Accordo tra Fatah e Hamas: purtroppo il pessimismo è giustificato

 
Emanuel Baroz
8 ottobre 2017
1 commento

L’accordo tra al Fatah e Hamas legittima il peggiore oltranzismo armato palestinese

Illusorio pensare che sia un passo verso la pace. Non c’è infatti l’impegno a riconoscere lo Stato ebraico. E le Brigate Ezzedin non confluiranno sotto il comando politico militare del nuovo governo palestinese.

di Carlo Panella

Si illude chi pensa e scrive che l’accordo tra Hamas e al Fatah segni un passo verso la pace tra Israele e Palestina. Al contrario, questa tardiva pacificazione ha tutti gli aspetti di un pessimo accordo che cronicizza all’infinito la storica ambiguità delle leadership palestinesi, da Arafat a oggi.

Pessimismo ben fondato
Le ragioni del disincanto e del solido pessimismo sono semplici e drammatiche: innanzitutto, Hamas non si è minimamente impegnata a riconoscere (come ha invece fatto [forse…]al Fatah dal 1993) il diritto all’esistenza dello Stato ebraico. Di conseguenza, per bocca del suo leader Ismail Hanyeh, ha seccamente rigettato qualsiasi prospettiva di fare confluire le sue Brigate Ezzedin al Qassam sotto il comando politico militare del nuovo governo palestinese.

Forza di 25 mila armati
Questo significa che una poderosa forza militare di 25 mila armati, dotati di un poderoso arsenale non solo di razzi, ma anche di modernissimi missili forniti dall’Iran, sfuggirà radicalmente a qualsiasi controllo della Anp e del governo di Palestina e potrà continuare indisturbata – come ha fatto dal 2006 in poi – a determinare la tensione con Israele attraverso il lancio di razzi e operazioni come il rapimento del caporale Gilad Shalit su suolo israeliano.

Dunque, abbiamo di fronte solo la forma di un governo palestinese responsabile affidato a una coalizione apparentemente capeggiata da Abu Mazen, ma la sostanza di un governo che dà piena copertura politica al peggiore oltranzismo armato palestinese.

Assurda enfasi dei media
Un quadro sconfortante, incredibilmente salutato con enfasi dai media in preda alle ubbie del politically correct, che spiega la reazione assolutamente negativa di Israele. Bibi Netanyahu ha immediatamente posto due condizioni per ribaltare la valutazione assolutamente negativa dell’accordo Fatah-Hamas: riconoscimento dello Stato ebraico e scioglimento dentro le Forze di sicurezza palestinesi delle Brigate di Hamas.

È stata soltanto una mossa obbligata per una Hamas strozzata economicamente da Abu Mazen e dall’Egitto di al Sisi

Naturalmente, nonostante la pur forte mediazione egiziana, queste condizioni non verranno soddisfatte e l’accordo apparirà quello che è: una mossa obbligata per una Hamas strozzata economicamente da Abu Mazen (che ha cessato la fornitura di gasolio per le centrali elettriche di Gaza, costrette a erogare elettricità per sole 4 ore al giorno) e dall’Egitto di al Sisi che ha chiuso l’80% dei tunnel frontalieri che garantivano l’economia sommersa della Striscia.

Neanche un minimo passo
Allo stremo e alle soglie di una rivolta popolare, la leadership di Hamas ha deciso di buttare a mare la propria rappresentanza governativa. Ma nulla di più. Continua a essere decisa a non effettuare neanche un microscopico passo verso una seria trattativa con il “nemico sionista”.

(Fonte: Lettera43, 5 Ottobre 2017)

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