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ONU: tutte le bugie di Abu Mazen, falsa colomba
Tutte le bugie di Abu Mazen, falsa colomba di Fiamma Nirenstein Dopo gli applausi a Abu Mazen che ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu il riconoscimento dello Stato Palestinese, il Quartetto cerca di rimandare la decisione sperando nelle procedure e chiedendo alle parti di tornare al tavolo delle trattative. Ma se guardiamo al discorso del presidente palestinese si legge una «narrativa», una aggressiva fantasia, che disprezza il nemico e quindi nega la pace. Il primo equivoco è il peggiore: promette il rispetto di Israele, assicura la volontà di pace, ma poi Abu Mazen insiste sulla «nakba» del ’48, lo Stato Ebraico è per lui un’illegittima presenza coloniale. Abu Mazen parla di «nakba», di occupazione dal 1948, non dal 1967: i profughi come lui, dice, ancora conservano le chiavi di casa di Safed (dove è nato e da dove fuggì nel ’48 in Siria). Devono tornare a casa, in Israele, non in Palestina. Dimentica che se ne andarono a causa di una guerra di cinque Paesi arabi contro la partizione. Il nuovo Stato Palestinese come lo disegna il sito dei palestinesi all’Onu, o che i bambini studiano a scuola è la mappa di Israele. Abu Mazen ha detto che nella loro generosità i palestinesi hanno accettato di ridursi nel 22 per cento della Palestina originale: ma non dice che questa Palestina (nome che discende dai Filistin, popolazione non aborigena ma mediterranea e che i romani dettero all’area) è uno dei paesi disegnati dalla Società delle Nazioni (come la Siria, o l’Irak) dopo la disfatta dell’Impero turco e che era destinata al popolo ebraico, riconosciuto nei suoi diritti ancestrali. La politica del Mandato inglese la tagliò per darne parte alla Giordania. Abu Mazen parla di una «pulizia etnica» mai avvenuta, semmai è il suo programma che dichiara che il nuovo Stato proibirà la presenza di ebrei. L’invenzione dello Stato razzista e di apartheid è inconcepibile se si guarda all’incredibile miscuglio di colori, culture, etnie, dalla Knesset agli ospedali, alle scuole… La balla poi che sia Israele che impedisce le trattative: Israele dal tempo dei «tre no» arabi di Kartum del ’67 non ha fatto che offrire territori in cambio di pace, cercando, com’è statuito dalla risoluzione 242, anche la sicurezza.Continua a leggere
Ahmadinejad non si smentisce: nega l’Olocausto anche all’Onu
Ahmadinejad non si smentisce: nega l’Olocausto anche all’Onu New York – Una serie imbarazzante di contestazioni ha accolto a New York Mahmoud Ahmadinejad: proteste contro di lui sono state organizzate davanti al Palazzo di Vetro dove ha parlato ieri pomeriggio, alla Columbia University (dove nel 2007 aveva tenuto un discorso), persino nell’hotel dove dorme – qui un gruppo di attivisti del gruppo «United Against Nuclear Iran» ha affittato al non modico prezzo di 700 dollari a notte una stanza vicino alla sua trasformandola in un centro di propaganda anti-iraniana. È fin troppo evidente che ai newyorkesi l’aggressivo e antiamericano regime degli ayatollah non piace. Certamente indebolito in patria, ma ancora battagliero all’estero, il presidente iraniano, cui ormai hanno voltato le spalle i “poteri forti” del suo Paese, si è reso protagonista davanti alla platea dell’assemblea generale delle Nazioni Unite di un miserevole anche se ormai noto spettacolo: ha cominciato a parlare dell’Olocausto degli ebrei in termini sprezzanti, arrivando ad accusare «potenze arroganti» di usare «la loro rete imperialista … per minacciare chiunque metta in discussione l’Olocausto e gli eventi dell’11 settembre con sanzioni e azioni militari. Osama bin Laden andava processato, non ucciso». A quel punto le delegazioni europee, Italia compresa, e quella statunitense hanno abbandonato la sala rifiutandosi di ascoltare altre provocazioni. Prima di intervenire al Palazzo di Vetro, Ahmadinejad aveva sostenuto in un’intervista che le sanzioni americane contro l’Iran sono state un fallimento. Solo rispettando i diritti della nazione iraniana, ha affermato, si preparerà il terreno per una cooperazione bilaterale che beneficerà entrambe le parti. Ma visti i toni poi usati nel suo intervento davanti all’Assemblea generale è parso chiaro che il suo obiettivo rimane quello di una frattura insanabile.Continua a leggere
Iran: “Non tollereremo nessuna spartizione della Palestina”
Iran: “Non tollereremo nessuna spartizione della Palestina” Teheran, 18 Settembre 2011 – “E’ impossibile spartire in due la Palestina [Terra d’Israele]”. Lo ha affermato domenica il ministro degli esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, mentre l’Autorità Palestinese si appresta a chiedere alle Nazioni Unite il riconoscimento unilaterale di un loro stato. “La Palestina appartiene ai palestinesi – ha aggiunto il ministro iraniano – e noi non tollereremo nessuna sua spartizione”. (Fonte: Israele.net, 19 Settembre 2011) Per ulteriori dettagli cliccare qui e […]Continua a leggere
Hamas contro la proposta di Abu Mazen all’Onu: “Non possiamo riconoscere de facto lo Stato di Israele”
Hamas contro la proposta di Abu Mazen all’Onu: E’ vuota “Non possiamo riconoscere de facto lo Stato di Israele” ROMA, 17 set. – Non tutti i palestinesi sono a favore della partita alle Nazioni Unite: dopo il drammatico (?) comizio di ieri del presidente dell’Anp, Abu Mazen – riferisce l’edizione online di Yedioth Ahronoth – emergono nuove e pesanti divergenze fra Fatah e Hamas. Il movimento di resistenza islamico, che controlla la Striscia di Gaza, ha infranto la linea di […]Continua a leggere
Il Cairo: presa d’assalto l’ambasciata israeliana
Diplomatici pronti a lasciare il Paese Presa d’ assalto l’ ambasciata israeliana al Cairo di Francesco Battistini Il Cairo, 9 Settembre 2011 – L’ hanno rifatto, come promesso. Stavolta, anche peggio: centinaia di persone hanno preso d’assalto ieri sera l’ ambasciata israeliana al Cairo. Un attacco premeditato. Prima, con l’invito d’ un gruppo su Facebook a «urinare sul muro» alto due metri e mezzo che qualche giorno fa, proprio nel timore di quel che è accaduto, le autorità egiziane avevano costruito intorno alla rappresentanza diplomatica. Poi, con una manifestazione di 4mila persone in piazza Tahrir per chiedere riforme più rapide, ma soprattutto la completa rottura dei rapporti con lo Stato ebraico. Infine, intorno alle nove di sera, con l’ assalto. Il secondo in un mese: se l’ altra volta ci si era «limitati» al furto della bandiera con la stella di David, ieri la folla è andata ben oltre, arrampicandosi sulla barriera di protezione, in parte sfondandola, entrando poi nel palazzo cairota e cercando di raggiungere il piano dell’ ambasciata. Gli uffici erano vuoti, i manifestanti si sono abbandonati ad atti di vandalismo. E secondo testimoni oculari, la polizia sarebbe intervenuta solo più tardi, quando la folla s’ era già sfogata, con qualche lancio di lacrimogeni: la stampa israeliana sostiene che, pur presenti all’ assalto, gli agenti avrebbero ricevuto l’ ordine d’ abbandonare la zona. E’ la prima volta, dalla pace di Camp David del 1979, che i rapporti fra Israele ed Egitto scendono a questo punto. Il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, convocata nella notte una riunione d’ emergenza nonostante il riposo del sabato, avrebbe disposto l’ immediato rientro dell’ ambasciatore israeliano: quasi una rottura delle relazioni, seguita al richiamo (minacciato, ma nei fatti mai eseguito) del rappresentante egiziano a Tel Aviv (magari sarebbe opportuno farlo abitare a Gerusalemme…..potrebbe essere un inizio per dimostrare la volontà di riconoscere i diritti dello Stato di Israele!) , tre settimane fa, da parte della giunta militare cairota. Il premier israeliano Netanyahu ha telefonato al presidente Usa Barack Obama per informarlo della gravità del gesto.Continua a leggere
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