Ultimi Articoli

Predicatore a Gaza: “Solo con le armi istituiremo il califfato”

Di Emanuel Baroz | 17 settembre 2014
1 commento
Predicatore a Gaza: “Solo con le armi istituiremo il califfato”

Predicatore a Gaza: “Solo con le armi istituiremo il califfato” Il 29 agosto scorso lo sceicco Abu Iyad Funun ha pronunciato un sermone del venerdì nella moschea al-Huda di Gaza brandendo un mitra d’assalto e proclamando che le armi sono l’unico mezzo con i cui i palestinesi potranno istituire il “califfato”. Lo sceicco Abu Iyad Funun è uno dei detenuti palestinesi per terrorismo che nel 2011 vennero scarcerati nel quadro del ricatto di Hamas per il rilascio dell’ostaggio israeliano Gilad […]Continua a leggere

Israele: allarme attentati contro turisti israeliani in Europa e in Africa

Di Emanuel Baroz | 16 settembre 2014
0 commenti
Israele: allarme attentati contro turisti israeliani in Europa e in Africa

ISRAELE: ALLARME ATTENTATI IN EUROPA IN PROSSIMITÀ DELLE PROSSIME FESTIVITÀ EBRAICHE Gerusalemme, 15 Settembre 2014 – Le autorità israeliane alla sicurezza hanno messo in allerta i turisti israeliani che potrebbero subire attentati da parte dell’Isis e da parte degli Hezbollah libanesi legati all’Iran. Lo Stato ebraico ha alzato il livello di guardia soprattutto perché fra poco cadranno le festività ebraiche del nuovo anno e dello Yom Kippur. Secondo Israele i terroristi islamici potrebbero colpire sia nell’Europa Occidentale sia in Africa. […]Continua a leggere

L’appoggio al terrorismo islamico come “unica arma dei popoli oppressi” è un errore (anche) storico

Di Emanuel Baroz | 16 settembre 2014
4 commenti
L’appoggio al terrorismo islamico come “unica arma dei popoli oppressi” è un errore (anche) storico

Cinque stelle, quattro in condotta, zero in storia La faciloneria e il semplicismo di chi non conosce il passato e giudica i conflitti restandosene comodamente al riparo. di Ugo Volli Ha fatto rumore, un paio di settimane fa, l’ennesima sparata del grillino di turno, in appoggio al terrorismo: “Nell’era dei droni e del totale squilibrio degli armamenti il terrorismo, purtroppo, è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella. È triste ma è una realtà. Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche non violente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana. Non sto né giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire. Per la sua natura di soggetto che risponde ad un’azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore“. L‘onorevole Di Battista (questo il nome dell’illuminato personaggio) non si riferiva per una volta al terrorismo contro Israele, ma all’Isis, quella funebre formazione che si è proclamata califfato (che per chi non lo sapesse, è un’istituzione religiosa: “khalifa” significa successore, del profeta, naturalmente) e che pratica il genocidio di cristiani, yazidi e altri “infedeli”. Ciò nonostante le sue dichiarazioni sono utili a capire la ragione per cui tanti “progressisti” politici e religiosi si schierano contro Israele e quindi vanno considerate con attenzione. Nell’anti-israelismo e nell’antisionismo c’è spesso una base tradizionalmente antisemita, questo è chiaro. Israele non è solo lo Stato degli ebrei, è l’ebreo degli Stati e viene trattato come gli ebrei venivano trattati durante l’esilio: ghettizzato, discriminato, boicottato, sospettato di crimini ridicoli e spesso infamanti, come “ammazzare bambini”. Grazie a un millennio e mezzo e passa di martellante antigiudaismo cristiano, gli ebrei sono il gruppo che viene facile odiare e il loro Stato, che non doveva mai essere costituito secondo la sensibilità cristiana (perché l’esilio dell’ebreo errante faceva parte della punizione del “popolo deicida”) segue la stessa sorte, unico fra gli stati del mondo. Ma oltre a questa radice teologico-politica, nello schieramento istintivo da parte di molta sinistra a favore del terrorismo arabo vi è qualcosa di più generale, che si ripercuote anche contro Israele: l’idea che bisogna schierarsi con loro, anche se usano metodi di lotta atroci e inumani, perché sono i “più deboli”, “gli oppressi”, e dunque i nuovi proletari, la “moltitudine” di cui parlava Toni Negri nel suo best seller internazionale “Impero”. E’ un atteggiamento così diffuso e irriflesso che non si può non farci i conti. Ma bisogna dire che esso è radicalmente sbagliato. E’ sbagliato sul piano etico, naturalmente. Il drone o l’aereo che cerca di uccidere il terrorista può sbagliare naturalmente e coinvolgere persone che non c’entrano. In guerra è sempre successo, purtroppo e questo è un buon motivo per cercare di evitare le guerre, per tentare di risolvere le dispute sul piano pacifico. Ma il colpo mira a un bersaglio preciso, a un combattente nemico. Il terrorista suicida che si fa saltare nella metropolitana o, come è successo spesso in Israele, negli autobus nei caffè nei supermercati nei ristoranti non cerca neanche di distinguere, non si dà obiettivi militari, se la prende con la gente qualunque dall’altra parte della barricata. Lo stesso fanno i razzi di Hamas, le molotov e i sassi sulle macchine, gli accoltellamenti casuali, le stragi di civili di altra religione, magari dopo aver marcato la loro casa con un segno infamante come facevano i nazisti.Continua a leggere

Hamas ammette: “Durante il conflitto abbiamo usato scudi umani”

Di Emanuel Baroz | 15 settembre 2014
7 commenti
Hamas ammette: “Durante il conflitto abbiamo usato scudi umani”

Hamas ammette: “Durante il conflitto abbiamo usato scudi umani” Gaza, 12 Settembre 2014 – A due settimane dal conflitto che ha insanguinato la Striscia di Gaza, l’organizzazione estremista Hamas ammette di aver utilizzato scudi umani nelle scuole e negli ospedali per lanciare attacchi contro Israele. Secondo quanto affermato da Ghazi Hamad, alto esponente di Hamas, i combattenti non avrebbero avuta altra scelta, se non quella di lanciare i missili contro i nemici dalle aree residenziali. Tali misure, secondo lui, era […]Continua a leggere

Abu Mazen teme un nuovo golpe di Hamas

Di Emanuel Baroz | 14 settembre 2014
2 commenti
Abu Mazen teme un nuovo golpe di Hamas

Hamas vuole fare un golpe contro di noi. Lo sfogo di Abu Mazen Il rais palestinese attacca i compagni di governo: “Mi faranno impazzire”. Il report israeliano e le sorti dell’unità di Rolla Scolari ROMA – “Hamas vuole farmi impazzire“. Non è riuscito a trattenersi il rais palestinese Abu Mazen nelle stanze del potere di Doha, alla presenza dell’emiro del Qatar, quel Tamim bin Hamad al Thani che ospita i capi politici di Hamas e dona milioni di dollari alla Striscia, e le cui immagini spesso ricoprono i muri di Gaza. “Il loro proposito è distruggere la Cisgiordania e creare uno stato di anarchia per orchestrare un colpo di stato contro di noi“, avrebbe detto il presidente all’emiro, riferendosi alle attività del gruppo islamista che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza. La trascrizione della presunta conversazione avvenuta il 21 agosto – e di quella tenutasi poco dopo l’arrivo nella stessa stanza anche del capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal – è stata pubblicata i primi di settembre sulle pagine di un quotidiano libanese, al Akhbar. E’ un colpo fatale, e non l’unico durante l’estate di guerra, contro i destini già traballanti del governo d’unità nazionale palestinese, nato senza troppa convinzione agli inizi di giugno, dopo un accordo tra Fatah, movimento del presidente che governa la Cisgiordania, e i vertici di Hamas. Così mentre a Gaza c’è la guerra, mentre sono in corso l’Operazione Margine Protettivo dell’esercito israeliano contro Hamas, il lancio di razzi palestinesi, i tentativi di incursione dei miliziani attraverso le gallerie sotterranee, l’emiro tenta la via della mediazione, invitando al suo tavolo le fazioni palestinesi. La campagna militare israeliana, il crescente numero dei morti civili nella Striscia – duemila il bilancio totale secondo fonti mediche locali al termine dell’operazione – e la necessità di trovare una soluzione a settimane di conflitto avrebbero dovuto unire i ranghi della politica palestinese, creare un fronte compatto per innescare una trattativa. I cablogrammi “rubati” raccontano invece un’atmosfera carica d’astio.Continua a leggere