25 GIUGNO 2008: DA DUE ANNI GILAD SHALIT È IN MANO AI CARNEFICI
Appello per la liberazione di Ghilad Shalit a due anni dal suo rapimento
Il 25 giugno del 2006 il soldato oggi ventiduenne di Tzahal, Ghilad Shalit, veniva rapito in territorio sovrano israeliano, al confine con la Striscia di Gaza, da terroristi di Hamas. Sono due anni che questo ragazzo è stato privato della sua libertà mentre compiva il suo dovere di servire lo Stato. Da allora non sono pervenute notizie accreditate circa il suo stato di salute e nemmeno la Croce Rossa Internazionale è mai stata autorizzata a visitarlo, così come nel caso di Eldad Reghev e Ehud Goldwasser, i due soldati rapiti sul fronte settentrionale da Hezbollah, 17 giorni dopo Ghilad Shalit.
In questi giorni, il governo israeliano e quello egiziano – che funge da mediatore nelle trattative con Hamas – stanno intensificando i contatti per includere la liberazione di Shalit negli accordi di tregua. Tregua che è stata oggi violata con il lancio di 4 razzi Qassam sulle città israeliane del Neghev occidentale. Tra le richieste di Hamas, quella di rilasciare 450 detenuti palestinesi, molti dei quali con sangue sulle mani, oltre a rappresentare una contropartita sproporzionata per garantire la libertà di un soldato e cittadino israeliano, è un prezzo estremamente alto per la sicurezza stessa dello Stato d’Israele.
In un’ultima lettera presumibilmente di pugno di Ghilad Shalit, recapitata alla sua famiglia il 9 giugno scorso, il soldato esprimeva tutta la sofferenza e le difficoltà di salute, oltre che psicologiche, in cui si trova. Il momento è critico e auspichiamo che le trattative non vengano interrotte e che la mediazione egiziana possa portare ad esiti soddisfacenti. Ci rivolgiamo quindi al governo e alla società italiani affinché, in questa delicata situazione in cui le trattative su entrambi i fronti sembrano essere più che mai aperte, si mobilitino per rompere l’isolamento in cui si trovano Ghilad Shalit, nelle mani di Hamas, e Golwasser e Reghev, nelle mani di Hezbollah, a ormai due anni dal loro allontanamento forzato da casa.
È possibile aderire all’appello qui.
Thanks to Barbara