All’Università di Torino – tuona Ricca – passeranno giorni a fare illazioni e velati attacchi a una controparte israeliana alla quale non verrà nemmeno data la possibilità di interagire”. Ricca se la prende, in particolar modo, con la Carminati accusandola di essere “da tempo piegata su posizioni filopalestinesi”. “Si rende carnefice di Israele”, attacca il capogruppo del Carroccio in Consiglio comunale chiedendo all’ateneo di adoperarsi per “garantire un contraddittorio con tutte le parti in causa o che, qualora non riuscisse a sopperire a tale mancanza, blocchi immediatamente questo convegno”.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/israele-colonizza-palestina-bufera-sulluniversit-torino-1253394.html
#4Giacomo Morpuirgo
Se e` vero che l’Universita` di Torino da’ spazio agli odiatori di Israele, vi prego di cancellare la mia appartenenza alla vostra Accademia delle scienze . Sono cero che sia Fubini che Verde ( che mi proposero) avrebbero fatto la stessa cosa
Giacomo Morpurgo (Univ. di Genova)
#5Giacomo Morpurgo
Non avrei mai pensato che dopo gli eccidi di Hitler e Stalin e le persecuzioni di Mussolini
si potesse ritornare -in paricolare tra gli intellettuali – o quelli che tali si proclamano- a una persecuzione degli ebrei quale quella che e` in corso. Mi piacerebbe vedere almeno un gruppetto di intellettuali che si dissocia. Purtroppo non sebra che sia cosi’
Giacomo Morpurgo
#6Parvus
Questo è compito del mossad: scoprire i finanziamenti arrivati da petrolandia all’università di Torino e al suo rettore.
#7Giacomo Morpurgo
Non avrei mai pensato di dovere assistere, dopo le persecuzioni di Hitler, Stalin e Mussolini,
ad un attacco agli ebrei da parte di alcuni componenti delle nostre Università, ed in particolare di quella di Torino che annovera od ha annoverato tra i suoi più insigni docenti, professori di religione ebraica.
Giacomo Morpurgo