Foto che spezzano il cuore
Da un articolo di Eitan Haber
Vent’anni, forse anche di più, sono passati da quando un anonimo fotografo di Hezbollah scattò le due immagini di Ron Arad che abbiamo oggi davanti agli occhi. Emaciato, con la barba lunga, e triste. Ci guarda e probabilmente si sta chiedendo: chi è il fotografo? Dove andranno a finire queste foto? Le vedranno i miei famigliari, Tammy, Yuval, Batia, Chen e Dudu? Devo atteggiarmi a eroe e sorridere o forse è meglio che mi vedano esattamente come sono? Devo nascondere il braccio ferito oppure è meglio che si veda bene, così faranno maggiori pressioni per farmi tornare a casa?
Gli esperti dell’intelligence probabilmente scruteranno con grande attenzione queste foto e cercheranno di trarne nuove informazioni: confronteranno la T-shirt che Ron Arad indossa in una immagine con il pigiama che indossa nell’altra, cercheranno di capire quanto tempo trascorse tra la prima e la seconda, studieranno il braccio o la spalla feriti. E forse, soltanto forse, troveranno qualche dettaglio nello sfondo che possa indicare in quale luogo del Libano vennero scattate.
Vent’anni dopo, la mancata possibilità di far tornare a casa Ron Arad sembra ancora più grande. Eccolo lì, davanti a noi: vivo, che scrive lettere, pieno di sentimenti.
Oggi la gente capisce in qualche misura la necessità di trattare con Hamas per il rilascio di Gilad Shalit, e forse anche la necessità di trattare nel caso di Eldad Regev ed Ehud Goldwasser (probabilmente già morti). Ma la stessa gente che oggi accetta, fino a un certo punto, di mettere a rischio la vita di Gilad Shalit nel tentativo di ottenere un accordo più accettabile, non riesce più a comprendere l’analogo ritardo che si ebbe nel caso di Ron Arad: giacché quel tentativo di trattare, vent’anni fa, pare abbia fatto scomparire nel nulla Ron Arad.
E oggi tutto ciò che ci resta da fare è continuare a guardare queste foto di un ragazzo con la barba lunga, che diede un bacio alla moglie e alla figlioletta prima di partire per l’ennesima missione di routine sul Libano, e che da quel giorno non è più tornato.
Ogni giorno che è passato da allora – ventidue anni – non ha fatto che rendere più oscuro il mistero. Guardiamo Ron Arad e guardiano i suoi occhi che chiedono aiuto. E quelli diventano i nostri stessi occhi, pieni di lacrime ormai da ventidue anni.
(Da: YnetNews, 14.07.08 )
Nella foto in alto: Solo ora, nel quadro dell’accordo di scambio che Israele ha dovuto accettare sotto ricatto per riavere gli ostaggi Eldad Regev ed Ehud Goldwasser, Hezbollah ha fatto pervenire due vecchie fotografie, risalenti probabilmente alla fine degli anni ’80, insieme ad alcuni pezzi di lettere dell’aviatore israeliano Ron Arad, caduto nelle mani di terroristi jihadisti libanesi nel 1986 e da allora scomparso nel nulla.
A due anni dal sequestro di tre israeliani in Libano e Gaza