Tuvia Grossman, i mass media e il pregiudizio antisraeliano: una storia da sapere
Ci sono fotografie che passano alla storia, altre che purtroppo non hanno lo stesso destino, nonostante lo meriterebbero. E’ il caso della foto di Tuvia Grossman.
Nel Settembre del 2000, nel periodo di Rosh ha Shanà, il capodanno ebraico, Tuvia Grossman, uno studente ebreo americano, prese un taxi con due suoi amici a Gerusalemme. L’autista decise di prendere una scorciatoia attraverso il quartiere arabo di Wadi Al-Joz e improvvisamente vennero aggrediti da un gruppo di 40 arabi che circondarono l’auto, ruppero i vetri del taxi e trascinarono fuori il ragazzo. Lo picchiarono ripetutamente, lo presero a calci, lo pugnalarono ad una gamba e infierirono sulla sua testa con delle pietre.
Un fotografo scattò una foto di Grossman, grondante di sangue, accanto a un poliziotto israeliano intervenuto in loro soccorso, evidentemente alterato a causa della scena che si presentò ai suoi occhi. L’Associated Press, l’agenzia per la quale il fotografo lavorava, pubblicò’ la foto con la didascalia “Un poliziotto israeliano e un palestinese sul Monte del Tempio”.
Questa foto e la descrizione falsa della storia che l’immagine voleva narrare, fu utilizzata dai giornali di tutto il mondo per rappresentare Israele come l’aggressore ed i palestinesi come vittime. Molte testate internazionali la pubblicarono, fra queste il Wall Street Journal e il New York Times, a cui il padre di Tuvia scrisse una lettera:
“Per quanto riguarda la foto a pagina A5 (30 settembre) del soldato israeliano e del palestinese sul Monte del Tempio – vi informo che il palestinese è in realtà mio figlio, Tuvia Grossman, uno studente ebreo di Chicago. Lui, e due suoi amici, sono stati tirati fuori dal loro taxi a Gerusalemme, da una folla di arabi palestinesi e sono stati seriamente picchiati e feriti.
Quella foto non può essere stata scattata sul Monte del Tempio perché non ci sono stazioni di servizio e certamente nessuna con la scritta in ebraico, come quella che si vede chiaramente dietro il soldato israeliano che cercava di proteggere mio figlio dalla folla.”
Aaron Grossman, M.D
Quando l’AP fu avvertita dei suoi errori, apportò una serie di correzioni ma ormai il danno era stato fatto: molte emittenti che avevano usato la foto non pubblicarono i successivi aggiornamenti, altre lo fecero ma la verità non ricevette un rilievo lontanamente paragonabile alla storia iniziale.