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Parigi: lancio molotov contro ristorante kosher
BOMBA MOLOTOV CONTRO UN RISTORANTE KOSHER A PARIGI Parigi – Una bomba incendiaria è stata lanciata contro un ristorante kosher nel 17° arrondissement di Parigi nel weekend. Alcuni minuti prima, alcuni giovani musulmani che camminavano all’interno del ristorante minacciavano i commensali all’interno etichettandoli come “sporchi ebrei”. Passato qualche minuto una bomba incendiaria è stata lanciata contro la porta del ristorante. I clienti del locale riportano di aver visto il gruppo di arabi in fuga. I dipendenti del ristorante sono riusciti […]Continua a leggere
Giornata di sangue in Israele: il terrorismo palestinese attacca a più riprese cittadini israeliani
Giornata di sangue in Israele: il terrorismo palestinese attacca a più riprese cittadini israeliani Gerusalemme, 10 Novembre 2014 – Continuano gli attentati contro la popolazione israeliana compiuti da terroristi palestinesi: dopo gli attacchi delle settimane scorse in cui hanno perso la vita 4 persone, tra cui una bambina di pochi mesi, e molte altre sono rimaste gravemente ferite, questa mattina un ragazzo di 20 anni, soldato di leva, è stato accoltellato a Tel Aviv alla fermata Haganà da un palestinese […]Continua a leggere
Intrafada a Gaza: attentati contro sedi di Fatah
Striscia di Gaza: dieci attentati contro case e auto di Fatah Gaza, 7 Novembre 2014 – Almeno 10 esplosioni hanno investito oggi abitazioni e veicoli del partito palestinese Fatah nella Striscia di Gaza. Lo hanno riferito testimoni. Al momento non ci sono notizie di vittime, né si conosce la causa di questi attentati, condannate sia da Fatah, partito del presidente Abu Mazen, sia da Hamas che controlla l’enclave. Gli attentati si sono susseguiti nello spazio di qualche ora a partire dalle 2.30. Uno di questi ha preso di mira un palco eretto nella parte occidentale di Gaza in vista della commemorazione dei 10 anni dalla morte di Yasser Arafat, fondatore di Fatah. “Verso le 2.30 di stamane – racconta Fayez Abou Eita, portavoce di Fatah a Gaza – un attentato ha preso di mira la mia auto e la mia casa. L’attacco ha chiaramente come obiettivo Fatah e la sua presenza nella Striscia di Gaza. È anche il tentativo di impedirci di tenere una festa popolare per il decimo anniversario del martirio di Yasser Arafat“. È la prima volta da anni che l’anniversario della scomparsa di Arafat viene celebrato pubblicamente nella Striscia di Gaza dopo la guerra civile per il controllo del territorio che ha visto di fronte le due formazioni egemoni palestinese, Fatah e Hamas.Continua a leggere
La guerra al terrorismo dell’Egitto: il doppio standard della comunità internazionale
La guerra al terrorismo dell’Egitto: il doppio standard della comunità internazionale di Khaled Abu Toameh* Tre mesi dopo la tregua tra Hamas e Israele, gli egiziani muovono la loro guerra al terrorismo nel nord del Sinai. Ma la guerra dell’Egitto, che è iniziata dopo che i terroristi hanno massacrato 33 soldati egiziani, non sembra preoccupare la comunità internazionale e le organizzazioni per i diritti umani, almeno non tanto quanto l’operazione israeliana volta a fermare il lancio di razzi e di missili dalla Striscia di Gaza. Il giro di vite sulla sicurezza voluto dall’Egitto comprende la demolizione di centinaia di case lungo il confine con la Striscia di Gaza e le espulsioni forzate di migliaia di persone. L’obiettivo del Cairo è quello di stabilire una fascia di sicurezza lungo il confine che collega l’Egitto con la Striscia di Gaza per impedire ai terroristi di utilizzare i tunnel di contrabbando per lanciare attacchi contro i soldati e i civili egiziani. In altre parole, gli egiziani rafforzano il blocco a Gaza e puniscono i palestinesi che vivono lì, non solo Hamas. Tutto questo avviene sotto gli occhi della comunità internazionale e dei media. Tuttavia, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è stato chiesto di indire una riunione di emergenza per condannare ciò che gli attivisti egiziani per i diritti umani definiscono “trasferimenti” ed “evacuazioni” di centinaia di famiglie del Sinai. Gamal Eid, un avvocato egiziano e attivista per i diritti umani, ha detto che le misure di sicurezza egiziane sono “incostituzionali”. Egli ha osservato che l’art. 63 della Costituzione egiziana vieta il trasferimento forzato e arbitrario dei cittadini in tutte le forme. Gli esperti egiziani della sicurezza questa settimana hanno messo in guardia sul fatto che “l’evacuazione” dei residenti del Sinai non fermerebbe gli attacchi terroristici contro la polizia e l’esercito. L’ex generale dell’esercito Safwat al-Zayyat non esclude l’ipotesi che i terroristi intensificheranno i loro attacchi non solo nel Sinai ma anche in altre parti dell’Egitto, incluso il Cairo, per dimostrare che le misure prese dall’esercito egiziano sono inefficaci. Inoltre, a suo dire il trasferimento di migliaia di famiglie e la demolizione delle loro abitazioni farebbe il gioco dei terroristi. L’attivista egiziano Massad Abu Fajr ha scritto su Facebook che l’espulsione coatta della famiglie dalle loro case in Egitto equivale a “una dichiarazione di guerra da parte delle autorità egiziane” ai tre clan più grandi e più potenti del Sinai. Anche secondo lui il giro di vite sulla sicurezza avrà un effetto boomerang e rafforzerà ulteriormente i terroristi.Continua a leggere
Fatah e Hamas propugnano l’eliminazione di Israele anche nei loro simboli
Quei simboli palestinesi virtualmente genocidi Prima di riconoscere lo “stato di Palestina”, si dovrebbe esigere dai palestinesi che la facciano finita con le mappe che propugnano l’eliminazione di Israele di Ilya Meyer C’è qualcosa di veramente inquietante, e un po’ nauseante, nel vedere nazioni moderne e civili che assicurano riconoscimento ufficiale e massicci finanziamenti a organizzazioni terroristiche che dichiarano obiettivi virtualmente genocidi. La Svezia è il caso più recente di un paese che ha deciso di riconoscere ufficialmente “lo stato di Palestina” (senza che i palestinesi abbiano firmato un accordo di pace negoziato con Israele). Per mettere nella sua giusta prospettiva internazionale la dilettantesca e imbarazzante decisione svedese, evidentemente volta a racimolare un po’ di consensi interni, basta dare un’occhiata ai simboli dei movimenti nazionalisti dei palestinesi: giusto per avere un’idea dei veri obiettivi di questi “costruttori di pace”. Fino a pochi anni fa il mondo islamico si era adoperato (con successo) per impedire a Israele a alla sua Stella Rossa di David (l’equivalente israeliano della Croce Rossa) di diventare membro a pieno titolo della Croce Rossa Internazionale. Il mondo musulmano ha attenuato questa sua posizione apertamente antisemita solo a condizione che il simbolo della stella di Davide venisse cancellato e sostituito da un anonimo e incongruo rombo rosso in precario equilibrio su uno dei suoi angoli: una pretesa che aveva il solo e unico scopo di umiliare il simbolo ebraico, mentre Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, simboli collegati alle fedi cristiana e musulmana, venivano tranquillamente considerati adatti e pienamente compatibili con l’organizzazione umanitaria internazionale. Israele doveva ingoiare il rospo per vedersi accordato il privilegio di entrare nell’organizzazione di soccorso affinché lo stato ebraico potesse fornire aiuti d’emergenza anche a paesi musulmani, quando fossero colpiti da catastrofi di origine umana o naturale.Continua a leggere
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