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Milano, dirigente Anpi: “A Gaza lager a cielo aperto”
L’argomento è stato ben documentato dagli amici di Informazione Corretta che ha dato spazio alla denuncia del signor Roberto Cavallo e che ha poi trattato ampiamente la questione,ma riteniamo opportuno segnalare anche noi quanto detto da Mario Petazzini, dirigente dell’Anpi Milano, dirigente Anpi: Israele? È il Terzo Reich Le parole di un partigiano di Paderno a un incontro sull’Olocausto Un’anziana donna ebrea vuole replicare ma lui le spegne il microfono di Luca Fazzo Non ha fatto retromarcia, non si è scusato. Ha sostenuto di essere stato semplicemente «male interpretato». E non è apparso nemmeno del tutto isolato Mario Petazzini, dirigente dell’Anpi, da una settimana è al centro di un caso che dilania l’associazione degli ex partigiani e dei loro sostenitori: perché Petazzini, in una assemblea organizzata per ricordare l’Olocausto, avrebbe messo sullo stesso piano Auschwitz e Gaza, il Terzo Reich e Israele. All’anziana ebrea, vittima delle leggi razziali del Ventennio, che era stata invitata alla riunione per portare il suo ricordo, e che cercava di difendere lo stato ebraico, non è stato consentito di terminare il suo intervento. E l’ombra lunga dell’antisionismo ha finito col lambire non solo Petazzini ma anche l’intera sezione dell’Anpi di cui fa parte: costringendo i vertici milanesi e nazionali dell’associazione a sconfessare bruscamente l’operato della sezione. «Indignazione e ferma condanna», sono i termini usati per prendere le distanze. Comincia tutto domenica 29 gennaio, a Nova Milanese. L’Anpi organizza una serata dal titolo «Per non dimenticare», una delle migliaia di iniziative indette in tutta Italia nel Giorno della memoria. Parlano una professoressa, viene proiettato un video. Poi prende la parola Mario Petazzini, dirigente dell’Anpi di Paderno Dugnano nonchè di Rifondazione Comunista, che si lancia in un excursus che tiene insieme i lager nazisti e tragedie contemporanee come il Ruanda, la Cambogia e soprattutto la Palestina. Qualche borbottio in sala, ma il dibattito va avanti fino all’intervento di Anicka Schiffer: perseguitata per motivi razziali, poi partigiana in Piemonte, figlia di uno dei milioni di morti di Auschwitz.Continua a leggere
Altra perla del signor D’Alemmah: “Hamas? Giusto parlarci”
La costanza con cui questo personaggio ci ricorda la sua assoluta incapacità di rimanere obiettivo e di risultare credibile per chi giustamente teme e combatte il terrorismo palestinese è sempre più sorprendente, e ancor più soprendente è che solo oggi abbia nominato Gilad Shalit, cosa mai accaduta nel corso dei cinque anni in cui il soldato israeliano è rimasto sotto sequestro dei terroristi palestinesi di Hamas. Si, proprio quella organizzazione che si rifiuta per statuto di riconoscere lo Stato di Israele, che invita i suoi seguaci a buttare gli ebrei a mare, che spende la maggior parte dei finanziamenti che riceve per acquistare armi e missili da poter poi lanciare contro obiettivi civili israeliani. Ma tutto questo per il signor D’Alemmah non ha alcuna importanza, perchè nel suo strabismo politico l’unico interesse che lo riguarda è quello personale. Triste e preoccupanete che un personaggio del genere in Italia sia ancor oggi considerato una guida per la Sinistra, ma purtroppo è così. Incontri con leader palestinesi e israeliani prima della tappa in Egitto. «La regione è cambiata, l’ Ue deve capirlo» D’ Alema in Medio Oriente. «Hamas? Giusto parlarci» TEL AVIV – Parlare con Hamas? «Inevitabilmente. Non perché io abbia una particolare simpatia, ma perché non parlarci non mi pare la scelta più brillante. Rimuovere questo movimento con un esorcismo, mi sembra strampalato. C’ è un indebolimento delle dirigenze moderate, anche fra i palestinesi prima o poi arriverà la primavera araba. Hamas non è più un movimento isolato: avrete notato che a Tunisi il nuovo governo ha invitato Khaled Meshaal, non Abu Mazen…». Che il rospo vada baciato, Massimo D’ Alema lo dice da anni. «Quindici», precisa lui. Ma ogni suo tour mediorientale fa notizia, che sia la foto sottobraccio a un hezbollah o vi arrivi da presidente della Fep, Federazione europea per gli studi progressisti. Stavolta l’ ex ministro degli Esteri incontra tutti i capi palestinesi moderati. Vede un Fayyad depresso, un Erekat frustrato, un Mustafa Barghouti preoccupato e, accomodato sui divani dell’ ambasciatore Mattiolo, dice di non avere cambiato idea. Gli chiedono se dovrebbe cambiarla l’ Unione Europea che, dal 2003, tiene Hamas sulla lista nera del terrorismo: «Non lo so… Noi europei abbiamo rapporti con le nuove leadership tunisina ed egiziana e credo che vogliamo mantenerli. Queste leadership, a loro volta, hanno rapporti d’ amicizia e collaborazione con Hamas. Questo è un dato di realtà. L’ Europa dovrebbe aggiornare le sue strategie in quest’ area. Ho letto che anche la Ashton sostiene che bisogna parlare coi movimenti islamisti. Capisco la delicatezza del tema, ma prima o poi s’ imporrà una riflessione».Continua a leggere
Teheran (Iran), Khamenei: “Libereremo Gerusalemme”
Khamenei: “Libereremo Gerusalemme” Teheran non si ferma sul nucleare L’ayatollah: “Gli Stati Uniti ci hanno minacciato dicendo ‘le opzioni sono sul tavolo’ ma gli si ritorceranno contro. Qualsiasi guerra guerra sarà 10 volte più dannosa per loro”. Secondo il segretario alla Difesa Usa Panetta Israele potrebbe attaccare il paese per distruggere le installazioni atomiche già “in primavera” Teheran, 3 Febbraio 2012 – La guida suprema iraniana Ali Khamenei è stato chiaro: “Noi pensiamo di liberare Gerusalemme e le terre palestinesi”, ha detto nel sermone del venerdì all’Università di Teheran. “Se avessimo abbandonato la causa palestinese – ha aggiunto – non saremmo ora accusati di terrorismo”. “Siamo intervenuti in altre questioni contro Israele e abbiamo portato alla vittoria di Hezbollah nella guerra dei 33 giorni del 2006, e anche in quella dei 22 giorni di Hamas sulla Striscia di Gaza“, ha detto il leader supremo della Repubblica islamica. “Da ora in poi in qualsiasi luogo, se qualsiasi nazione o gruppo affronterà il regime sionista, noi li appoggeremo e li aiuteremo. Non abbiamo nessuna paura di dirlo”. Nel discorso – che è stata una delle rare occasioni in cui Khamenei ha guidato la preghiera personalmente e coincide con le celebrazioni del 33mo anniversario della rivoluzione del 1979 – la posizione dell’Iran è quella di continuare a sostenere i movimenti di Hezbollah, Hamas e Jihad islamica a Gaza. “Non abbiamo come obiettivo di estendere ad altri Paesi la rivoluzione sciita o quella iraniana, ma quello di difendere la Umma (comunità, ndr) islamica e di risvegliarla. Noi non crediamo nella violenza tra le sette religiose e nemmeno nel nazionalismo”, ha proseguito Khamenei. Così l’Egitto “deve bruciare il Trattato di Camp David con Israele”, e deve riprendere “il suo ruolo di difensore dei diritti dei palestinesi”. L’esercito egiziano ora al potere non sarà influenzato dagli Stati Uniti e da Israele come il regime di Mubarak.Continua a leggere
La tv di Abu Mazen elogia i massacratori di Itamar
La tv di Abu Mazen elogia i massacratori di Itamar Per due volte, la scorsa settimana, la televisione ufficiale dell’Autorità Palestinese ha celebrato i terroristi responsabili del massacro a sangue freddo della famiglia Fogel. Lo scorso 11 marzo, cinque membri della famiglia israeliana Fogel vennero aggrediti e uccisi nella loro casa, nella cittadina di Itamar, per mano di terroristi palestinesi appartenenti alla famiglia Awad. Nell’attentato, guidato da Hakim Awad, vennero brutalmente assassinati i genitori Ehud e Ruth e tre loro figli di 11 anni, 4 anni e 2 mesi di vita. Il programma settimanale della tv dell’Autorità Palestinese “Per voi”, dedicato ai detenuti palestinesi in carceri israeliane, ha dato voce alla madre e alla zia di uno degli assassini della famiglia Fogel, le quali hanno elogiato i terroristi come “eroi”.Continua a leggere
Memoria à la carte
Memoria à la carte di Ugo Volli Fra le norme del lutto contenute nel trattato talmudico Moed Katan ve n’è una che proibisce di rivolgere la parola a chi è in lutto, prima che lui stesso inizi il discorso. È una regola che forse si capisce meglio alla fine di ogni Giorno della Memoria, quando ci si sente esausti emotivamente e desiderosi di silenzio, stanchi anche delle solidarietà. Ma soprattutto si fa fatica a reagire compostamente alle gocce di veleno che si mescolano continuamente alle voci di consolazione. E però nel caso di un lutto collettivo come quello della Shoà, non abbiamo il diritto di restare storditi e passivi, come nelle vicende provate, bisogna prendere atto che le forze profonde che hanno portato alla distruzione del popolo ebraico sono ancora attive, anche se hanno assunto nuove forme di espressione e nuovi soggetti Elenco alcune di queste gocce di veleno, per dovere di testimonianza e di riflessione, tralasciando per questa volta la ributtante ma patetica ostinazione dei negazionisti espliciti, dei nostalgici del cattolicesimo dell’Inquisizione o del fascismo di Salò. Antonello Bernardi, consigliere comunale PD dell’Aquila, scrive in una sua “riflessione sulla Shoah”, fra l’altro che “celebrare la Giornata della Memoria senza nominare i crimini commessi da Israele nei confronti del popolo palestinese in nome della “sicurezza”, significa legittimare posizioni ipocrite e vergognose, esercitando una memoria parziale, ambigua, che replica ed accentua la solitudine e l’isolamento colpevole in cui il popolo palestinese è stato lasciato da parte della comunità internazionale.” Il sindaco di Mathausen, Thomas Punkenhofer, chiamato a Bologna a celebrare la Giornata afferma: «È spaventoso che ancora oggi ci siano politici che non esitano a sfruttare le paure degli uomini. Se ieri furono attaccati gli ebrei, oggi lo sono gli stranieri». Come dire che o gli immigrati in Europa vengono gasati in massa, o gli ebrei, essendo stranieri, hanno subito dei limiti all’immigrazione, niente più.Continua a leggere
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