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Ramallah (Giudea e Samaria): ANP arresta chi osa criticare il “governo” di Abu Mazen
WEST BANK: FARMACISTA IN CARCERE PER AVER CRITICATO L’AUTORITA’ PALESTINESE È l’inizio dell’estate quando la polizia dell’Autorità Nazionale Palestinese fa irruzione in una Farmacia di Ramallah, prelevando il proprietario, Raed Qubbaj, in quel momento impegnato con i suoi clienti. Il farmacista, con la coscienza a posto, non capisce, chiede spiegazioni, ma gli agenti tacciono. Non oppone resistenza e si fa portare in centrale, convinto che sia tutto un equivoco e che la polizia lo abbia scambiato con qualcun altro. Soltanto una volta in cella, a Qubbaj vengono mostrati degli screenshot delle sue pubblicazioni su Facebook in cui critica alcuni funzionari dell’Autorità Nazionale Palestinese, un reato grave da quelle parti. In effetti, il farmacista aveva criticato sulla sua bacheca Nimmer Hammad, un funzionario del governo di Abu Mazen che aveva insultato una giornalista di Al Jazeera durante un’intervista. Così, secondo le leggi del governo palestinese nel West Bank, dopo aver passato quattro notti in carcere, dormendo per terra su un materasso sporco e che odora di urina, Raed Qubbaj dovrà presentarsi davanti ai giudici a novembre e se mancherà all’appuntamento, sarà costretto a pagare una multa di 1.400 dollari.Continua a leggere
Parlamento europeo: 52 deputati candidano blogger antisemita al Premio Sacharov 2014
L’eroe della lista Tsipras è un blogger arabo che incita a uccidere ebrei L’ultima trovata dell’eurosinistra: candidare al premio Sakharov Alaa Abdel Fattah, egiziano noto per gli appelli all’odio verso Israele. di Noam Benjamin Da due settimane è tornato in libertà su cauzione. Un domani potrebbe aspirare al Premio Sacharov per la libertà di pensiero: riconoscimento del Parlamento europeo per i difensori dei diritti umani e delle libertà individuali. È Alaa Abd El-Fattah, blogger 33enne egiziano noto nel suo Paese per aver sviluppato una piattaforma digitale libera dalle censure laiche, islamiche o militari. Entrato e uscito dal carcere più volte dal 2006, in Egitto Fattah è diventato un simbolo delle proteste contro il regime dell’ex faraone Hosni Mubarak ed è considerato un precursore della primavera araba. Peccato però che il suo nome sia anche associato a bellicose dichiarazioni di odio verso Israele e i suoi abitanti, che il blogger invita a uccidere senza tanti complimenti. La sua candidatura al premio intitolato al dissidente sovietico Andrej Sacharov arriva dall’ala sinistra dell’Europarlamento. Sono stati i 52 deputati di Sinistra unitaria europea/ Sinistra verde nordica (Gue/Ngl) a sostenere il nome Fattah assieme a quello di due rapper arabi: Mouad Belghouate (meglio noto come El Haqed) e Ala Yaacoubi (Weld El 15), condannati a una serie di pene detentive nei rispettivi Paesi di origine per aver espresso le proprie opinioni. Il gruppo Gue/Ngle comprende fra gli altri i tedeschi della Linke, i francesi del Front de gauche, e gli italiani di «L’altra Europa con Tsipras», al secolo Barbara Spinelli, Curzio Maltese ed Eleonora Forenza. Tre deputati che hanno fatto parlare di sé per avere, la prima, promesso di candidarsi solo per aiutare il partito, salvo mantenere a sorpresa il seggio a Strasburgo; il secondo per non aver rinunciato allo stipendio di Repubblica ; la terza per aver introdotto a Regina Coeli un collaboratore colto a spacciare marijuana al leader antagonista detenuto Nunzio d’Erme. «Il Parlamento deve riconoscere le voci della primavera araba»: così il gruppo politico ha motivato la triplice candidatura.Continua a leggere
Antisemitismo sul web: un tweet di auguri ai propri tifosi di religione ebraica scatena gli insulti dei followers del Liverpool
«Buone feste a tutti i nostri tifosi ebrei». Insulti antisemiti, autogol del Liverpool di Francesco Battistini Che siano neri o ebrei, poco importa: loro non cinguettano, gracchiano. Dopo il caso Balotelli della scorsa settimana, e i tweet che gli davano della «scimmia» perché s’era permesso di sfottere bonariamente i rivali del Manchester, i corvi del social network sono tornati a bombardare il Liverpool Football Club. Venerdì scorso, capodanno ebraico, è bastato un normale gesto di cortesia della società — augurare […]Continua a leggere
ANP ammette: “Lavoratori palestinesi trattati meglio dagli israeliani che dai propri fratelli”
Lavoratori palestinesi in Cisgiordania: “Meglio lavorare per gli israeliani” Pochi soldi e nessun diritto sotto datori di lavoro palestinesi, dice un reportage del quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Il quotidiano ufficiale dell’Autorità Nazionale Palestinese Al-Hayat Al-Jadida elogia le condizioni di lavoro dei palestinesi impiegati da israeliani negli insediamenti in Cisgiordania, denunciando al contempo i bassi salari e la mancanza di diritti dei palestinesi alle dipendenze di altri palestinesi. In un articolo pubblicato lo scorso 21 settembre (tradotto in inglese da Palestinian Media Watch), Al-Hayat Al-Jadida scrive: “Ogni volta che i lavoratori palestinesi hanno l’opportunità di lavorare per datori di lavoro israeliani sono pronti a lasciare il loro lavoro sotto datori di lavoro palestinesi per motivi che hanno a che vedere con stipendio e altri diritti”. Il giornale ha intervistato un gruppo di lavoratori palestinesi per la stesura del reportage e ha scoperto che quelli con datori di lavoro israeliani guadagnato molto di più di quelli che lavorano per altri palestinesi. Tutti i palestinesi impiegati da palestinesi hanno detto di non avere assicurazione medica, che per la legge palestinese non è obbligatoria, e che non ricevono nessun rimborso per i trasporti. Al contrario, specifica il quotidiano palestinese, i datori di lavoro israeliani sono soliti coprire le spese di trasporto dei lavoratori da e per il luogo di lavoro.Continua a leggere
Hamas, ISIS e il Diritto Internazionale a targhe alterne
Se il diritto internazionale viene applicato a corrente alternata Quando Israele attaccava i terroristi a Gaza veniva condannato dagli stessi paesi arabi che ora sostengono l’attacco Usa contro i terroristi in Siria di Alan Dershowitz L’attacco aereo da parte di forze americane e arabe contro l’ISIS e altri obiettivi terroristici equivale agli attacchi aerei israeliani contro obiettivi terroristici di Hamas nella striscia di Gaza. Stando alle parole del generale a riposo Wesley Clark, gli attacchi aerei degli Stati Uniti mirano a “degradare e distruggere” le strutture dei gruppi terroristici, tra cui la rete elettrica, le loro fonti di finanziamento e altri obiettivi a doppio uso militare e civile. Quando Israele ha attaccato obiettivi militari di Hamas, compresi alcuni a doppio uso militare e civile, è stato condannato da quegli stessi paesi arabi che ora partecipano e/o sostengono l’attacco congiunto in Siria di Stati Uniti e stati arabi. La differenza, naturalmente, è che la minaccia rappresentata dall’ISIS non è così incombente e immediata per gli Stati Uniti, i loro alleati occidentali e probabilmente neanche per i loro alleati mediorientali di quanto non fossero incombenti e immediate le minacce poste da Hamas per Israele. Tra le nazioni più ipocrite che partecipano all’attacco condotto dagli Stati Uniti spicca naturalmente il Qatar, che non solo ha condannato Israele per aver difeso i propri civili contro i razzi e i tunnel delle infiltrazione terroristiche di Hamas, ma ha anche concretamente sostenuto e finanziato gli attacchi di Hamas e ha offerto asilo ai capi terroristi di Hamas che quegli attacchi ordinavano. Certo l’ipocrisia non è una novità, quando si tratta della doppia morale applicata dalla comunità internazionale nei confronti di Israele. Gli Stati Uniti e i loro partner arabi hanno il diritto di intraprendere un’azione preventiva contro i gruppi terroristici senza dover temere condanne alle Nazioni Unite, “rapporti Goldstone” o la minaccia di vedere i propri leader trascinati davanti alla Corte Penale Internazionale. Invece qualunque cosa faccia Israele, indipendentemente da quanto si preoccupi di ridurre al minimo possibile le vittime civili, diventa motivo di isteriche condanne internazionali.Continua a leggere
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