Mughniyeh, lo sciacallo sciita che uccideva ebrei e americani
Roma, 13 feb (Velino) – In Iran era noto come “lo Sciacallo sciita”. L’Fbi aveva messo su di lui una taglia da cinque milioni di dollari. Il super ricercato di Hezbollah, Imad Mughniyeh, ucciso ieri in un attentato a Damasco, è uno dei più importanti capi del movimento sciita libanese ed è il numero uno per quanto riguarda il settore militare. Ha infatti guidato i miliziani sciiti nella guerra contro Israele dell’estate del 2006 perchè conosce in modo dettagliato il territorio, essendo nato nella città di Sidone. Sarebbe lui la mente del sequestro dei due soldati israeliani che costrinse Israele ad attaccare il Libano. Era da tempo ricercato dai servizi segreti americani, per i quali si tratta di un personaggio molto pericoloso che almeno in due occasioni è stato costretto a cambiare le sembianze del suo volto per salvarsi la vita. Una di queste occasioni si è presentata nel 1997, quando viaggiava spesso tra il Libano, l’Iraq e l’Iran. Si tratta dell’uomo che ha ucciso più americani prima dell’11 settembre e per questo è chiamato da alcuni specialisti israeliani “il Bin Laden sciita”. Ha sempre evitato di apparire in televisione ed era chiamato dal segretario generale di Hezbollah, Hasan Nasrallah, il “Hajj (pellegrino) Imad”. I due erano molto vicini ed avevano ruoli quasi paralleli. Se Nasrallah è considerato il capo politico del gruppo, Mughniyeh era invece quello militare.
Nato nel luglio del 1962 a Sidone si trasferì con la sua famiglia nella periferia meridionale di Beirut dove studiò fino alle scuole superiori. Una volta adulto, frequentò per un breve periodo l’università americana della capitale libanese senza laurearsi. All’inizio degli anni Ottanta operò nelle milizie del gruppo palestinese di al Fatah allora presenti a Beirut, per poi trasferire la propria esperienza militare prima nel gruppo sciita Amal e poi in Hezbollah dopo il 1982, quando il gruppo palestinese lasciò la capitale. Giunse nelle milizie sciite nello stesso momento in cui, sempre da Amal, giungeva anche Nasrallah ed entrò nella lista dei ricercati delle autorità americane e francesi in quello stesso periodo. Compì infatti nell’aprile del 1983 un attentato contro l’ambasciata di Washington in Libano, uccidendo 63 americani. Poi fecero esplodere la sede dei marines di Beirut, uccidendo 241 americani e infine colpì il campo militare dei soldati francesi nella Bekaa uccidendo 58 cittadini transalpini. Per due anni entrò in clandestinità e non apparve più in pubblico andandosi a nascondere all’estero. Nel 1990 tornò a Beirut con un passaporto diplomatico iraniano. Secondo Asharq al Awsat, Mughniyeh avrebbe anche contribuito ad addestrare i miliziani del leader radicale sciita ribelle Moqtada Sadr a combattere le truppe della coalizione a Najaf.
È ritenuto responsabile dell’attentato compiuto a Buenos Aires nel 1994 contro un centro ebraico, dove morirono 85 persone ed è sospettato di aver partecipato all’attentato di al Khobar in Arabia Saudita compiuto nel 1996 dove persero la vita 19 militari americani. Mughniyeh incontrò inoltre in quegli anni in Sudan il leader di al Qaeda, Osama Bin Laden e il suo vice Ayman al-Zawahiri. L’intelligence americana sospetta inoltre che abbia avuto un ruolo dopo l’11 settembre nello spostamento di dirigenti di spicco di al Qaeda dall’Afghanistan all’Iraq attraverso l’Iran, dove godeva di buone amicizie essendo legato alle guardie della rivoluzione iraniana. Tra le persone portate a Teheran ci sarebbero il figlio di Osama Bin Laden, Saad, e Muhammad Islamboli, fratello di Khaled Islamboli, che ha compiuto l’omicidio del presidente egiziano Anwar Sadat. Il 26 ottobre del 2001, il vicesegretario alla Difesa Paul Wolfowitz apprese da un briefing della Defense Intelligence Agency che tra l’Iran e l’Afghanistan – che allora era la fortezza-rifugio della massima gerarchia di al Qaeda – operava una rat line, una scappatoia per i topi appoggiata pienamente dal governo di Teheran. Era una rotta particolarmente importante perché permetteva agli estremisti, con la complicità iraniana, di non avere il passaporto timbrato e quindi di nascondere alle dogane occidentali i viaggi in Pakistan e in Afghanistan: un dettaglio essenziale per gli islamisti che debbono infiltrarsi sotto copertura.
Mughniyeh era uno dei registi di queste operazioni di copertura. Una volta varcato il confine, era dato loro il benvenuto in campi speciali fuori della città iraniana di Mashad. Quindi, ricevevano documenti di viaggio freschi che permettevano loro di arrivare in Europa e da lì in America – come fecero almeno otto dei dirottatori sauditi dell’11 settembre – senza destare sospetti. Mughniyeh è l’unico terrorista che si avvicinò al portare a termine un obbiettivo considerato “impossibile”: piazzare una bomba a bordo di un aereo della El Al, la compagnia aerea israeliana. Il 12 aprile 1997 si trovò a sole due ore dal compimento del suo piano. Un uomo, dal nome di Andrew Jonathan Neuman, avente con se un falso passaporto inglese, si trovava in una camera d’albergo di Gerusalemme intento a mettere a punto una bomba da portare con sé a bordo dell’aereo della El Al. Neuman era prenotato su quel volo. A causa di un proprio errore l’ordigno esplose. Seppur gravemente ferito, Neuman rivelò il suo obiettivo. Disse inoltre che la sua vera nazionalità era libanese e che l’intera operazione doveva essere un “regalo” per Israele da parte di Imad Mughniyeh.
(Giulio Meotti)
#1Esperimento
Guai però a chiamarlo antisemita. Men che mai lo si può definire nazista altrimenti alcuni “amici nostrani” potrebbero offendersi…
#2Focus on Israel
Eh già: dovessimo urtare la suscettibilità dei vari Diliberto,Rizzo,Russo Spena & company…..