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Abu Mazen insiste: “Non riconoscerò mai uno stato ebraico. La cattura di Gilad Shalit? Una buona cosa”

Di Emanuel Baroz | 3 novembre 2011
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Abu Mazen insiste: “Non riconoscerò mai uno stato ebraico. La cattura di Gilad Shalit? Una buona cosa”

Abu Mazen insiste: “Non riconoscerò mai uno stato ebraico. La cattura di Gilad Shalit? Una buona cosa” Quelli che seguono sono brani tratti da un’intervista al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) andata in onda sulla tv egiziana Dream2 lo scorso 23 ottobre. ABU MAZEN: «Innanzitutto permettetemi di chiarire qualcosa circa questa faccenda dello “stato ebraico”. Hanno cominciato a parlarmi di “stato ebraico” solo due anni fa, discutendone con me in ogni occasione, in ogni consesso dove andavo – […]Continua a leggere

Lettera a Sergio Romano, un uomo ossessionato dall’odio antisraeliano che occupa indegnamente il posto che fu di Indro Montanelli

Di Emanuel Baroz | 2 novembre 2011
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Lettera a Sergio Romano, un uomo ossessionato dall’odio antisraeliano che occupa indegnamente il posto che fu di Indro Montanelli

Ciclicamente ci ritroviamo “costretti” a dover parlare di questo personaggio che non perde occasione per disinformare in chiave antisraeliana i poveri lettori del Corriere della Sera che gli scrivono, pensando, poveri illusi, di trovare un interlocutore credibile. Questa volta, dopo l’ennesima falsità scritta in una risposta ad un lettore che gli chiedeva lumi sul rilascio di Gilad Shalit in cambio della scarcerazione di terroristi palestinesi, pubblichiamo integralmente una lettera a lui indirizzata che difficilmente vedrete pubblicata sul quotidiano di Via Solferino Lettera a Sergio Romano, un uomo ossessionato dall’odio antisraeliano che occupa indegnamente il posto che fu di Indro Montanelli Gentilissimo Sergio Romano, lo stato di Israele ha liberato 1027 criminali non prigionieri di guerra. Liberandoli ha semplicemente ceduto a un ricatto. Chi cede ad un ricatto non avvalla nulla: sta semplicemente cedendo a un ricatto. Nemmeno Ghilad era un prigioniero di guerra: era una persona rapita. I prigionieri di guerra vengono visitati dalla croce rossa e protetti dalla Convenzione di Ginevra. Chi sta per 5 anni sotto terra è un ostaggio. Se ci pensa con attenzione vedrà che alla fine ci arriverà anche lei, non è facilissimo da capire, certo, tutte queste parole che si somigliano, ostaggio, prigioniero, ma se si sforza può riuscirci. Israele ha liberato 1027 criminali che hanno commesso crimini atroci e altri ne commetterano non per dimostrare una superiorità, ma perché, non è difficile, stava cedendo a un ricatto. Se non li avesse liberati non avrebbe avuto in cambio Ghilad. Vuole che cerchi di spiegarlo con parole un po’ più semplici? Se invece di 1027 ne avessero liberati solo 1000 o 500 o 200 non avrebbero avuto indietro Ghilad. Vede che adesso ha capito anche lei? Ghilad è stato  liberato in cambio di 1027 detenuti, tutti detenuti dopo essere stati processati per reati contro la persona, per terrorismo, per omicidio, per decine di omicidi. È una scelta dolorosa: le madri e i padri di coloro che sono stati uccisi da quei terroristi ne sono stati straziati come straziati saranno i congiunti delle vittime se quegli stessi terroristi colpiranno ancora. Eppure questa cifra è una vittoria. 1027 ad uno.Continua a leggere

Goldstone: “Ingiusta e infondata l’accusa di apartheid a Israele”

Di Emanuel Baroz | 2 novembre 2011
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Goldstone: “Ingiusta e infondata l’accusa di apartheid a Israele”

Goldstone: “Ingiusta e infondata l’accusa di apartheid a Israele” “Quella mossa a Israele di essere uno stato da apartheid è un’accusa falsa e malevola che preclude, anziché promuovere, la pace e l’armonia”. Lo scrive il giudice Richard Goldstone in un editoriale pubblicato sul New York Times. Goldstone, il cui rapporto Onu sull’operazione anti-Hamas a Gaza del gennaio 2009 divenne in tutto il mondo un emblema della polemica anti-israeliana, ha pubblicato un secondo editoriale a difesa di Israele dopo quello firmato in aprile sul Washington Post in cui sembrava ritrattare il suo stesso rapporto dicendo che avrebbe redatto un documento assai differente “se avessi saputo allora quello che so adesso”. Goldstone, che è stato giudice nella Corte Suprema del Sudafrica negli anni in cui era in vigore il sistema di discriminazione razziale dell’apartheid, scrive: “Sebbene la parola apartheid possa avere un significato più ampio, la si usa per indicare la situazione che c’era in Sudafrica prima del 1994. Contro Israele, costituisce una calunnia ingiusta e infondata, studiata per ritardare anziché far avanzare i negoziati di pace. In Israele – continua Goldstone – non c’è apartheid. Nulla, in Israele, si avvicina alla definizione di apartheid in base allo Statuto di Roma [sulla Corte Penale Internazionale] del 1998”. Nell’articolo, Goldstone distingue fra arabi israeliani e palestinesi dei territori. “Gli arabi israeliani votano, hanno partiti politici e rappresentanti alla Knesset, e ricoprono posizioni di prestigio, anche nella Corte Suprema. I pazienti arabi sono ricoverati insieme ai pazienti ebrei negli ospedali israeliani e ricevono identico trattamento”.Continua a leggere

Il voto dell’Unesco per la Palestina: una farsa, ma pericolosissima

Di Emanuel Baroz | 1 novembre 2011
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Il voto dell’Unesco per la Palestina: una farsa, ma pericolosissima

Il voto dell’Unesco per la Palestina: una farsa, ma pericolosissima di Ugo Volli Cari amici, come dice la sua sigla, l’Unesco dovrebbe occuparsi di educazione, scienza, cultura e altre nobili cose del genere. Ma, come ha detto ieri l’ambasciatore israeliano, più che alla scienza sembra interessato alla fantascienza. Aggiungo io: più che alla cultura all’ignoranza, più che all’educazione all’indottrinamento. Comunque alla politica, in senso antidemocratico e antioccidentale. E’ una vecchia storia, già Reagan ne fece uscire gli Stati Uniti vent’anni fa, quando l’agenzia lavorava per organizzare l’informazione internazionale in senso terzomondista (e da quel progetto sarebbe poi uscita Al Jazeera). Per quanto riguarda il Medio Oriente è famosa l’operazione magica dell’ Unesco sulla tomba di Rachele, moglie del patriarca Giacobbe, ininterrottamente frequentata dagli ebrei dai tempi biblici e loro possesso perenne registrato anche dal governo ottomano e situata fra Betlemme e Gersualemme, che improvvisamente fu registrata come moschea Bilal ibn Rabah ( così chiamata dal nome di un muezzin abissino la cui tomba è a Damasco), e naturalmente patrimonio culturale “palestinese”. Bisogna attendersi che lo stesso accadrà ora per tutte le testimonianze della storia ebraica, che gli arabi cercano di negare e se possibile di distruggere. Del resto che l’Unesco sia nemico dei beni culturali scomodi per il mondo islamico si è visto anche nel caso dell’Armenia, quando l’agenzia ha avallato la distruzione sistematica delle tracce cristiane compiute da Turchia e Azerbaigian. Si potrebbe dunque considerare la decisione di Parigi un classico caso di lupo messo a guardia delle pecore, di vandalo nominato custode di museo. Non è un caso che per un pelo due anni fa non fosse stato eletto direttore dell’Unesco l’allora ministro della cultura egiziano (oggi indagato per corruzione) che aveva dichiarato che, se avesse trovato in una biblioteca egiziana un libro ebraico, l’avrebbe bruciato con le sue mani (e non solo quello….).Continua a leggere

Ashdod: salvi per miracolo!

Di Emanuel Baroz | 31 ottobre 2011
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Ashdod: salvi per miracolo!

Ashdod: salvi per miracolo! Ashdod, 31 Ottobre 2011 – Uno dei missili palestinesi che hanno colpito Ashdod avrebbe potuto causare una strage giacché si è abbattuto su una scuola nella quale solitamente di sabato si tiene una cerimonia religiosa con decine di persone. Questa settimana, eccezionalmente, il luogo di preghiera era stato spostato perché l’organizzatore doveva sottoporti a una terapia medica: per questo il razzo palestinese ha causato solo danni materiali. “Abbiamo pregato in quella classe ogni sabato negli ultimi […]Continua a leggere