Ferito nello scontro con le truppe governative. Comandava i ribelli nel sud dell’Afghanistan
Pakistan, giallo sulla morte del capo talebano
Mansour Dadullah, il terrorista liberato in cambio della liberazione di Mastrogiacomo, catturato a Quetta
ISLAMABAD (Pakistan) – E’ giallo sulla sorte di Mansour Dadullah, il comandante militare dei talebani nel sud dell’Afghanistan. In mattinata si era diffusa la voce della sua morte, a seguito di uno scontro a fuoco con le truppe pachistane a Quetta. Ma un portavoce dell’esercito di Islamabad ha smentito la circostanza e, in particolare, che il decesso sia sopravvenuto durante il trasporto in ospedale. Dadullah, è stato invece catturato insieme ad altri quattro militanti nel villaggio di Gwal Ismailzai, 240 chilometri a nord-est della capitale del Baluchistan, Quetta, da una forza congiunta di polizia, forze anti-terrorismo e commando dell’esercito. Sarebbe però rimasto ferito nello scontro a fuoco intervenuto con le truppe governative, così come gli altri quattro arrestati.
LIBERATO PER MASTROGIACOMO – Non è la prima volta che Mansour Dadullah finisce in manette. Nel marzo scorso fu però rilasciato assieme ad altri cinque militanti islamici in cambio della vita del giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo. Le notizie al riguardo sono molto confuse, e la morte di Mansour era stata annunciata già altre volte. Mansour, quando venne fatto il suo nome all’epoca del sequestro Mastrogiacomo, era uno sconosciuto. Divenne comandante dei ribelli nel Sud, solo dopo la morte del fratello mullah Dadullah a maggio.
IL RAPPORTO CON I CAPI – In una delle ultime interviste a gennaio, Mansur Dadullah aveva detto di essere ancora il comandante e di avere chiesto al Mullah Omar di fare chiarezza sulle voci di una sua destituzione. In quell’occasione aveva anche detto di avere incontrato il numero due di al Qaida, Ayman al-Zawahri, alcuni mesi fa, ma mai Osama bin Laden.