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Fatah: “Nessun palestinese ha mai abbandonato l’opzione della lotta armata contro Israele”

Di Emanuel Baroz | 12 ottobre 2012
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Fatah: “Nessun palestinese ha mai abbandonato l’opzione della lotta armata contro Israele”

Fatah: “Nessun palestinese ha mai abbandonato l’opzione della lotta armata contro Israele” Ramallah, 10 Ottobre 2012 – Mahmoud Aloul, membro del comitato centrale di Fatah ed ex governatore dell’Autorità Palestinese di Nablus, in un’intervista all’emittente Watan TV (in Cisgiordania), ha dichiarato che “nessun palestinese ha mai abbandonato l’opzione della lotta armata contro Israele”. Ed ha aggiunto: “Ogni opzione della resistenza richiede determinate condizioni per essere messa in atto” e “in questa fase” si è optato per una “lotta popolare”. Aloul […]Continua a leggere

Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento di Gadiel Gay Tachè

Di Emanuel Baroz | 10 ottobre 2012
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Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento di Gadiel Gay Tachè

Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento di Gadiel Gay Tachè In occasione delle celebrazioni per il 30° anniversario dell’attentato alla sinagoga di Roma, avvenuto il 9 ottobre 1982, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Saluto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e tutte le autorità civili presenti. Saluto inoltre il Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici e tutte le autorità religiose presenti. Sono passati 30 anni da quel 9 Ottobre 1982. Giorno che cambiò radicalmente la vita mia, della mia famiglia e della Comunità ebraica di Roma. In tutti questi anni mi è stato spesso chiesto di parlare e di raccontare. Proprio il mio amico, Riccardo Pacifici, mi ha sempre ripetuto che nessuno, meglio di me, avrebbe potuto ricordare Stefano e avrebbe potuto descrivere la mia sensazione. Aveva ragione ma evidentemente la mia timidezza non mi permetteva di farlo. In realtà dentro di me molte volte avrei voluto intervenire nelle ricorrenti cerimonie di commemorazione. Avrei voluto spesso gridare al mondo la mia tristezza, la disperazione che attanagliava tutta la mia famiglia, e la rabbia per una giustizia mai arrivata. Tuttavia ogni volta, mi richiudevo in me stesso, assistevo alla cerimonia e poi tornavo a casa e sfogavo le mie emozioni scrivendo o suonando. Oggi le cose sono cambiate. Forse perchè crescendo ci si rende conto di quanto sia importante conservare la memoria di eventi cosi tragici. Oggi io sento il dovere di essere qui in qualità di testimone. Perché ora sono cosciente che tocca a me fare in modo che il ricordo di Stefano non si dissolva nella nebbia della storia. Tocca a me ricordare al mondo che l’innocenza di un bambino, ancora una volta, è stata violata da mani assassine guidate dall’odio antisemita. Testimone si. Ma anche sopravvissuto di quel vile attentato terroristico.Continua a leggere

Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento del Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, Rav Riccardo di Segni

Di Emanuel Baroz | 10 ottobre 2012
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Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento del Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, Rav Riccardo di Segni

Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento del Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, Rav Riccardo di Segni In occasione delle celebrazioni per il 30° anniversario dell’attentato alla sinagoga di Roma, avvenuto il 9 ottobre 1982, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Signor Presidente, mentre La saluto e La ringrazio per la sua visita, e con Lei tutte le autorità e gli amici qui presenti, vorrei portare una testimonianza personale poco nota. Il pomeriggio delle esequie di Stefano Gai Tachè ero con un piccolo gruppo di rabbini nella camera mortuaria dell’Ospedale Fatebenefratelli, qui all’isola Tiberina, raccolti intorno alla piccola bara, quando arrivò il Presidente Pertini, accolto nelle strade da un assordante gelido silenzio. Davanti alla bara Pertini scoppiò in un pianto infrenabile, certo non cerimoniale. Sono convinto che fosse una commozione sincera, ma quel pianto rappresentava per noi il culmine di una drammatica contraddizione; tra la commozione per la tragedia, e l’atmosfera in cui si era determinata. L’attentato alla Sinagoga non era stato un evento isolato. Il dissenso legittimo nei confronti di una guerra e di un governo si era trasformato in una campagna di demonizzazione degli ebrei in quanto tali, condivisa a tutti i livelli. Fu elaborato con disinvoltura un mito collettivo di colpevolizzazione, che doveva portare a una sorta di sacrificio rituale di cui noi fummo le vittime designate. La politica non ci aiutò, anzi esasperò la tensione per fede o in cerca di consensi demagogici, regalando crediti mitologici di bontà e affidabilità a chi nelle sue imprese terroristiche non andava troppo sottile nella scelta delle sue vittime. Stiamo parlando dell’OLP, allora ben lontana da qualsiasi compromesso politico. Quando ci fu una gara tra gli esponenti del potere democratico italiano ad accogliere con entusiasmo acritico e tutti gli onori il leader di questa Organizzazione, provammo di nuovo l’ancestrale sensazione di distacco dal potere e di rifiuto nei nostri confronti, che ci ha accompagnato nella nostra lunga storia, fin dai remoti tempi biblici [in cui la capitale dell’impero persiano, Susa, assisteva attonita alle alleanze tra potere e persecutori (cfr. Ester 3:15)].Continua a leggere

Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento del Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici

Di Emanuel Baroz | 10 ottobre 2012
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Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento del Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici

Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento del Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici In occasione delle celebrazioni per il 30° anniversario dell’attentato alla sinagoga di Roma, avvenuto il 9 ottobre 1982, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Rivolgo innanzitutto il saluto e il benvenuto a nome mio e della Comunità ebraica di Roma al nostro presidente della Repubblica onorevole Giorgio Napolitano. Ai presidenti ed ai rabbini delle diverse comunità ebraiche italiane qui presenti Agli ambasciatori dello Stato d’Israele presso lo Stato italiano Naor Gilon e presso lo Stato del Vaticano, Zion Evrony. Alle autorità civili e militari tutte. Con il permesso del Rabbino Capo e dei Rabbini presenti Siamo oggi qui con Lei per commemorare quel triste 9 ottobre di 30 anni fa, quando in seguito ad un vile attentato terroristico di matrice palestinese furono gravemente ferite, mentre stavano pregando in questa sinagoga, 42 persone ed un piccolo bambino di soli due anni fu ucciso dai proiettili dei terroristi. Stefano Gaj Tachè z.l. Le sole immagini, concesse da Rai Teche, fotografano con chiarezza lo stato d’animo di noi ebrei romani in quel periodo. Chi le parla da questo luogo sacro non è solo il presidente della più antica comunità ebraica della diaspora occidentale, ma il figlio di un sopravvissuto a quel vile gesto. Mio padre Emanuele, qui presente, ha lottato per mesi fra la vita e la morte, dopo che una bomba a frammentazione gli aveva conficcato schegge in tutto il corpo, lacerato il ventre, squarciato la gola e ferito gravemente un occhio. Ancora oggi porta nelle sue carni quelle schegge (destino comune ai più dei 40 feriti). Venne raccolto esanime da Anselmo Astrologo che lo portò all’Ospedale Fatebenefratelli. Oramai creduto morto i medici gli stesero un lenzuolo bianco a fianco del piccolo Stefano. Nel dargli l’ultimo saluto e benedizione il nostro Rabbino Emerito Elio Toaff (che salutiamo tutti con devozione), si rese conto che ancora respirava. Cercò quindi di richiamare l’attenzione dei medici, fra cui il prof. Oliviero Schilirò, implorandolo di tentare il tutto per tutto. Così fece, insieme ai professori Stefano Picchioni e Giuseppe Cucchiara ed oggi mio padre non sarebbe ancora vivo se quei medici e tanti altri negli anni a venire, non si fossero prodigati con amore per le sue cure. La mia vita ed il mio destino, così come quella delle famiglie dei tanti feriti, cambiò alle ore 12 del 9 ottobre del 1982. Tutti i miei progetti e le mie aspirazioni di giovane studente all’ultimo anno delle scuole medie superiori furono abbandonati perché dovevo mantenere i miei genitori. Questa esperienza ha segnato non solo le mie aspirazioni ma anche la mia vita ebraica perché quel giorno giurai a me stesso che avrei combattuto con anima e corpo per la mia Comunità. Per Israele.Continua a leggere

Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento del Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna,

Di Emanuel Baroz | 10 ottobre 2012
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Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento del Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna,

Cerimonia 30° anniversario attentato Sinagoga di Roma: l’intervento del Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna In occasione delle celebrazioni per il 30° anniversario dell’attentato alla sinagoga di Roma, avvenuto il 9 ottobre 1982, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Illustri autorità, cari amici porto in questa commemorazione la vicinanza, la solidarietà e l’affetto di tutte le Comunità ebraiche italiane a Daniela, a Yossy, a Gady e a tutti i membri delle famiglie Gaj e Taché. Illustre caro Presidente Napolitano, questa sua visita arricchisce il lungo elenco di occasioni di incontro che si sono succedute nel corso degli anni e attraverso le quali si è sempre più approfondito il rapporto di grande stima, di condivisione e di affettuosa partecipazione a tutte le numerose iniziative che da Lei sono state promosse. Si è sempre trattato di scelte finalizzate a difendere la coesione interna del nostro paese e a rafforzare l’opzione democratica e repubblicana mirabilmente codificata dall’Assemblea Costituente. Scelte che sono sempre state di sostegno a una politica estera mirata a tentare di sostituire le trattative e gli arbitrati ai conflitti armati per la soluzione delle controversie tra gli Stati o tra diverse componenti che convivono nello stesso Stato. Quest’incontro odierno ha un significato particolare, sia perché gli ebrei hanno il piacere e l’onore di ospitare il Capo dello Stato in una propria sede sia perché questo avviene a 30 anni dall’attacco terroristico nel quale perse la vita il piccolo Stefano Gay Taché e molte altre persone restarono gravemente ferite. Quel bambino fu certamente una vittima del terrorismo e se molto abbiamo insistito perché questo fosse riconosciuto non è solo per un atto di giustizia ma anche per riaffermare i valori che ci uniscono.Continua a leggere