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Yom Ha Zikaron: Israele piange i suoi morti. Peres: “Siamo un popolo senza scelta. Combattere o morire. È grazie a loro che siamo qui”
Yom Ha Zikaron: Israele piange i suoi morti. Peres: “Siamo un popolo senza scelta. Combattere o morire. È grazie a loro che siamo qui” Gerusalemme, 5 Maggio 2014 – Da ieri sera sono in corso in Israele le cerimonie in occasione di Yom ha Zikaron (Giorno del Ricordo dei Caduti), una giornata di lutto nazionale dedicata al ricordo dei soldati caduti nelle guerre, dal 1948 ad oggi, e delle altre persone rimaste vittime del terrorismo antisraeliano (e antiebraico): in tutto […]Continua a leggere
Bruxelles (Belgio): vietato il congresso antisemita con il comico Dieudonné
Bruxelles (Belgio): vietato il congresso antisemita con il comico Dieudonné L’uomo è già finito alla ribalta delle cronache nel suo Paese per gli attacchi contro gli ebrei Bruxelles, 4 Maggio 2014 – Il fantasma dell’antisemitismo torna a manifestarsi in Europa. Questa volta teatro di un nuovo allarmante episodio – che per fortuna si è concluso senza particolari conseguenze – è stata Bruxelles, dove si sarebbe dovuto tenere oggi un congresso cosiddetto ‘della dissidenzà con la partecipazione del controverso comico francese Dieudonné. L’uomo è già finito alla ribalta delle cronache nel suo Paese per gli attacchi contro gli ebrei formulati nei suoi spettacoli. Che proprio per questo sono stati vietati dalle autorità. Organizzato ad Anderlecht (comune della cintura periferica della capitale belga) da un gruppo di estrema destra guidato dal deputato Laurent Louis, noto per le dichiarazioni contro i rom e gli ebrei e il suo motto ‘prima i belgì, lo svolgimento del raduno già ieri era stato al centro di polemiche e prese di posizione assai critiche da parte di esponenti politici di primo piano e amministratori locali. La Lega belga contro l’antisemitismo e altre organizzazioni analoghe avevano chiesto esplicitamente l’intervento delle autorità. E questa mattina è arrivata la decisione del borgomastro di Anderlecht, il socialista Eric Tomas, di vietare la manifestazione con un’ordinanza urgente. Un provvedimento preso con il pieno accordo del ministro dell’Interno Joelle Milquet. Louis e circa 500 suoi accoliti non hanno però rinunciato a radunarsi in mattinata davanti al luogo dove si sarebbe dovuto svolgere il congresso intonando slogan e ripetendo i gesti provocatori resi noti da Dieudonné. Fronteggiati da un imponente cordone di polizia i manifestanti non hanno raccolto le ripetute sollecitazioni di disperdersi. E hanno protestato lanciando verso le forze antisommossa anche degli ananas, simbolo di una delle canzoni-parodia che sono il cavallo di battaglia di Dieudonnè. È stato a questo punto che, verso le 15.30, contro i manifestanti sono entrati in azione i cannoni ad acqua della polizia.Continua a leggere
L’Iran mette al bando Whatsapp perchè “Zuckerberg è un sionista americano”
“Zuckerberg è un sionista americano”, l’Iran dichiara guerra a Whatsapp Teheran – Le autorità della Repubblica islamica hanno deciso di mettere al bando la popolare applicazione di messagistica perché il fondatore di Facebook che l’ha acquistata due mesi fa è “ebreo” La notizia del divieto all’uso della app – che trova grande risalto su tutta la stampa israeliana – è stata annunciata dal capo della commissione iraniana per i reati sul web, Abdolsamad Khorramabadi, che all’agenzia d’informazione ufficiale Irna ha spiegato che “la ragione dietro a questo provvedimento è l’acquisto di Whatsapp da parte del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, che è un sionista americano”. L’annuncio di Khorramabadi ha innescato una forte polemica nel paese, con il governo che ha subito preso le distanze. Il ministro delle Comunicazioni, Mahmoud Mehr, ha dichiarato che l’esecutivo “è assolutamente contrario al divieto su Whatsapp”. Già lo scorso 19 marzo il sito d’informazione ‘Parsine’ aveva riferito che Whatsapp era stata oscurata in tutto l’Iran dai servizi di intelligence, ma il governo aveva smentito. A inizio anno la questione è arrivata all’attenzione anche della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, il quale ha lanciato una fatwa che vieta in Iran le chat online tra uomini e donne non legati da vincoli parentali, bollando la pratica come “immorale”.Continua a leggere
Convegno islamico a Milano: imam moschea di Al-Aqsa (Gerusalemme) incita alla distruzione di Israele
Convegno islamico a Milano: “Libereremo Al-Aqsa!” Milano – “Torneremo al mare di Jaffa, alle spiagge di Haifa, alle palme di Beit Shean e alle colline di Lod e Ramla [tutte località israeliane]. Nella benedetta moschea di al-Aqsa, noi attendiamo le legioni dei conquistatori: attendiamo gli eserciti dalla Tunisia, dalla Giordania, dall’Egitto, dall’Iraq, dal Maghreb e dall’Hijaz [Arabia]“. Lo ha detto l’imam della moschea al-Aqsa di Gerusalemme, Raed Al-Danna, intervenendo lo scorso 27 aprile a un convegno islamico tenuto a Milano […]Continua a leggere
Negoziati di pace tra israeliani e palestinesi: le ragioni del fallimento di John Kerry
Perché Kerry ha fallito in Medioriente di Stefano Magni Il 29 aprile sarebbe dovuto essere l’ultimo giorno utile per chiudere un accordo fra Autorità Nazionale Palestinese e Israele. Sono passate 24 ore da quella scadenza e l’unico accordo firmato in Medio Oriente è quello fra i due partiti palestinesi, Al Fatah e Hamas, volto a formare un fronte unitario contro Israele. Non solo la situazione non è migliorata, ma è addirittura peggiorata. Mentre Barack Obama è ancora in Asia orientale, ad arbitrare il fallito negoziato è il suo segretario di Stato, nonché ex candidato alle presidenziali del 2004: John Kerry. Constatato il fallimento completo dei colloqui da lui stesso avviati, ad Amman, alla fine del 2013, il ministro democratico non trova niente di meglio da dire che una frase che sprizza pessimismo offensivo: “Ribadiremo la soluzione dei due Stati come l’unica vera alternativa. Perché uno Stato unitario (israeliano, ndr) finisce per essere uno Stato in cui vige l’apartheid, con cittadini di seconda classe, oppure uno Stato che nega a Israele la capacità di essere uno Stato ebraico”. Lo ha detto proprio quando si celebrava la memoria delle vittime della Shoah, dimostrando una sensibilità pari a quella di un elefante nella cristalleria. La reazione non si è fatta attendere. Protesta da parte del governo Netanyahu, protesta del Partito Repubblicano e sollevazione dell’opinione pubblica ebraica e filo-israeliana in America, che è quasi tutta formata da elettori del Partito Democratico. Un disastro su tutta la linea. Ieri John Kerry, di fronte alla raffica di critiche, si è scusato pubblicamente affermando che “se potessi riavvolgere il nastro, userei una parola diversa”. Probabilmente gli elettori democratici (negli Stati Uniti) si accontenteranno di queste scuse e continueranno a votarlo. Ma, a ben guardare, scuse non sono, perché non è certo la singola parola “apartheid”, ma la logica del suo ragionamento. Riassumendo in poche parole: per Kerry, il problema è solo Israele. Questa tendenza è confermata anche da una precedente gaffe pronunciata da Kerry, quando i negoziati erano ancora aperti, nel momento in cui aveva detto che, in caso di un loro fallimento, non avrebbe potuto contrastare un boicottaggio internazionale contro Israele. Era una velata minaccia.Continua a leggere
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