Svezia, l’antisemitismo di importazione (islamica)
La Svezia sta superando la Francia in fatto di antisemitismo. Fra associazioni teoricamente anti-razzista, ma di fatto anti-semite, iniziative dei comuni e del governo e atti di puro vandalismo, la vita degli ebrei di Svezia è resa sempre più difficile dall’onda crescente di islamizzazione.
di Lorenza Formicola
La Svezia è in procinto, se non lo ha già fatto, di superare la Francia in fatto di antisemitismo. Quando a dicembre 2017 il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele, a Malmö è scoppiata la guerriglia. Una cappella del cimitero ebraico è stata attaccata con bombe molotov, a Göteborg lo stesso trattamento è stato riservato alla sinagoga della città. Sempre a Malmö, da un po’, i luoghi ebraici sono circondati dai medesimi pali e blocchi di cemento, ormai stilema delle capitali europee per l’antiterrorismo. Ad oggi, si può dire tranquillamente che gli ebrei di Malmö sono sotto assedio ed è loro consigliato di non indossare simboli troppo visibili in pubblico: il rischio di essere aggrediti è troppo alto.
Ma i media si occupano solo degli episodi più eclatanti. Molte organizzazioni che diffondono esplicito antisemitismo non ricevono alcuna attenzione né dai media svedesi né dai cosiddetti movimenti “antirazzisti”. Un caso su tutti potrebbe essere il gruppo Youth Against Settlements (YAS), che ha la sua base a Hebron (Cisgiordania) e va in visita nelle scuole superiori svedesi in un’enorme campagna contro gli ebrei. Zleikha Al Muhtaseb e Anas Amro, i due uomini cooptati per la tournée in Svezia, su Facebook non lasciano dubbi su chi siano e quali siano le loro intenzioni. Celebrando, infatti, martirio e intifada, rientrano perfettamente nello spirito della YAS che ha sostenuto, recentemente, le rivolte organizzate da Hamas – l’organizzazione terroristica antisemita – al confine tra Israele e Gaza.
Quelli della YAS sono stati invitati direttamente dal ministro degli Esteri svedese, Margot Wallström, a tenere lezioni per le istituzioni pubbliche del Paese, al punto da diventare un’organizzazione legittimata proprio dal governo svedese. In un corollario, dunque, che vuole che l’antisemitismo sia abbracciato direttamente dallo Stato.
Ma la YAS è in buona compagnia. Un’altra organizzazione dalle chiare tendenze antisemite, supportata da istituzioni pubbliche in Svezia, è il Gruppo 194. Nome che riporta alla Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, adottata l’11 dicembre 1948, durante la guerra arabo-israeliana del 1948-1949. La risoluzione è usata dai palestinesi per provare a dimostrare il riconoscimento internazionale di un “diritto al ritorno” a quel che oggi è il cuore di Israele, e per cancellare Israele, come mostrano apertamente le cartine palestinesi. Il gruppo 194, è un’organizzazione politica pro-palestinese, dagli stretti legami con il Fronte democratico per la liberazione della Palestina (DFLP), un gruppo terroristico. Ed è suonato un po’ strano, allora, quando il Consiglio dei lavoratori e dei servizi sociali della Municipalità di Malmö, in data 27 ottobre 2017, ha concesso 132.000 corone (circa $ 15.000) al Gruppo 194 e ad altre due organizzazioni, in modo da poter pattugliare il sobborgo di Rosengård durante la notte, presumibilmente per rendere l’area sicura. Oggi, è un fatto che le organizzazioni pro-palestinesi sono finanziate dal comune di Malmö.
Il gruppo 194 sostiene l’estremismo violento e sulla loro pagina Facebook – poi abbandonata prima di essere chiusa direttamente dal social network – si possono vedere le foto di minori che impugnano i Kalashnikov. Ma sono diverse le immagini antisemite, come il fumetto raffigurante un ebreo che beve sangue e mangia un bambino con la kefiah al collo. Il gruppo 194 è stato anche premiato dal comune di Malmö in occasione di un galà organizzato, e ha ricevuto contributi da vari altri comuni svedesi per diversi anni. Ma perché il comune di Malmö supporta un’organizzazione di questo tipo con il denaro dei contribuenti?
Diversi fattori ed episodi hanno finito con il rafforzarsi a vicenda e creare un vuoto in cui l’eco dell’antisemitismo arabo e musulmano s’è fatta talmente assordante da coprire il contraddittorio ed essere ormai accettata dalle autorità svedesi. A contribuire a questo clima è stata sicuramente l’immigrazione su larga scala da paesi in cui l’antisemitismo è la regola; il forte impegno a favore della Palestina tra i politici svedesi che ha portato nel Paese ad un dibattito surreale; la logica politica capace di rinunciare a tutto a patto di guadagnare i voti degli immigrati; il multiculturalismo svedese che non è più capace di operare una distinzione tra cultura e razzismo; e il terrore di apparire critici dell’immigrazione.
Un processo che è andato talmente avanti da essere stato capace di interiorizzare l’antisemitismo, al punto che le organizzazioni che demonizzano Israele e diffondono l’antisemitismo sono considerate del tutto normali. Oldoz Javidi, candidata parlamentare per il partito femminista, Feminist Initiative, ad esempio, ha affermato che tutti gli ebrei israeliani dovrebbero trasferirsi negli Stati Uniti in modo che “i palestinesi possano vivere in pace e ricostruire il paese che un tempo era loro”.
Prepotente allo stesso modo è l’antisemitismo delle moschee svedesi. Nell’aprile 2017, una moschea nella città svedese di Borås ha invitato a parlare un condannato in Germania per aver chiesto l’omicidio di ebrei. E nel luglio 2017, un imam in una moschea nella città svedese di Helsingborg ha, invece, dichiarato che gli ebrei erano i discendenti delle scimmie e dei maiali. Due esempi su tutti. E quando, poi, il governo, dopo diversi scandali legati all’estremismo nelle comunità religiose musulmane, ha voluto indagare sui criteri per il sostegno finanziario dello stato, Ulf Bjereld – professore dell’università di Göteborg con alle spalle una lunga storia di difesa del mondo islamico in diversi contesti – è stato nominato a capo dell’indagine. Ma Bjereld è anche presidente dei socialdemocratici della fede e della solidarietà in Svezia, un’organizzazione che è stata criticata più volte per aver giustificato e legittimato l’antisemitismo del Partito socialdemocratico, il partito di governo svedese.
Nel dicembre 2017, Nima Gholam Ali Pour ha presentato una mozione al consiglio comunale di Malmö per mappare e analizzare l’antisemitismo nella città. Una misura bocciata, ma che avrebbe dato ai politici un quadro chiaro del perché l’antisemitismo è aumentato da quelle parti, e indotto a pensare come adottare misure correttive. Ma si tratta di un proposta che probabilmente non verrà mai presa in considerazione perché una simile indagine sull’antisemitismo a Malmö costringerebbe le autorità a rendersi conto che l’antisemitismo arabo e musulmano è un problema enorme.
(Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13 Agosto 2018)
Nella foto in alto: una manifestazione antisemita a Malmoe