A proposito di insediamenti ebraici nei territori contesi: forse non tutti sanno che…

 
Emanuel Baroz
5 febbraio 2017
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Stavamo scherzando: nuovi insediamenti ebraici non si costruiscono da 25 anni!

Così il Guardian pochi giorni fa…

Si apprende dalla stampa una verità che sconvolgerà chi per anni ha accusato il governo di Gerusalemme (tutti i governi: a prescindere dal colore politico…) di costituire un ostacolo alla pace a causa dell’espansione degli insediamenti nei territori contesi di Giudea e Samaria (West Bank, per usare la definizione sorta all’indomani dell’occupazione militare giordana del 1948). Come forma di ristoro per la demolizione degli insediamenti illegali di Amona – illegali perché stabiliti su terreno di proprietà privata palestinese e non demaniale – il governo Netanyahu ha proposto la costruzione di residenze in un nuovo insediamento: il primo, dopo 25 anni.

Proprio così: è dagli anni Novanta che non era edificato un insediamento in quella che una volta era chiamata “Cisgiordania”; ed è da otto anni che l’attività edilizia negli insediamenti esistenti è scesa ai minimi termini: una veranda qua, una sopraelevazione là. Stando a quanto si è letto sulla stampa internazionale durante tutta la presidenza Obama, si è avuto spesso la sensazione che al contrario l’attività edilizia nei territori contesi fosse stata frenetica, incessante, persino notturna.

Capita invece che sui territori dell’area C, in Samaria, sorgano nottetempo costruzioni di fortuna, recanti addirittura il vessillo dell’Unione Europea, e tempestivamente occupate da residenti palestinesi – perlomeno la bandiera c’è; non è dato sapere se questa baracche siano abitate. Questo al fine di creare un precedente sul territorio, in spregio al diritto e alle convenzioni internazionali: come tutti sanno, in ossequio agli Accordi solennemente sottoscritti ad Oslo, i controlli di sicurezza e l’attività amministrativa (inclusa la concessione di licenze) dell’area C del West Bank, è riservata ad Israele: lo ha messo nero su bianco lo stesso Arafat, davanti allo sguardo benevolo di tutto il mondo.

Dedicatosi alla pensione il prode Obama, la musica è cambiata: New York Times e Reuters si affanno nel precisare che no, nuovi insediamenti ebraici non se ne costruiscono da un quarto di secolo, ha ragione Netanyahu. E sì che di giornalisti da quelle parti ne sono passati a centinaia: possibile che non se ne siano mai accorti che le testate per cui lavoravano raccontavano favole agli sprovveduti?

Israele dunque non ha costituito alcun ostacolo alla pace per tutto l’ultimo quarto di secolo: e allora con chi ce la prendiamo?

Il Borghesino

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