TERRORISMO: GIUDICI; ABU IMAD RAVVEDUTO, NON VA ESPULSO
(ANSA) – 13:54 – MILANO, 19 MAR – Per i giudici della seconda corte d’assise di Milano, l’attuale imam della moschea di viale Jenner non va espulso “dal territorio dello Stato a pena espiata” in quanto è provato il suo “avvenuto distacco dall’estremismo militante”. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il 20 dicembre Abu Imad è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione con l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, per l’accusa di essere il promotore di un’associazione per delinquere distampo islamista radicale legata al ‘Gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento’.
Un’associazione “operante in diretto collegamento con una rete di analoghi ed affini gruppi attivi in altri stati europei ed extraeuropei” con un “complessivo programma inquadrato in un progetto di Jihad”. Con quella sentenza sono stati condannati 11 imputati con pene fino a 10 anni di reclusione.
Quattro di loro, Lassad Sassi, Zied Riabi, Zouheir Riabi e Lofti Rihani, sarebbero “deceduti ‘in azione’ secondo notizie informali di stampa ed intelligence”. Secondo la corte presieduta dai giudici togati Nobile De Santis e Andrea Ghinetti, l’organizzazione di cui faceva parte Abu Imad non coincideva interamente con “Ansar al Islam, ma ne condivide certamente il programma terroristico, l’impegno contro ‘ebrei e crociati’ e contro gli stessi regimi islamici ‘moderati’, in un quadro di conferimento comune di risorse(anche di provenienza illecita) e assistenza reciproca secondo un modello per così dire federativo tra gruppi”.
Per i giudici esisteva “una vera e propria struttura militare con legami internazionali” radicata tra Milano, Gallarate, Brescia e Cremona. Il gruppo, come hanno spiegato alcuni collaboratori di giustizia, aveva deciso “di ricorrere al terrorismo come mezzo per imporre la propria visione sociale e politica, attraverso la violenta espressione del fanatismo religioso”. La moschea di viale Jenner era un “luogo di indottrinamento religioso”.