Gerusalemme Est: data alle fiamme auto del professore palestinese che aveva portato i propri alunni ad Auschwitz

 
Emanuel Baroz
20 gennaio 2015
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Bruciata l’auto di un professore palestinese

Era stato denunciato per aver portato i suoi studenti ad Auschwitz.

di Giulia Aubry

palestinesi-shoah-auschwitz-professore-focus-on-israelÈ uscito di casa e ha trovato la sua macchina incendiata. Così ha immediatamente pubblicato la foto su Facebook scrivendo: «L’altra notte, la mia auto è stata data alle fiamme. E tutto quello che ho da dire è: l’Islam è la mia religione, e la moderazione sono la mia dottrina e il mio stile di vita». Così ha risposto, a chi presumibilmente ha voluto lanciargli un avvertimento, Mohammed Dajani, palestinese, già professore di Studi americani presso l’università di Al-Quds e fondatore di Wasatia, un movimento politico-sociale che difende i concetti di moderazione, pluralismo, democrazia e giustizia così come vengono enunciati nel Corano.

Dajani è diventato popolare anche al di fuori dei confini di Israele quando, nel marzo dello scorso anno, ha condotto un gruppo di 30 studenti palestinesi – primo caso nella storia – ad Auschwitz-Birkenau. La visita è stata raccontata solo a posteriori per motivi di sicurezza e rientrava in un più ampio progetto che vede coinvolte l’università palestinese (con sedi a Gerusalemme, Abu Dis, e al-Bireh) di Al-Quds, l’università tedesca Friedrich Schiller e l’università israeliana Ben Gurion e che ha come scopo quelle di far conoscere agli studenti di ciascun paese le sofferenze degli altri due. Pochi giorni prima della visita al campo di concentramento di Auschwitz un gruppo di ragazzi israeliani aveva visitato il campo di rifugiati di Dheisheh, a sud di Betlemme, dove vivono i palestinesi allontanati dalle loro case nel 1948 a seguito della nascita dello Stato di Israele, comunemente conosciuta in Palestina come la Nakba (“la catastrofe”).

Ma mentre le visite di studenti israeliani nei campi palestinesi, anche per questioni di prossimità territoriale, sono consuete, la visita dei giovani palestinesi ai campi di concentramento nazisti non aveva precedenti ed è nata dall’espressa volontà del prof. Dajani che, a seguito di un suo viaggio in Polonia nel 2011, aveva già pubblicato un testo dal titolo “Perché i Palestinesi dovrebbero studiare l’Olocausto”.

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, al ritorno dal viaggio Dajani – che pure era stato espulso da Israele per 25 anni a causa delle sue attività in favore di Fatah in Libano, negli anni ’70 ed ’80 – sarebbe stato denunciato come traditore e collaborazionista ed espulso dal sindacato dei lavoratori dell’Università di Al-Quds, del quale però il professore non avrebbe mai fatto parte. A seguito delle pressioni ricevute, Dajani si è poi dimesso nel maggio dello scorso anno, ma continua a lavorare con la sua organizzazione all’apertura di un dialogo e di un contatto tra Israeliani e palestinesi che, come si legge nel sito di Wasatia, «possono superare le loro differenze attraverso il compromesso, la moderazione e il contatto umano». Immediatamente la notizia di quello che si potrebbe configurare come un attacco al prof. Dajani ha fatto il giro del mondo sui social che, anche negli Stati Uniti supportano l’azione dell’accademico.

(Fonte: Il Messaggero, 18 gennaio 2015)

Thanks to Progetto Dreyfus

Nella foto in alto: i resti dell’auto del professore palestinese Mohammed Dajani, dell’università di Al-Quds, data alle fiamme dai (soliti) ignoti

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