RASSEGNA STAMPA – venerdì 22 febbraio 2008
Se qualcuno è interessato a sapere come si creano le polemiche che incendiano i giornali, può leggere sul Corriere della Sera di oggi l’articolo a firma di Marco Nese e titolato a gran voce: “D’Alema: un atto terroristico l’assassinio del capo di Hezbollah”. Dal qual titolo, si potrebbe supporre un vero e proprio pronunciamento del nostro ministro degli Esteri sull’eliminazione di Imad Mughniyeh. Ma, leggendo il pezzo, si scopre che la frase è stata detta nel contesto di una più generalizzata condanna alla pena di morte “legalmente comminata, e quindi anche decisa e perseguita in via extragiudiziaria”. Nascerà una nuova polemica, tipo quella del Salone del Libro, tra chi si dichiara d’accordo con D’Alema e chi contro?
Intanto, la Fiera del Libro di Torino ha avuto l’onore di un lungo e circostanziato articolo su Le Monde, a firma del corrispondente da Roma Jean Jacques Bozonnet, del quale consigliamo la lettura a chi voglia ricostruire le tappe della questione. Bozonnet esordisce con la notizia che per la prima volta nella sua storia la Fiera sarà inaugurata dal Presidente della Repubblica, e motiva la presenza di Napolitano con le polemiche sull’invito a Israele, dalle prime proteste di alcuni scrittori giordani avallati da Tariq Ramadan, fino al dibattito che ha dilaniato la sinistra. E conclude citando la lista dei 162 professori accusati di “difendere Israele” scoperta su un blog, che pur non essendo direttamente legata alla Fiera del Libro, ha comunque suscitato grande emozione data la contemporaneità degli eventi.
Di polemica in polemica, Gianni Vattimo non desiste dall’esercitare il suo “pensiero debole”. Il filosofo si è presentato, racconta Massimo Novelli su Repubblica, avvolto in una bandiera palestinese davanti al presidio creato per scoraggiare il volantinaggio contro Israele, a Palazzo Nuovo, sede dell’Università di Torino.
L’Ossservatore Romano riprende una intervista rilasciata da James Jones, inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, che ipotizza l’invio di una forza internazionale della Nato in Cisgiordania, a sostegno di quelle israeliane e palestinesi. Jones evidenzia l’aggravarsi della situazione per Israele, le minacce iraniane, lo schieramento di razzi Patriot ai confini con il Libano, le minacce di ritorsione di Hamas se non si porrà fine al blocco di Gaza.
Il Manifesto manda Michele Giorgio a visitare le carceri palestinesi. Situazione disastrosa, detenuti stipati in celle gelide perché mancano i vetri, senza speranza di avere un processo, affamati. E di chi è la colpa? Ma come sempre degli Stati Uniti e di Israele. I soldi infatti non mancherebbero, per migliorare la condizione dei detenuti, spiega l’inviato, ma l’ANP e i suoi sponsor occidentali investono i 230 milioni di dollari messi a disposizione dagli Stati Uniti per lottare contro il terrorismo e addestrare la polizia militare delegata a mantenere la pace, mentre i poveri detenuti battono i denti dal freddo. Meglio i terroristi in azione e i detenuti felici, suggerisce implicitamente Giorgio.
Le notizie si possono dare in molti modi, e un esempio lampante è come è stata presentata dall’Unità e da la Voce Repubblicana l’esternazione di Yasser Abed Rabbo, segretario del Comitato esecutivo dell’OLP, che ieri ha dichiarato che i territori occupati dovrebbero prendere esempio dal Kosovo e proclamare l’indipendenza. Sull’Unità un pezzo siglato da Umberto De Giovannangeli, si limita a riportare con empatia le parole di Rabbo, implicitamente avallandole, mentre la Voce Repubblicana sottolinea che, facendo Rabbo parte della delegazione impegnata nei negoziati di pace, la sua dichiarazione è fuori luogo e potrebbe portare a una sua defenetrazione. Sottolinea come Abu Ala, capo della delegazione palestinese impegnata nel negoziato, abbia liquidato le parole di Rabbo, con il commento “le decisioni vanno prima prese e poi annunciate, non viceversa” (ma qui sbaglia, Abu Ala, ormai le cose prima si dicono ai giornali poi si pensano..). E comunque, si chiede l’anonimo giornalista della Voce Repubbicana, chhi riconoscerebbe il Kosovo del Medio Oriente?
E infine, una nota leggera. Liberal presenta un blog nato nei giorni scorsi in Medio Oriente, “Katiblog service” dove scrittori, giornalisti e giovani arabi sono invitati, protettti dall’anonimato, a esprimere le loro opinioni. La giornalista Francesca Zoja si chiede quanto la libertà di espressione cambierà il modo arabo e riferisce le oservazioni dello studioso Weyman che sottolinea l’importanza non solo politica, ma anche a livello culturale per i giovani arabi, e ilruolo delle donne che sognano un Islam più rispettoso e tolerante nei loro confronti. Per ora il blog non subisce censure..
Viviana Kasam