Genova. Un parroco rappresenta così la Natività. Il rabbino protesta: «Introduce un elemento politico e ignora una parte delle vittime»
E vicino alla capanna spunta il muro con i soldati israeliani
GENOVA – Nel presepe c’ è una moschea alta otto centimetri ma c’ è anche il muro di Betlemme, i soldati israeliani armati che lo presidiano e il piccolo ospedale delle suore di Padova per i bambini palestinesi. Presepe, moschea, muro. Don Prospero, parroco di Nostra Signora della Provvidenza, chiesa di un quartiere popolare alle spalle del porto di Genova, ha messo insieme ingredienti forti ma è con la moschea che ha suscitato le ire della Lega. La comunità ebraica genovese, invece, è rimasta sconcertata per il simbolismo di quel muro: «Introduce un giudizio politico in un contesto religioso – dice il rabbino Giuseppe Momigliano – e individua le sole vittime di una situazione storica molto difficile nel popolo palestinese ignorando gli altri, ad esempio i bambini israeliani minacciati dai razzi. Mi sembra che sia un messaggio poco universale ma sono pronto a incontrare il parroco e a parlarne in uno spirito di pace». Gli fa eco Ariel Dello Strologo, presidente del centro Primo Levi: «È una semplificazione eccessiva, ma non inusuale, di un problema complesso. Meglio non drammatizzare e confrontarsi». Altri toni usati dalla «Padania» che ha titolato: «Via la moschea» e ha riferito di «fedeli indignati». «Io proteste non ne ho ricevute – dice don Prospero – se poi qualcuno si è rivolto alla Curia non so. Lo scorso anno avevo proposto di mettere la moschea nel presepe e sono stato interrotto durante la Messa da un uomo che ha gridato: “la moschea mai”. Ma se io avessi messo una statuetta di Lenin non se ne sarebbe accorto nessuno: il vero problema è l’ indifferenza dei cattolici».
Don Prospero quest’ anno è andato e alla moschea ha aggiunto la barriera nei territori che definisce senza mezzi termini. «In agosto sono stato con i giovani della parrocchia a Betlemme, abbiamo fotografato il muro e lo abbiamo riprodotto, con i graffiti, nel nostro presepe per ricordare le sofferenze di quel popolo e dei bambini dell’ospedale pediatrico». La Curia fa sapere che «non c’ è nessun commento riguardo il giornale la Padania» ma don Prospero – dopo il duro attacco della Lega – ha pensato bene di telefonare. «Ho parlato con uno dei vice di monsignor Bagnasco – dice il parroco – che ha scherzato dicendomi: va là, che sei in buona compagnia». Il riferimento è al cardinale Tettamanzi oggetto di una campagna leghista. Don Prospero è più tranquillo. «Se qualcuno mi dirà di togliere questi simboli lo farò, ma non capirei il perché. Ammetto però che avrei dovuto introdurre anche un elemento ebraico, forse una sinagoga, perché fosse chiaro che non c’ è alcun sentimento anti-ebraico in nessuno di noi e nel nostro presepe. Lo farò ora».
Dellacasa Erika
(Fonte: Corriere della Sera, 24 Dicembre 2008, pag. 27)
Se ne parla anche qui
#1Parvus
Da buon cattolico dico a don Prospero:
Se sei scemo, non è colpa tua.
Ma non spargere intenzionalmente il virus della scemenza.
#2Dott. Cav, Uff. FRANCO BIGATTI
Al tempo della nascita di Gesù non c’erano moschee, il Tepio di Gerusalemme sì. Il presepio dovrebbe esprimere l’amore di Dio e non gli odii forzando anche la storia.
#3Stefano
Che l’ira di Cristo si abbatta sul parroco che con mentalità mafiosa cova ancora astio dopo settanta generazioni contro i figli dei figli dei discendenti degli ebrei, che secondo la sua ignoranza, avrebbero ucciso Gesù.
Che l’ira di Cristo si abbatta sul fetoso parroco che incensa gli assassini dei cristiani.