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Condannare le costruzione ebraiche a Gerusalemme significa non riconoscere il diritto alla sicurezza dei cittadini della capitale israeliana

Di Emanuel Baroz | 22 novembre 2014
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Condannare le costruzione ebraiche a Gerusalemme significa non riconoscere il diritto alla sicurezza dei cittadini della capitale israeliana

Quelle condanne automatiche delle costruzioni ebraiche a Gerusalemme Basta guardare una mappa per capire come mai gli israeliani non vogliono che la città venga di nuovo chiusa in una morsa come prima del ‘67 di Zalman Shoval Gerusalemme prima del 1967: la parte ebraica era circondata da tre lati da territori occupati dall’esercito giordano   Ogni volta che Israele annuncia un progetto per la costruzione di unità abitative in uno dei quartieri di Gerusalemme al di là della Linea Verde (la ex linea armistiziale che nel periodo 1948-’67 divideva la città fra la parte israeliana e quella sotto occupazione giordana) veniamo inondati, in modo quasi automatico, dalle grida angosciate dei rappresentanti europei ed americani. Uno degli esempi più recenti è la dichiarazione diramata dalla portavoce del Dipartimento di stato Usa Jen Psaki, secondo la quale i piani di costruzione a Gerusalemme non sarebbero coerenti con l’obiettivo dichiarato da Israele della soluzione “a due stati”. Jen Psaki non si è presa la briga di spiegare come possa essere in contrasto con la soluzione a due stati” costruire degli appartamenti o aggiungere dei vani alle case che già esistono in quartieri ebraici di Gerusalemme destinati, nel quadro di qualunque eventuale futuro accordo diplomatico, a restare comunque parte di Israele (stando a quanto concordato dal presidente americano George W. Bush con Ariel Sharon nell’aprile 2004 e a quanto previsto dai “parametri” del presidente americano Bill Clinton del dicembre 2000): a meno che qualcuno non creda che il previsto stato palestinese debba estendersi sulla Gerusalemme ebraica o stringerla su tre lati in una morsa araba (come era prima del ’67). Queste condanne automatiche non solo sono illogiche e contrarie alle intese già stabilite. Esse non fanno che incoraggiare i palestinesi a mantenere la loro posizione di ostinata intransigenza riguardo a qualsiasi accordo futuro concretamente realizzabile. E alla luce della delicata situazione a Gerusalemme, esse non fanno che fomentare ulteriori violenze sul terreno.Continua a leggere

Israele: sventato piano di Hamas per uccidere ministro Lieberman

Di Emanuel Baroz | 21 novembre 2014
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Israele: sventato piano di Hamas per uccidere ministro Lieberman

Servizi israeliani: sventato un piano di Hamas per uccidere Lieberman Tre palestinesi volevano sparare alla sua auto con lanciagranate Gerusalemme, 21 Novembre 2014 – Il servizio di sicurezza interna israeliano Shin Bet ha annunciato che le forze di sicurezza hanno arrestato un gruppo di Hamas in Cisgiordania (Giudea e Samaria) che intendeva uccidere il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman. Tre persone che sono state arrestate “raccoglievano informazioni sul convoglio del ministro” nei suoi viaggi avanti e indietro dalla sua […]Continua a leggere

Ashdod: sequestrate armi provenienti dalla Cina destinate ai palestinesi

Di Emanuel Baroz | 21 novembre 2014
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Ashdod: sequestrate armi provenienti dalla Cina destinate ai palestinesi

Ashdod: sequestrate armi provenienti dalla Cina destinate ai palestinesi Ashdod, 21 Novembre 2014 – 18.000 petardi ad alto potenziale, 6.000 armi bianche di cui 5.200 coltelli da guerra, 4.300 torce con pulsante nascosto che libera scariche elettriche, 5.500 tra shokers, machete, pugni di ferro e spade. Questo è ciò che conteneva un container proveniente dalla Cina e destinato ai rivoltosi del quartiere di Beit Hanina, un quartiere ad Est di Gerusalemme, teatro di scontri nelle ultime settimane, sequestrato al porto […]Continua a leggere

Portici (Napoli): bufera su una mostra su Gaza per un post inneggiante al terrorismo della organizzatrice

Di Emanuel Baroz | 20 novembre 2014
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Portici (Napoli): bufera su una mostra su Gaza per un post inneggiante al terrorismo della organizzatrice

«Gloria ai martiri palestinesi» bufera sulla mostra di Portici Evento pagato dal Comune, l’organizzatrice su Facebook loda i terroristi. L’indagine. Gli agenti della Digos a Villa Savonarola e in municipio per acquisire informazioni di Maurizio Capozzo Portici (Napoli), 20 Novembre 2014 – Doveva essere un’iniziativa destinata a favorire il dialogo tra i popoli, ma alla fine si è trasformata in un caso internazionale. Protesta la comunità ebraica, con echi in tutto il Paese, per una mostra fotografica dal titolo «Gaza tra assedio e speranza» organizzata nel Palazzo della Cultura su iniziativa dell’assessorato alle Politiche Giovanili nell’ambito della settimana dell’autodeterminazione e della pace varata dal Comune. A scatenare le polemiche del mondo politico e la reazione indignata della comunità ebraica di Napoli, un post condiviso sulla bacheca di un social network dall’organizzatrice della mostra, Rosa Schiano, fotoreporter attivista dell’International Solidarity Movement, un gruppo fondato nel 2001 per sostenere la causa palestinese nel conflitto israelo-palestinese. A poche ore dall’attentato di Gerusalemme nel quale due palestinesi armati di asce, coltelli e armi da fuoco hanno preso d’assalto una sinagoga durante la preghiera del mattino, causando sei feriti e sette morti, compresi i due attentatori uccisi dalle forze di sicurezza, compare una foto dei due attentatori con accanto un’ascia insanguinata e la didascalia, in inglese, «gloria ai martiri, la vittoria sarà inevitabilmente nostra» . In una immagine del profilo Rosa Schiano appare accanto un gruppo armato in una manifestazione di un gruppo palestinese. Il post ha fatto il giro della rete scatenando le proteste del gruppo Amici della comunità ebraica di Napoli, fondato da Emilio Di Marzio, dell’associazione Italia Israele, presieduta da Giuseppe Crimaldi e della intera comunità ebraica presieduta da Pierluigi Campagnano. Dell’accaduto è stata informata l’ambasciata d’Israele a Roma mentre in mattinata agenti della Digos si sono recati a Portici nella sede della mostra per compiere accertamenti sulla vicenda. La mostra fotografica ieri mattina era chiusa ed il portone del palazzo della Cultura è rimasto sbarrato per cronisti e fotografi. Nel cortile della villa l’assessore alle Politiche Giovanili, Valentina Maisto e il consigliere Mauro Mazzone. Entrambi hanno evitato ogni commento sulla vicenda e rinviato ad un comunicato stampa ufficiale dell’Amministrazione. Ma, ormai, il caso era scoppiato.Continua a leggere

I terroristi della “nuova” Intifada seguono le direttive ricevute dalle leadership palestinesi

Di Emanuel Baroz | 19 novembre 2014
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I terroristi della “nuova” Intifada seguono le direttive ricevute dalle leadership palestinesi

L’Intifada dei coltelli e i pifferai del terrore. Pogrom a Gerusalemme Radio, giornali, tv. Non solo Hamas, così i “moderati” di Abu Mazen incitano i palestinesi a uccidere gli israeliani. di Giulio Meotti Qualche giorno fa sulla prima pagina di al Hayat al Jadida, il quotidiano ufficiale dell’Autorità palestinese, campeggiava un’esortazione: “Spingi il gas fino a 199 km orari. Fallo per al Aqsa”. Si incitava a lanciare automobili sui passanti ebrei. Due attacchi simili sono stati compiuti nelle ultime due settimane a Gerusalemme. Ieri, alla Kehilat Bnei Torah di Gerusalemme, due cugini palestinesi della zona orientale della capitale israeliana hanno usato le mannaie per uccidere quattro ebrei raccolti in preghiera. Nell’attentato ha perso la vita il rabbino Moshe Twersky, il nipote del grande Joseph Soloveitchik, il padre dell’ebraismo ortodosso americano. Il fondatore delle unità religiose di pronto soccorso, Yehuda Meshi Zahav, ha detto che il massacro di ieri, “con gli ebrei uccisi con i filatteri, i libri sacri, il sangue, ricorda l’Olocausto“. L’attacco ha avuto luogo a tre chilometri dal memoriale della Shoah, Yad Vashem. La chiamano “l’Intifada dei coltelli”. Idbah al Yahud. Uccidete gli ebrei. “Idbah” è un termine arabo mutuato dal vocabolario dei macellai. Sia Hamas sia il Fronte popolare per la liberazione della Palestina hanno rivendicato la strage. Ieri il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha condannato l’attacco, ma è stata la sua prima e unica presa di posizione contro il terrorismo che sta insanguinando Gerusalemme, Tel Aviv e la Cisgiordania (Giudea e Samaria). Per questo, da Londra, il capo della diplomazia americana John Kerry ha chiesto a Ramallah di fermare la propaganda d’odio contro Israele. “Le mani che hanno impugnato le asce erano dei terroristi, ma la voce è di Abu Mazen“, ha detto il ministro degli Affari strategici d’Israele, Yuval Steinitz, braccio destro del premier Benjamin Netanyahu. “Chiunque chiami i musulmani a difendere la moschea di al Aqsa con tutti i mezzi contro gli ebrei ha la diretta responsabilità per il pogrom alla sinagoga di Har Nof“. Da settimane Abu Mazen ha impugnato la bandiera della moschea di al Aqsa al grido di “difendete i luoghi santi islamici” con “tutti i mezzi” dagli ebrei, da lui definiti “mandrie di bestiame“.Continua a leggere