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Antisemitismo e terrorismo antiebraico: è così difficile chiamare le cose con il proprio nome?

Di Emanuel Baroz | 20 marzo 2012
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Antisemitismo e terrorismo antiebraico: è così difficile chiamare le cose con il proprio nome?

L’eterno vizio di «minimizzare» e la solitudine dei bersagli dell’odio di Pierluigi Battista La caccia all’ebreo non conosce requie Non solo in Francia. Anche in Italia hanno ucciso bambini ebrei solo perché erano bambini ebrei. Anche in Italia, su una nave italiana che è territorio italiano, hanno ucciso un vecchio ebreo in carrozzella, solo perché era un ebreo. Non nell’epoca nera dello sterminio. Non nella pagina più vergognosa della storia italiana. Ma negli ultimi trent’anni. Come in Europa, dove la caccia all’ebreo, l’ebreo come bersaglio da annientare, da schiacciare sotto il peso dell’odio, non ha mai conosciuto requie. Fino all’orrenda strage di Tolosa. Si tende sempre a non crederci, a non prendere atto della realtà. A non evocare l’antisemitismo come veleno permanente, reso ancora più aggressivo quando si traveste da verbo antisionista. Contro l’ebreo si incontrano tutti gli estremisti, tutti i fanatici, tutti quelli che considerano la democrazia un vizio da sradicare. Quando nel 1982 vennero presi di mira in tutta Europa i cimiteri ebraici, le sinagoghe, le scuole israelitiche, i luoghi di culto degli ebrei, gli eredi del nazismo trovarono convergenze e appoggi tra chi, durante la guerra del Libano, predicava insieme la distruzione dello Stato di Israele e degli ebrei, fisicamente. Fu in quei giorni che in Italia, il 9 ottobre del 1982, un piccolo bambino ebreo, Stefano Gay Taché, venne assassinato da un commando di terroristi mediorientali mentre usciva insieme alla sua famiglia dalla sinagoga Maggiore di Roma per celebrare l’ultimo giorno della festa di Sukkot. Assassinato perché era un ebreo: vittima di un odio assoluto e inestinguibile. E altri bambini ebrei feriti, altri adulti ebrei tra la vita e la morte. Una ferita nella coscienza nazionale che non si è ancora rimarginata. Pochi anni dopo, sull’ Achille Lauro , nave italiana, un vecchio signore paralitico di nome Leon Klinghoffer venne ucciso da un commando di terroristi palestinesi. Non stava bombardando Gaza, stava in crociera con sua moglie. Ma doveva essere «punito» perché ebreo. Tutta l’«epopea» di Sigonella che ne seguì, quanto tenne in conto che sul territorio italiano alcuni terroristi avevano trucidato un vecchio ebreo, e quanto venne considerato il fatto che lasciar andar via i terroristi significava lasciare impunito il gesto mostruoso di una banda di antisemiti? E invece si tende sempre a minimizzare. Se non a giustificare, per carità, almeno a ridimensionare la portata simbolica di un delitto contro gli ebrei. Chiunque sia l’assassino: un fanatico nazi o un fanatico islamista che nella sua guerra santa contro «l’entità sionista» prevede anche il massacro degli ebrei, ovunque si trovino. Quando nel 2006 venne rapito a Parigi un giovane ebreo, Ilan Halimi, la polizia francese si affannava a non dare troppo credito alla pista antisemita. Poi si seppe che Ilan, durante i 24 giorni di prigionia, venne torturato, orrendamente seviziato mentre le sue urla, forse, potevano essere captate nella banlieue a maggioranza musulmana dove l’ostaggio era stato rinchiuso, prima di essere arso vivo e gettato come immondizia lungo la ferrovia. Poi, quando vennero scoperti gli aguzzini e gli assassini, si tenne un processo. E durante il processo il capo della banda, dopo aver iniziato il discorso con «Allah Akbar», definì gli ebrei «nemici da combattere per il bene dell’umanità». Perché la polizia francese non imboccò allora la pista giusta da subito, perché aveva tanta paura nel riconoscere che l’antisemitismo aveva assunto un nuovo volto nel cuore di Parigi e che un giovane ebreo poteva essere sottoposto a sevizie per giorni e giorni nel cuore popoloso della città?Continua a leggere

Tolosa, attentato davanti a una scuola ebraica:ci sono quattro morti, tra cui tre bambini

Di Emanuel Baroz | 19 marzo 2012
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Tolosa, attentato davanti a una scuola ebraica:ci sono quattro morti, tra cui tre bambini

La polizia sospetta che sia lo stesso killer che ha ucciso 3 militari la scorsa settimana Tolosa, attentato davanti a una scuola ebraica:ci sono quattro morti, tra cui tre bambini L’attentatore è fuggito in scooter: forse un ferito. Morti un professore e i suoi due figli. Sarkozy: «E’ una tragedia» Tolosa, 19 Marzo 2012 – Un uomo ha aperto il fuoco davanti ad una scuola ebraica a Tolosa, in Francia. Almeno 4 persone (tre delle quali bambini) sono morte nell’attentato. Tra le vittime anche un professore di religione, Jonathan Sandler, 30 anni, di cittadinanza francoisraeliana e i suoi 2 figli di 5 e 3 anni. L’altra vittima è una bambina di 10 anni, figlia del direttore della scuola. Un adolescente di 17 anni invece è stato gravemente ferito e si trova in fin di vita all’ospedale di Tolosa. L’attentato è avvenuto poco dopo le otto del mattino dinanzi alla scuola, in un momento in cui circa 200 tra ragazzini e adolescenti, insieme i loro famigliari, si trovavano di fronte all’istituto. L’uomo – secondo la ricostruzione del procuratore Michel Valet – prima ha «sparato contro tutto quello che aveva di fronte», poi ha anche «inseguito alcuni bambini all’interno della scuola». L’attentatore sarebbe poi fuggito in scooter. Le munizioni e il tipo di fucile utilizzato nell’attentato sarebbe dello stesso calibro di quello utilizzate dall’uomo che ha ucciso la settimana scorsa tre militari in due distinti agguati a Tolosa e Montauban. Secondo la polizia si dovrebbe trattare quindi dello stesso attentatore che avrebbe utilizzato la stessa arma. Intanto il tribunale antiterrorismo di Parigi ha aperto un’inchiesta per la strage della scuola e per l’omicidio dei militari.Continua a leggere

Le menzogne palestinesi continuano. Ma per fortuna adesso c’è qualcuno che le smaschera…

Di Emanuel Baroz | 18 marzo 2012
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Le menzogne palestinesi continuano. Ma per fortuna adesso c’è qualcuno che le smaschera…

Le menzogne palestinesi continuano. Ma per fortuna adesso c’è qualcuno che le smaschera… Gaza, 18 Marzo 2012 – Ha destato scalpore sul web  la foto pubblicata su Twitter dal palestinese Nour Abed rappresentante un bambino intento a pulire del sangue con il commento “Un bambino palestinese lava il sangue di suo fratello!”. La foto era già stata pubblicata nel giugno 2011 su un blog anti israeliano con il commento “Un bimbo palestinese lava il sangue di suo fratello ucciso da […]Continua a leggere

Le bugie palestinesi hanno le gambe sempre più corte…

Di Emanuel Baroz | 16 marzo 2012
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Le bugie palestinesi hanno le gambe sempre più corte…

Calunniate, calunniate, resterà sempre qualcosa… Gaza, 14 marzo 2012 – Un bambino palestinese è morto oggi in conseguenza delle ferite riportate. In una prima versione, l’agenzia di stampa internazionale AP ha accusato erroneamente l’esercito israeliano di essere responsabile della morte del ragazzo, colpito secondo loro da un aereo israeliano che mirava a un deposito di armi a Gaza. Un responsabile palestinese della salute pubblica, ripreso da tutte le agenzie di stampa, ha annunciato per primo la morte di al-Barka Mugrahbi, di otto anni, dicendo che aveva ceduto alle ferite provocate dall’esercito israeliano. Molto presto Tsahal ha formalmente risposto a queste accuse dicendo che nessuno dei suoi attacchi aerei mirati sono avvenuti nel momento e nel luogo in cui il bambino è stato ferito. Le verifiche dell’agenzia AP e le testimonianze della famiglia del bambino hanno confermato le dichiarazioni di Tsahal. Di conseguenza l’AP, dopo aver fatto controlli sul posto, ha pubblicato questa sera un comunicato in cui si smentisce la versione del mattino. Le dichiarazioni della famiglia del bambino e di testimoni presentano dunque una versione diversa da quella all’inizio annunciata. Lunedì scorso le cose sono andate così: a Gaza si svolge il funerale di un terrorista palestinese; Barka al-Mugrahbi fa parte del corteo funebre; degli uomini armati sparano colpi in aria; il bambino viene colpito incidentalmente da un proiettile vagante.Continua a leggere

Rachel Corrie: una vittima della propaganda antisraeliana

Di Emanuel Baroz | 16 marzo 2012
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Rachel Corrie: una vittima della propaganda antisraeliana

Il mito di Rachel Corrie di Giulio Meotti Il 16 marzo è l’anniversario della morte di Rachel Corrie, la studentessa universitaria americana, uccisa a Gaza da un bulldozer israeliano, nel tentativo di bloccare la demolizione di una casa di terroristi. Le autorità israeliane dichiararono che il guidatore, dal suo seggiolino sul bulldozer, non era riuscito a vederla, e che lei, per sua scelta, si era inserita sul percorso di manovra, in un punto da dove non poteva essere vista. Ma come al solito su Israele le bugie hanno il sopravvento sulla verità. Il mito di Corrie è stato uno dei più potenti strumenti di propaganda anti-israeliana. Ha ispirato opere letterarie, boicottaggi, e articoli  in tutto il mondo. La sua storia ha contribuito a diffamare Israele,  in un modo persino peggiore di quella della finta uccisione del piccolo  Mohammed al –Dura. Pochi giorni fa, un’azione legale intentata contro il boicottaggio ai prodotti israeliani da parte della cooperativa alimentare Olympia, è stata respinta dalla Corte Suprema di Washington. Olympia è il nome della città natale di Rachel Corrie. Dopo la sua morte, la Caterpillar è stata bersaglio di molte iniziative e persino la Church of England ha svenduto le azioni di quella società. Fatah ha pianto la morte di Corrie, come “la martire della libertà e della pace” , Hamas ha adottato il suo viso come mascotte e l’Iran le ha dedicato una strada. La mitologia ha presentato Corrie come “una contestatrice pacifica”, “una giovane donna che aveva dedicato la vita alla difesa non-violenta degli altri” e come “una nuova Giovanna d’Arco”. Una delle navi della flotillia per Gaza portava il suo nome, come se fosse stata un’inerme e idealista ragazza occidentale. Corrie, invece,  era nella Striscia di Gaza per fare da scudo umano al fianco dei terroristi arabi. La sua morte ha contribuito a indebolire la politica di Israele contro i terroristi.Continua a leggere