Gerusalemme ovest capitale di Israele? No grazie, Russia
di Roberto Giovannini
Gerusalemme ovest sia capitale di Israele, la parte est vada alla Palestina. Così ha parlato la Grande Madre Russia. In questa presa di posizione, molti analisti hanno visto un avvicinamento tra Netanyahu e Putin, dopo l’incontro dello scorso marzo e una telefonata avvenuta proprio ieri. Di più: è stato ipotizzato addirittura che Israele stia per costituire un asse con la Russia, scavalcando gli Usa di Trump.
Niente di più falso: il riconoscimento di Gerusalemme ovest come capitale di Israele non è affatto un “favore” a Netanyahu, anzi. Israele ritiene che la sua capitale sia Gerusalemme unita e indivisibile, stessa opinione degli Usa da almeno 30 anni.
Gli Stati Uniti, pur avendo ancora mantenuto l’ambasciata a Tel Aviv, riconoscono infatti Gerusalemme come capitale di Israele.
La Russia, affermando di voler assegnare Gerusalemme est allo stato di Palestina, non fa altro che sottrarre ad Israele luoghi sacri anche per la cultura ebraica come il Kotel (Muro del Pianto) e il Monte del Tempio. Di peggio, ci sarebbe solo il mancato riconoscimento dell’esistenza stessa di Israele.
Il riconoscimento di Gerusalemme Ovest come capitale di Israele da parte dei russi va anche letto come un tentativo di inserire questioni esterne ad una situazione allo sbando, che sia una concessione o un ammonimento.
Di fatto, la presa di posizione russa su Gerusalemme coincide con le tante farneticanti risoluzioni ONU che considerano la Città Vecchia, il Kotel e tutta la parte orientale della città “territorio palestinese occupato”. A fronte dell’inesistenza di un “territorio palestinese” nel 1966 – o in qualunque era precedente – e a fronte del fatto che quella linea armistiziale (“confini del 1967”) fu siglata tra Israele e Giordania e non rappresenta, in base al diritto internazionale, alcun confine.
Quello che cambia è il percorso politico: nel caso delle risoluzioni ONU (non solo quella dell’UNESCO) si può parlare tranquillamente di negazionismo, nel caso del riconoscimento russo di Gerusalemme Ovest di un passo avanti (meglio una parte, che niente). Le reazioni alla notizia, sulla stampa israeliana, sono sembrate abbastanza tiepide. Ma il tempismo è stato pessimo, comunque la si pensi. Lo status della capitale di Israele con lo sfacelo in Siria non c’entra niente. Una dichiarazione del genere si presta molto facilmente ad essere letta, specialmente in quella parte del mondo islamico (e palestinese) contrario all’esistenza di Israele, come una provocazione inaccettabile. Un tentativo di utilizzare un argomento ultra sensibile per i propri scopi personali. Gettare benzina sul fuoco in un momento del genere potrebbe essere l’ennesima decisione sciagurata di una situazione già di per sé complicatissima.