Egitto, votata l’espulsione dell’ambasciatore israeliano
Decretato anche il ritiro del rappresentante egiziano a Tel Aviv. A rischio le forniture di gas verso il Paese ebraico
Il Cairo, 13 Marzo 2012 – L’Assemblea del Popolo, la Camera bassa egiziana, ha approvato stamattina all’unanimità una mozione in cui si chiede l’espulsione dall’Egitto dell’ambasciatore israeliano, Yaakov Amital (peraltro non in sede da tempo), ed il ritiro di quello egiziano da Tel Aviv. Il provvedimento è un atto formale di protesta contro i recenti raid aerei di Israele nella Striscia di Gaza, considerati una «violazione flagrante dei diritti umani» (magari spiegare anche qui oltre che citarlo distrattamente all’interno dell’articolo che i raid sono stati una conseguenza del fatto che i terroristi palestinesi abbiano lanciato più di 200 missili in quattro giorni contro Israele non sarebbe male,no? Poi dici perchè uno sente il bisogno di scrivere le lettere al Corriere della Sera!!!).
ISRAELE «NEMICO» – Il documento approvato è stato redatto dalla commissione affari arabi del Parlamento, e contiene anche la richiesta di bloccare l’esportazione di gas egiziano verso Israele. Il presidente dell’Assemblea, Saad el Katatny, ha chiesto inoltre a uno specifico comitato di seguire per il governo l’iter di applicazione delle richieste contenute nel documento. «Dopo la rivoluzione – è scritto nel testo – l’Egitto non sarà mai più amico dell’entità sionista, primo nemico dell’Egitto e della nazione araba». Si chiede quindi la revisione «di tutti i rapporti e gli accordi» con quel «nemico».
BOICOTTAGGIO – Il Parlamento ha chiesto perfino che sia riattivato il boicottaggio di tutti i Paesi arabi contro Israele e le società internazionali che trattano con il paese, considerando questo strumento un sostegno deciso alla «scelta di resistenza», «opzione strategica per la liberazione dei territori occupati».
MEDIATORE O NEMICO? – Parole infuocate e in controtendenza rispetto all’atteggiamento mostrato negli ultimi giorni dall’Egitto, che si è proposto come mediatore fra Israele e i gruppi armati della Jihad islamica e dei Comitati di resistenza popolare di Gaza. I Servizi di intelligence egiziani erano riusciti ieri ad ottenere dalle due parti coinvolte una parziale tregua, entrata in vigore intorno all’una della notte scorsa. L’escalation di violenza ha insanguinato per quattro giorni la Striscia di Gaza e il Sud di Israele, causando almeno 25 morti fra i palestinesi e oltre 200 razzi su località israeliane come Ashkelon, Sderot, Beeri e Netivo (l’autore dimentica Ashdod, Beersheba, Gadera….e altro).
CALMA APPARENTE A GAZA – «Alla calma risponderemo con la calma, al fuoco con il fuoco», ha commentato il capo di Stato maggiore israeliano Benny Gantz, facendo diretto riferimento al termine «tah’de» (calma) usato dai militanti palestinesi per definire la fine degli scontri senza una vera e propria tregua negoziata. Ganz, citato sul Jerusalem Post, ha comunque aggiunto che le forze armate stanno attentamente monitorando la situazione, prima di stabilire se vi sono i presupposti per un vero e proprio cessate il fuoco. Intanto le scuole del sud di Israele, che ospitano circa 200 mila studenti, rimarranno chiuse per il terzo giorno consecutivo, come misura precauzionale.
L’ACCORDO – Un alto funzionario della sicurezza egiziana al Cairo ha riferito alla Reuters che entrambe le parti si sono «accordate sulla fine delle attuali operazioni» (tregua peraltro già violata dai terroristi palestinesi…), che Israele ha acconsentito a «fermare gli omicidi» e che l’accordo «darà il via a calma diffusa e reciproca». L’accordo sulla tregua è arrivato in seguito agli appelli fatti a entrambe le parti dalle potenze mondiali quali Stati Uniti, Nazioni unite, Francia, Unione europea e Lega araba.
CRISI DIPLOMATICA – A complicare ulteriormente i rapporti diplomatici già tesi fra Egitto e Israele si aggiunge anche la sentenza di un tribunale egiziano che ha condannato all’ergastolo due cittadini israeliani (e un ucraino) accusati di traffico di armi attraverso il valico di Taba, al confine fra Egitto e Israele.
Nella foto in alto: una seduta del parlamento egiziano
#1Emanuel Baroz
Parlamento Egitto chiede di troncare rapporti con Israele
Sullo sfondo anche tensioni interne con esecutivo e militari
Una seduta del Parlamento egiziano Una seduta del Parlamento egiziano
(di Remigio Benni) (ANSAmed) – IL CAIRO – Una decisa quanto contraddittoria richiesta di troncare i rapporti con Israele – espellere l’ambasciatore al Cairo, Yaakov Amital, peraltro non in sede da tempo, ritirare quello egiziano, sospendere le forniture di gas, riavviare il boicottaggio da parte dei paesi arabi – e’ stata approvata all’unanimita’ dal Parlamento egiziano nelle stesse ore in cui sembra avere successo la mediazione egiziana per fermare le violenze tra l’esercito israeliano e i palestinesi della Striscia di Gaza. Per protesta contro i raid aerei dello Stato ebraico su Gaza che nelle ultime ore hanno provocato 23 morti, in seguito al lancio su Israele di missili palestinesi – iniziato dopo l’uccisione di un leader palestinese accusato di preparare un attentato – i deputati del nuovo parlamento egiziano hanno per la prima volta preparato un documento con la richiesta al governo di ridurre i rapporti con il ”nemico sionista” e addirittura di rivedere tutti gli accordi esistenti tra i due paesi. In primis, ovviamente, il Trattato di pace che Sadat, primo leader arabo, firmo’ nel 1979 a Camp David, ed in grazia del quale l’Egitto riceve ogni anno dall’amministrazione statunitense due miliardi di dollari (1,3 per spese militari e 700 milioni per lo sviluppo economico). La mossa senza precedenti, che potrebbe creare preoccupazione sul piano internazionale dopo quelle espresse da Israele per la maggioranza conquistata dai Fratelli Musulmani e dai salafiti nella nuova Assemblea del Popolo egiziana, sembra tuttavia anche avere origini e risvolti molto legati alla situazione politica interna. Osservatori non escludono che il forte documento – che usa toni ”antisionisti” da tempo assenti dalla politica egiziana – sia motivato da uno scacco subito proprio nelle scorse ore dal consistente gruppo di parlamentari che aveva annunciato di voler ritirare la propria fiducia al governo di Kamal el Ganzouri, in carica dal novembre scorso su designazione del Consiglio Supremo delle Forze Armate, che tutt’oggi continua a sostenerlo. Questa provocazione, pero’, e’ caduta nel vuoto dopo che il governo, senza neanche scomodarsi a presentarsi in parlamento, ha fatto sapere che la Dichiarazione Costituzionale approvata con referendum l’anno scorso non autorizza i parlamentari ad assumere posizioni di critica nei confronti del governo, ne’ tantomeno a sfiduciarlo. Vero o meno che sia l’utilizzo del documento anti-Israele approvato all’unanimita’ dai deputati egiziani con l’obiettivo di far dimenticare lo scacco subito a proposito dell’esecutivo, quando mancano mento di quattro mesi alle elezioni del nuovo presidente dell’Egitto, sembra anche poco credibile un attacco non solo a parole del nuovo parlamento verso il ”nemico sionista” che irriterebbe moltissimo Washington, e potrebbero causare ulteriori debolezze in una situazione economica molto difficile. Le casse egiziane hanno ridotto per la prima volta le riserve di valuta estera a 13 miliardi di dollari (prima della rivoluzione del gennaio 2011 erano oltre 30 miliardi), il turismo straniero sta segnando pesantemente il passo, secondo ultime stime il deficit di bilancio dello stato per l’anno fiscale 2011-2012 e’ salito a 150 miliardi di lire egiziane (circa 24 mld di dollari), rispetto a quelle precedenti di 134 miliardi. In aggiunta l’Egitto ha ripreso a negoziare negli ultimi tempi richieste di prestiti con il Fondo Monetario Internazionale (per 3,2 mld di dollari) e con la Banca Mondiale.
(Fonte: Ansamed, 13 Marzo 2012)
#2Daniele
Dear Egiptians
We write to you , in a Pesah period recalling our exit from your country,
as ex-slave and also as your nearby cousins…
We believe, as a large part of you possibly,
in the honest agreements and in self respect among people:
if you do not like longer to held the peace and help to retain your
border and the Gaza people to bomb Israel,
you might feel free to decide to break the Camp David Agreement
and to put again Israel distruption as your priority following past generations.
You are not alone. Not now and not in the early and long past…
But in this case, as brave and honest Egiptians, before starting again the
enemy game, without any reasons or territory to dispute with Israel,
please give back all the Sinai that you received and that it has been offered to you
by Israel as a peace agreement cost…Than
once the Sinai is back do whatever you like…
Otherwise honestly stop to declare and consider yourself as honest patriot …
Indeed to make a mistake is human, but to perserve, is diabolic..
Daniel