L’odio per Israele è un antisemitismo mascherato
di Angelo Pezzana
Le statistiche ci dicono che l’antisemitismo è in crescita, le condanne sono pressoché unanimi, appelli al “mai più!”si sprecano, eppure non ci sono segnali che lascino sperare in una contro tendenza. Anzi. Una sentenza della Cassazione del 10 novembre scorso – come ha ricordato in una approfondita analisi Ugo Volli su informazione corretta– ha dichiarato prescritto il reato commesso da tale Roberto Chiaromonte, che aveva pubblicato una edizione dei “Protocolli dei Savi di Sion”, inserendo, furbamente,nella presentazione che il contenuto non era rivolto a tutti gli ebrei ma solo ai sionisti, il che, a giudizio della sentenza, rendeva difficile dimostrarne il contenuto antisemita.
Volli osservava giustamente che i Protocolli, un falso pubblicato dalla polizia zarista, non nominava mai il sionismo, ma gli ebrei. Eppure è stato sufficiente citare la parola ‘sionismo’ per cancellare l’accusa di antisemitismo. Una parola che continua a essere criminalizzata, in qualche raro caso per ignoranza, ma quasi sempre perché è la via più sicura da percorrere per attaccare gli ebrei con la sicurezza di farla franca di fronte a una denuncia. La causa è andata avanti dalla denuncia del 2008, dopo diverse udienze e ricorsi, fino alla sentenza della Cassazione. Se motivato da odio per Israele – ha commentato Volli- l’antisemitismo si può sdoganare. Come non desta indignazione che sul ‘Manifesto’ il corrispondente da Israele scriva “ Nir Barkat, sindaco israeliano di Gerusalemme”! se leggessimo “Sala, sindaco italiano di Milano” ci chiederemmo se chi l’ha scritto sa quel che scrive oppure no. Eppure, quello di Michele Giorgio, il corrispondente del quotidiano comunista da Israele, non è un errore, ma una scelta precisa. Gerusalemme non appartiene agli ebrei, non è la capitale dello Stato, Barkat, al massimo, può essere sindaco solo di qualche quartiere abitato da ebrei, in attesa che l’Unesco attribuisca all’islam l’intero territorio. È anche da episodi come questo che, distorcendo la realtà, si rende accettabile il capovolgimento della stessa. Sottovalutarne il pericolo è un segnale di resa. “Avvenire”, il quotidiano dei vescovi non è da meno. Susan Dabbous scrive il 17.11 “ Ieri, nel corso di alcuni scontri a Nablus, è stata uccisa una donna palestinese. Aveva 39 anni, la sua identità non è stata comunicata. È stata colpita nella città vecchia, teatro di violenze negli ultimi mesi tra forze di sicurezza e bande armate”. È un classico esempio di menzogna omissiva e doppio standard: non è stato ricordato il motivo per cui la donna è stata uccisa, non si fa cenno al terrorismo palestinese ma soltanto a generiche “bande armate”, il lettore ne dedurrà che la donna sia stata una vittima di Israele e non una terrorista armata. Sono soltanto alcuni esempi fra migliaia che ammorbano i nostri media.
Per favore, non chiediamoci più perché l’antisemitismo è in crescita. Viviamo in un paese incapace di darsi una legge efficace, chiara, applicabile, che condanni non solo il negazionismo della Shoah, ma anche chi diffonde antisemitismo. L’antisionismo è l’arma aggiornata che garantisce l’immunità a chi diffonde odio contro gli ebrei.
(Fonte: Shalom, Dicembre 2016, pag. 24)
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