Addio al palestinese della Prima Repubblica
di Mattia Feltri
Si è spento ieri a 75 anni, dopo una lunga malattia, Nemer Hammad. Le sue mirabolanti avventure ebbero un passaggio cruciale al Consiglio europeo di Venezia (1980) quando, per le insistenze di Giulio Andreotti e Bettino Craxi, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina fu accettata come unica rappresentante dei palestinesi. L’Olp aprì un’ambasciata in via Nomentana a Roma, non s’è mai capito se pagata dai servizi o dalla Farnesina, e da lì cominciò il trionfo di Hammad, culminato due anni più tardi nell’incredibile fuga di Yasser Arafat, leader di Olp, da Beirut assediata; si era all’indomani del massacro di Sabra e Shatila, e Hammad aveva contribuito ad ottenere il salvacondotto del suo capo, trasportato a Tunisi sotto protezione delle forze francesi e italiane. Poche settimane dopo Arafat fu ricevuto a Roma con tutti gli onori, e di più, visto che gli fu consentito di entrare in Parlamento con la pistola al fianco. Il 2 ottobre, Arafat è al Quirinale, da Pertini, e la legittimazione è completata – sempre per merito dei tre: Hammad, Andreotti e specialmente Craxi.
Questo strano e misterioso palestinese è ricordato in Italia soprattutto per il ruolo durante il sequestro dell’Achille Lauro, dove viene assassinato l’ebreo americano Leon Klinghoffer. E’ il momento della crisi fra Craxi e Reagan ma è grazie ad Hammad che il capo del commando, Abu Abbas, fugge a Belgrado e i dirottatori non finiscono in mani americane. Ed è lui – si dice, chissà se è vero – che nel periodo degli attentati alla sinagoga e a Fiumicino, garantisce gli accordi segreti fra Italia e palestinesi. Ma con le intese di Oslo, voilà, Hammad diventa entusiasta del dialogo e incontra Tullia Zevi. Nel frattempo i figli sono diventati romani, frequentatori della vita notturna. E lui, per fantastico ribaltamento, lotta contro la malattia in un ospedale di Tel Aviv.
(Fonte: La Stampa, 30 Settembre 2016)