M.O.: HAMAS, NON RILASCEREMO SHALIT, PRESTO CATTUREREMO ALTRI SIONISTI
(ASCA-Afp) – Damasco, 28 giu – Il gruppo islamico Hamas si rifiuta di rilasciare il soldato israeliano Gilad Shalit – catturato ormai quattro anni fa – minacciando anzi di rapire altri membri delle forze dell’ordine di Gerusalemme. Lo dichiara da Damasco, dove si trova in esilio, il leader di Hamas Khaled Meshaal: ”Shalit non sara’ solo. Continueremo a catturare soldati e ufficiali israeliani fino a quando non libereranno i nostri prigionieri”.
Parole molto dure che vanno a rispondere alle migliaia di israeliani che hanno avviato una marcia di 12 giorni in solidarieta’ con Shalit, nel tentativo di fare pressioni sul premier Benjamin Netanyahu perche’ trovi un accordo con Hamas per lo scambio di prigionieri.
”Israele capisce solo la lingua della forza. I nostri fratelli saranno capaci di catturare altri soldati sionisti”, ha concluso Meshaal.
#1Alberto Pi
MO: SHALIT, MIGLIAIA MARCIANO AL FIANCO DEI GENITORI IL PADRE: ‘TORNEREMO A CASA SOLO CON GHILAD’
(ANSA) – GERUSALEMME, 27 GIU – Noam e Aviva, i genitori del soldato Ghilad Shalit da quattro anni prigioniero di Hamas a Gaza, hanno chiuso stamane la loro casa a Mitzpe Hila, in Alta Galilea, per cominciare una marcia di 12 giorni che si concluderà a Gerusalemme davanti alla residenza del premier Benyamin Netanyahu. L’obiettivo: premere sul governo perché arrivi a un accordo con Hamas che restituisca il figlio alla famiglia. Una marcia alla quale ha partecipato una folla che la polizia ha stimato in diecimila persone. Una massa di gente di ogni età e condizione sociale, da semplici cittadini, tra i quali anche esponenti della piccola comunità drusa, a impiegati, docenti e deputati, che ha marciato compostamente ai margini della strada, sventolando bandiere israeliane e portando grandi cartelli con scritte invocanti il ritorno di Shalit. “Chiedo a tutti gli israeliani, a chi pensa che quattro anni siano troppi, di associarsi alla nostra marcia e di usare le sue gambe per esternare il suo sostegno e la sua protesta” ha detto Noam alla folla. Oggi, ha continuato, “cominciamo un lungo viaggio la cui fine ignoriamo”. In ogni caso, ha detto, “non torneremo a casa senza nostro figlio”. La marcia procederà a tappe, ogni volta sostando per la notte in una località diversa, fino alla destinazione finale. Il premier ha detto che riceverà i genitori del soldato ma al tempo stesso ha segnalato che il governo non cederà alla pressione pubblica che, a suo giudizio, ha il solo effetto di irrigidire Hamas sulle condizioni per il rilascio. Israele, a quanto risulta in via ufficiosa, è disposto a liberare un migliaio di detenuti palestinesi, tra i quali anche persone che hanno ucciso israeliani. Ma si rifiuta di rilasciare palestinesi condannati per attentati particolarmente sanguinosi, come quello a una discoteca di Tel Aviv, nel 2001, in cui furono uccisi 21 adolescenti. Israele, secondo alcuni media locali, esige che un centinaio dei palestinesi responsabili di gravi attentati che saranno liberati siano esiliati a Gaza o all’ estero. Una posizione che deriva dal timore, non ingiustificato, che una parte dei detenuti liberati possano ricostruire strutture terroristiche in Cisgiordania che i servizi israeliani hanno molto faticato a demolire. Secondo le statistiche israeliane una metà circa di palestinesi liberati in passato a condizione di rinunciare al terrorismo non hanno poi rispettato questo impegno.