DOPO L’UCCISIONE DI IMAD MUGHNIYEH, CAPO MILITARE DEL GRUPPO SCIITA LIBANESE
Ora si teme la reazione degli islamisti
Colpendo a Damasco si è voluto mettere in imbarazzo la Siria. E dare un segnale forte anche a Iran, Hezbollah e Hamas
DAMASCO – L’uccisione di Imad Mughniyeh, capo dell’apparato clandestino dell’Hezbollah, rientra in quella strategia chiamata «terrorizzare i terroristi». In realtà gli effetti possono essere contrari, in quanto i gruppi islamisti tendono a reagire con maggiore violenza e presentano il loro capo ucciso come un «martire». Dunque è legittimo attendersi una raffica di attentati in risposta all’eliminazione del leader.
UN ATTACCO, MOLTE CONSEGUENZE – L’attacco di Damasco ha poi altre implicazioni.
1) Mughnieh nel vasto panorama del terrore era sicuramente più temibile di Osama. Nel senso che era un attore sul piano militare, sapeva organizzare complotti, dirottamenti, sequestri. Aveva ai suoi ordini un piccolo ma agguerrito apparato, protetto dagli 007 iraniani e in parte da quelli siriani. Poteva agire in Europa, in Sud America (lo aveva fatto a metà degli anni ’90), in Medio Oriente.
2) Colpendolo a Damasco si è voluto mettere in imbarazzo la Siria: il militante non era solo un “ufficiale” di un movimento di resistenza ma anche un ricercato per una lunga serie di stragi e delitti. Terrorista e guerrigliero. Inoltre Damasco, agli occhi dei militanti mediorientali, ha dimostrato di non essere riuscita a garantire la sicurezza ad un leader di un partito alleato.
3) Se, come possibile, il responsabile dell’uccisione è Israele il messaggio è chiaro: prima o poi regoliamo i conti con i nostri nemici. Gerusalemme, ovviamente, nega ma eliminando Mughniyeh lancia un segnale di deterrenza nei confronti dei suoi avversari. Una “lettera” con diversi destinatari: l’Iran, la Siria, l’Hezbollah e, per finire, Hamas. L’attacco segue infatti due annunci da parte di Israele. Il primo riguarda la volontà di eliminare i capi di Hamas. La seconda quella di risolvere, in un modo o nell’altro, il problema del programma nucleare iraniano.
Guido Olimpio
13 febbraio 2008