“Quella bambina non l’ha uccisa Israele”. Hamas smentisce i media asserviti
Il caso diventato virale sui nostri giornali e tv
di Giulio Meotti
“Layla al Ghandour è il volto del massacro di Gaza”, aveva titolato al Jazeera, infiammando la rabbia del mondo arabo-islamico. La foto della bambina palestinese di otto mesi morta il 14 maggio al confine con Israele ha fatto subito il giro di tutti i media occidentali, Corriere della Sera compreso che l’aveva messa in prima pagina. Nessuno aveva resistito: “Strage a Gaza, anche una neonata”, un’agenzia di stampa. “Una bambina muore nella nube di Gaza”, scandiva il Los Angeles Times. “Una bambina di Gaza muore, è nato un simbolo” riferiva il New York Times nel servizio di Declan Walsh. “Orrore: bambina uccisa nella repressione israeliana” proseguiva l’Huffington Post. “Il volto angelico di una bambina di otto mesi uccisa dal gas a Gaza”, ammoniva il Mirror. Ansamed: “59 morti, fra cui una bambina di otto mesi uccisa dal gas”. “Una madre stringe la figlia di otto mesi uccisa dai soldati israeliani”, il titolo del Daily Mail. “Il bilancio delle proteste di Gaza sale a 61, bambina muore per lacrimogeni”, riportava il Washington Post. Dalla Rai alle tv europee, nei desk room era tutto un dire: “Hanno ucciso pure una bambina”. E Abu Mazen, il presidente “moderato” dell’Autorità palestinese, si è fatto fotografare in ospedale mentre sfoglia la stampa araba con una vignetta in prima pagina, dove un soldato israeliano asfissia una bambina palestinese. I paragoni non potevano mancare con Aylan Kurdi, il bambino morto annegato su una spiaggia turca, e Omran Daqneesh, ricoperto di sangue e polvere ad Aleppo. Anche il funerale orchestrato da Hamas per Layla a Gaza ha fatto il giro del mondo. Sulla Rai, Massimo Gramellini ha paragonato la foto di Layla a “un quadro di Caravaggio”.
Soltanto che ieri il ministero della Salute sotto la guida di Hamas a Gaza ha dichiarato di aver rimosso il nome della bambina dalla lista delle persone rimaste uccise negli scontri con le truppe israeliane. E’ lo stesso ministero che, una settimana prima, aveva detto che Layla era “morta per inalazione di gas lacrimogeni”. Il portavoce del ministero, il dottor Ashraf al Qidra, ha detto che un’indagine è stata effettuata e che “Layla al Ghandour non è elencata tra i martiri.”
Eppure, i media avrebbero potuto essere fin dall’inizio più cauti, visto che un medico di Gaza aveva dichiarato il giorno dopo all’Associated Press che la bambina aveva una malattia preesistente e di non credere che la sua morte fosse stata causata dai gas israeliani. Ma i giornali erano eccitati dal sangue e dai morti, non un dubbio su quei genitori palestinesi che portavano i bambini (in questo caso con una malattia cardiaca) a uno scontro in cui sanno che ci saranno i gas lacrimogeni e il fumo di pneumatici bruciati. Nessuno voleva dubitare della verità stabilita da “fonti mediche palestinesi”, quando si sa quanta libertà e trasparenza ci siano in quella regione. Ma Layla non era più una bambina, un essere umano, ma un simbolo politico, una causa. L’avvocato americano Alan Dershowitz ha scritto sul Jerusalem Post: “Hamas trae vantaggio da ogni morte che Israele causa accidentalmente. Per questo Hamas esorta donne e bambini a farsi martiri. Parlare di ‘strategia del bambino morto’ può sembrare crudele: infatti è una strategia crudele. Si deve accusare chi la utilizza cinicamente. E si devono accusare i mass-media che fanno il gioco di coloro che la utilizzano, quando si limitano a riportare il conteggio dei corpi e non la deliberata tattica di Hamas che porta a quel risultato“.
Israele è stato trasformato in un “babykiller”, da quegli stessi media che hanno glissato sui bambini israeliani di Sderot, di Sbarro, di Maalot, i Fogel, gli Hatuel, le vittime del terrore palestinese. Per loro non c’è Caravaggio. Il prossimo World Press Photo è già pronto per Haitham Imad, il fotografo che ha immortalato Layla fra le braccia della madre. “C’è una guerra e noi non siamo neppure sul campo di battaglia”, ha detto tre giorni fa Michel Oren, vice ministro israeliano per la Diplomazia, a proposito dei media. Il giornalismo ha svolto un ruolo centrale nell’attacco di quel lunedì al legittimo diritto di Israele di difendere i propri confini e cittadini. I media faranno ammenda ora che nuove informazioni sono venute alla luce? Ci vuole coraggio per ammettere di aver sbagliato.
(Fonte: Il Foglio, 26 Maggio 2018)
#1Emanuel Baroz
HAMAS AMMETTE: ABBIAMO USATO PER LA NOSTRA PROPAGANDA UNA BAMBINA MORTA DI CAUSE NATURALI
I fatti, confermati da Hamas e riportati da The Guardian, sono questi: un padre palestinese ha portato il cadavere della figlia all’ospedale di Gaza dicendo che era stata uccisa da un lacrimogeno israeliano, quando invece la piccola era morta per cause naturali.
L’uomo voleva incassare il c.d. “premio di morte”, pari a 3.000$, garantito da Hamas alle famiglie di chiunque fosse morto nel corso degli scontri dei giorni scorsi.
Speriamo che i giornali italiani, che hanno dato grande risalto alla solita trovata di Pallywood, abbiano la decenza di pubblicare qualche riga di errata corrige.
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/1672877776121910/?type=3&theater
#2Emanuel Baroz
E adesso mi aspetto le scuse
di Deborah Fait
Chi mi legge ricorderà gli articoli in cui mi indignavo per gli interventi di alcuni maghi della disinformazione e di servizi strappalacrime con il solo scopo di scatenare ondate di odio contro Israele e il suo esercito di mostri che “fanno il tiro a segno sui bambini palestinesi”. Tra i più patetici, Corrado Formigli e Massimo Gramellini per le televisioni e tutti quelli che lo hanno scritto sui giornali. E’ accaduto che il Ministero della sanità di Gaza, cioè di Hamas, ha rimosso dalla lista dei “martiri” la piccola Layla, la bambina di otto mesi i cui genitori in lacrime giuravano fosse morta a causa dei gas lacrimogeni israeliani. Perchè lo avrà fatto, come mai un ministero mafioso ha voluto rinunciare a un martire? Per amore verso Israele? No di certo! Improvviso amore per la verità? Assolutamente no!
Semplicemente la messa in scena era troppo evidente e Hamas, prima di sganciare i 3000 $ (tanto vale uno che muore da “martire”), ha voluto vederci chiaro. La verità è venuta ufficialmente alla luce e gli ignobili genitori di Layla si sono fregati con le loro stesse mani, hanno tentato il colpaccio vendendo il cadavere della loro figlia, hanno chiesto i soldi del “martirio” ma hanno fatto i conti senza l’oste.
L’oste/Hamas ha controllato perchè ormai sta raschiando il fondo del barile dei soldi. Ha mandato allo sbaraglio contro un esercito che aveva l’obbligo di difendere i propri confini, migliaia di forsennati inferociti, per poter trattare un prezzo e, quello che con cinica ferocia aveva tramato, è accaduto.
L’Egitto ha richiamato all’ordine Haniyeh promettendogli finanziamenti, attraverso il Qatar, in cambio di una tregua di una decina d’anni, la famosa hudna. Vite umane per soldi, dunque, i soliti palestinisti tanto amati dall’Europa! La notizia…sussurrata… che la bambina avesse una malformazione al cuore era subito trapelata ma il sussurro è stato ignorato dai media nostrani forse un po’ sordi e felici come non mai di poter demonizzare per l’ennesima volta Israele e il suo Esercito.
Quando accadono queste cose hai voglia a dire che si tratta di Pallywood, di imbrogli, di fake news, perchè gli aficionados della lacrima facile, della retorica antiisraeliana si lanciano in men che non si dica in orge di insulti, parolacce, free Palestine, morte agli ebrei, fuck Israel e chi più ne ha più ne metta. Formigli ha raccontato della morte della “povera Layla che aveva respirato i gas di Zahal”, mentre era fissa, sullo schermo, alle sue spalle, una gigantografia della supposta madre velata di rosso sangue china in lacrime sulla sua bambina morta. Altre foto mostrano la stessa immagine ma con il velo nero, evidentemente a Formigli i colori forti stile caravaggesco sembravano più d’impatto emotivo.
L’osceno episodio della vendita di una neonata morta si è concluso ma non illudiamoci, ricordiamoci le centinaia di fake diffuse negli anni cui ancora tanti imbecilli credono, finti morti come a Jenin, finti funerali col cadavere che, pensando di non essere rispreso, si sgranchisce le gambe scendendo dalla barella, finte accuse di genocidio con arabi palestinesi aumentati 10 volte dal 48 ad oggi.
L’industria Pallywood dei palestinisti sforna regolarmente immagini e filmati fake, finti soldati israeliani che pestano i poveri palestinisti (ricordo che a Ramallah come a Gaza esistono fabbriche che tagliano e cuciono false divise di Zahal da usare nei filmati con attori arabi travestiti da soldati israeliani).
La loro fantasia, come il loro cinismo, non ha limiti, finti giornalisti feriti, con tanto di giubbotto PRESS, che poi risultano essere affiliati di Hamas, finti feriti trasportati su barelle portate da finti medici e infermieri, bambini trascinati in mezzo al fumo e alle bombe per trasformarli in finte vittime della ferocia israeliana mentre gli orchi disgustosi e indegni sono gli stessi parenti dei ragazzini o dei neonati.
A questo punto mi rivolgo a quegli ebrei tanto “giusti e illuminati” da aver firmato un documento contro Israele perchè “tacciano le armi” e Israele si lasci invadere senza reagire. Chiedo loro di firmarne un altro di scuse, di molte umili scuse per aver sputato veleno contro un paese che si difende da chi lo vuole eliminare, per il solito “se anche gli ebrei sono contro Israele….allora….”, per non aver mai avuto il coraggio e il desiderio umano di farlo quando saltavano gli autobus a decine, quando migliaia di israeliani morivano bruciati vivi , fatti a pezzi o sgozzati, quando da Gaza partivano ogni giorno centinaia di missili contro Sderot.
Questi ebrei che io disprezzo con tutto il cuore non hanno mai firmato appelli di condanna per il terrorismo e di solidarietà per Israele. Non è mai accaduto e siccome so che loro non se ne vergognano, lo faccio io per loro.
Non fanno parte del mio popolo, li considero nemici pericolosi. Chiedo anche formalmente le scuse di Corrado Formigli, di Massimo Gramellini e di tutti quei giornalisti che si sono buttati a pesce su un macabro imbroglio. Diano alla smentita lo stesso tempo usato per il fake!
Lo faranno? Io dico di no ma si accettano scommesse virtuali.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=70754