Calcio: «giallorosso ebreo»per il gip è tifo, non razzismo
Prosciolti due ultrà biancocelesti che avevano intonato il coro durante Lazio-Catania del 30 marzo 2013. Per il giudice le due parole incriminate hanno solo «la finalità di deridere la squadra avversaria». La procura aveva chiesto il rinvio a giudizio.
di Giulio De Santis
Roma, 2 Febbraio 2017 – «L’espressione “giallorosso ebreo” ha la finalità di deridere la squadra avversaria ed è ricollegabile allo storico antagonismo» tra le due formazioni della Capitale. Con questa motivazione Alessandro Pasquazzi e Fabrizio Pomponi – due tifosi laziali sorpresi in Curva nord mentre intonavano un coro con dentro le due parole incriminate – sono stati prosciolti con la formula «perché il fatto non sussiste» dal gip di Roma Ezio Damizia: erano accusati di diffondere odio razziale.
Il terrorista dei Nar
A inchiodare i due ragazzi – difesi dagli avvocati Massimiliano Capuzi ed Emiliano Ferrazza – erano state le immagini registrate dalle telecamere a circuito chiuso durante la partita Lazio-Catania del 30 marzo del 2013. In particolare le riprese mostravano, tra le 15.38 e le 15.39, i due giovani incitare il resto dei componenti della Curva nord a cantare «Giallorosso ebreo, Roma va a caga’». Una volta osservate le immagini, la Digos aveva identificato e denunciato i tifosi. Nella perquisizione a casa di Pomponi erano saltati fuori un manganello retrattile, un manifesto del terrorista dei Nar Alessandro Alibrandi e una maglietta raffigurante il Duce. Nulla nell’abitazione dell’altro tifoso. Per entrambi, al termine delle indagini, la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio.
«Solo derisione sportiva»
Ma il gip non ha accolto la tesi dell’accusa. Innanzitutto perché le espressioni incriminate «rimangono confinabili nell’ambito di una rivalità di tipo sportivo»: il coro, si legge nella sentenza, «si compone di un’espressione che aldilà della scurrilità esprime mera derisione sportiva». E poi secondo il giudice occorre tenere conto di una differenza: «Sebbene l’accostamento giallorosso con ebreo possa aver assunto nelle intenzioni del pronunciante valenza denigratoria, ricollegabile latamente a concetti di razza, etnia o di religione, le modalità di esternazione non costituiscono alcun concreto pericolo di diffusione di un’idea di odio razziale e di superiorità tecnica». Anche perché quel giorno non c’erano romanisti sugli spalti da provocare.
Rischi futuri
La sentenza è stata pronunciata lo scorso 15 dicembre, mentre le motivazioni sono state pubblicate in questi giorni. In vista del duplice incontro della semifinale di Coppa Italia, è prevedibile che il verdetto abbia delle ripercussioni sui cori delle partite. Le ragioni esposte dal gip potrebbero indirettamente sdoganare il ricorso ad altre espressioni irriguardose, in quanto i tifosi di Roma e Lazio le potrebbero ritenere scriminate grazie alla formula «storico antagonismo tra le squadre della Capitale».
Nella foto in alto: la curva Nord dello Stadio Olimpico di Roma durante Lazio-Catania del 30 Marzo 2013