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Sempre perchè c’è ancora chi dice che i razzi dei terroristi palestinesi siano innocui…

Di Emanuel Baroz | 18 aprile 2011
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Sempre perchè c’è ancora chi dice che i razzi dei terroristi palestinesi siano innocui…

Beersheba: morto il ragazzo ferito dal razzo contro la scuolabus GERUSALEMME – Daniel Wiplich, 16 anni, il ragazzo israeliano ferito oltre una settimana fa nello scoppio di un razzo lanciato da Gaza contro lo scuolabus sul quale viaggiava, vicino al kibbutz Saada, a ridosso del confine con la Striscia di Gaza, e’ morto oggi pomeriggio nell’ospedale di Bersheva dove era stato trasportato gia’ in fin di vita. Lo hanno riferito i media locali. Ricordiamo che il missile che ha colpito […]Continua a leggere

Gaza: i killer di Arrigoni lavoravano per Hamas

Di Emanuel Baroz | 17 aprile 2011
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Gaza: i killer di Arrigoni lavoravano per Hamas

Arrigoni: killer lavoravano in Hamas. In organico nei servizi di sicurezza Gaza, 16 Aprile 2011 – Emergono altri dettagli sulla morte del volontario italiano Vittorio Arrigoni. Erano in organico nei servizi di sicurezza di Hamas i due salafiti arrestati nella Striscia di Gaza. La cellula che avrebbe gestito direttamente il rapimento e l’uccisione di Arrigoni sarebbe stata composta in totale da cinque persone, tutte militanti salafiti, ma almeno in parte provenienti dalle file di Hamas. (Fonte: TGCOM.it, 16 aprile 2011) […]Continua a leggere

Quell’odio anche dopo la morte: «La bara non passi da Israele»

Di Emanuel Baroz | 17 aprile 2011
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Quell’odio anche dopo la morte: «La bara non passi da Israele»

Quell’odio anche dopo la morte: «La bara non passi da Israele» di Gabriele Villa Per non avere niente a che fare. Nemmeno da morto. Quasi che una bara, con dentro un uomo che ha fatto della causa palestinese la sua missione di vita, rischi di venire contaminata dal solo passaggio in territorio israeliano. C’è qualcosa che stona, riguardo alla tragica fine di Vittorio Arrigoni rapito e ucciso a Gaza City da estremisti salafiti, anche e soprattutto sul «dopo» quella sua fine assurda. C’è un discutibile rituale che sembra inzuppato di un odio atavico contro una parte. E quella «parte» è Israele, che con Vik, come lo chiamavano gli amici palestinesi, che dal 2008 aveva scelto Gaza come sua vera patria, non deve e non può aver nulla a che fare. Non deve avere nemmeno il privilegio o la possibilità di inchinarsi al passaggio della sua bara. Eppure la pietà non ha, come non dovrebbe avere mai, colore né bandiere. Ma tant’è. La richiesta alla Farnesina fatta da mamma Egidia Beretta Arrigoni, il sindaco di Bulciago, è stata esplicita quanto univoca: la bara del suo Vittorio dovrà passare tramite il valico egiziano di Rafah, per poi proseguire verso l’Italia. E per svolgere quelle formalità che la burocrazia impone, un legale italiano è partito ieri per il Cairo per conto della famiglia Arrigoni. Non ha fatto mistero di questa scelta la rocciosa sindachessa del paesino lecchese, dal dna comunista, che ha sempre camminato sulla stessa strada del figlio Vittorio. «Vogliamo che la salma di Vittorio passi per l’Egitto per rispetto alla sua memoria e alla sua battaglia contro le politiche israeliane nei territori palestinesi». Battaglia che gli costò anche provvedimenti di fermo da parte delle autorità israeliane e brevi periodi di detenzione.Continua a leggere

La guerra sbagliata del “pacifista” nemico di Israele

Di Emanuel Baroz | 16 aprile 2011
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La guerra sbagliata del “pacifista” nemico di Israele

Orrore a Gaza: il commento La guerra sbagliata del “pacifista” nemico di Israele Nel suo blog Arrigoni invocava la dannazione per «i demoni sionisti».Oggi sarebbe disonesto offrire della vittima un ritratto angelicato e falso di Pierluigi Battista Si stenta persino a capire in quali abissi di bestialità possano essere piombati gli uomini che hanno trucidato Vittorio Arrigoni a Gaza. Quali giustificazioni può avere l’ enormità disumana del loro gesto? E invece il fanatismo folle ha questo di peculiare: il trattare gli esseri umani come oggetti da torturare, se la Causa lo impone. Il sacrificare gli innocenti, se il sangue versato può essere utile alla guerra santa. Perciò il corpo martoriato di Arrigoni suscita pietà due volte. Pietà per il rito cruento che lo ha barbaramente annientato. Pietà per lo sgomento e la disillusione che Arrigoni deve aver provato negli ultimi momenti della vita, prima di essere ucciso da chi era stato il destinatario, ingrato, del proprio impegno e del proprio aiuto. Eppure l’ efferatezza dell’ esecuzione di Arrigoni ha una sua logica, un’ allucinata ma coerente sequenza politica e ideologica in grado di ispirare un gesto così vigliacco. Arrigoni aveva consacrato se stesso alla causa palestinese, con un’ adesione totalizzante, assoluta, mistica, senza riserve, dubbi, sfumature. Una causa che ai suoi occhi si identificava con un odio altrettanto assoluto nei confronti dello Stato di Israele, descritto e demonizzato nel suo blog come l’ espressione di ogni nefandezza, la manifestazione di uno scandalo storico che non ammetteva mediazioni e non concedeva nulla, ma proprio nulla, alle ragioni del Nemico. «Demonizzazione», in questo caso, è più di una metafora. Nel suo blog Arrigoni invocava la dannazione per i «demoni sionisti» che agitavano gli orrori dello «Stato ebraico». Aveva trattato Roberto Saviano, colpevole di aver aderito a una manifestazione a difesa di Israele, come un «propagandista dei crimini». Definiva il sionismo «disgustoso». Scomunicava al Fatah come una centrale di «venduti alla causa di Israele». Condannava Shimon Peres come un mostro che «bruciava bambini con il fosforo bianco». Non aveva mezze misure, chiaroscuri, sfumature. Ha detto una volta: «Io i libri di Yehoshua, Grossman e Oz non li leggo perché sono sporchi di sangue». Proprio così: «Sporchi di sangue». Oggi dobbiamo provare pietà per come lo hanno ucciso, ma Arrigoni non aveva pietà per Gilad Shalit, il giovane israeliano ostaggio da oltre 1700 giorni dei carcerieri di Hamas, e diceva che gli appelli per Shalit «intasano l’ etere», moleste e ripetitive invocazioni per salvare una vita.Continua a leggere

Gaza: ucciso Vittorio Arrigoni, attivista volontario italiano rapito ieri da terroristi palestinesi

Di Emanuel Baroz | 15 aprile 2011
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Gaza: ucciso Vittorio Arrigoni, attivista volontario italiano rapito ieri da terroristi palestinesi

La polizia ha reso noto di aver arrestato due persone. La Farnesina condanna. I rapitori non rispettano l’ultimatum Ucciso a Gaza il pacifista Arrigoni Trovato in un appartamento di Gaza City il cadavere del volontario italiano in ostaggio di un gruppo salafita Gaza, 15 Aprile 2011 – Vittorio Arrigoni è stato ucciso. Il corpo senza vita dell’attivista filopalestinese italiano 36enne, rapito giovedì mattina nella Striscia da un commando ultra-estremista salafita vicino pare ad Al Qaeda, è stato trovato in un appartamento di Gaza City dai miliziani di Hamas, al termine di un blitz condotto nel cuore della notte. I rapitori non hanno dunque rispettato la scadenza dell’ultimatum, soffocandolo, a quanto sembra, diverse ore prima. Eppure, erano stati gli stessi sequestratori a fissare per le 16 di venerdì il rilascio dei loro «confratelli» detenuti, pena l’uccisione dell’ostaggio. La polizia di Gaza ha reso noto di aver arrestato due persone e di essere sulle traccia di una terza. Malgrado la triste notizia arrivata da Gaza sono confermati i due appuntamenti a Roma e Milano alle 16 per Arrigoni: convocati per chiedere la liberazione del cooperante italiano, i raduni sono stati confermati per ricordare il pacifista e gli obiettivi per cui si batteva. LA CONDANNA DELLA FARNESINA – Attraverso il proprio Consolato Generale a Gerusalemme, la Farnesina ha confermato il decesso del cooperante italiano che viveva a Gaza da tre anni: Il corpo di Arrigoni è stato riconosciuto nell’obitorio dello Shifa Hospital. Tramite una nota, nel quale esprime «il forte sgomento per il barbaro assassinio» e «il più sincero cordoglio alla famiglia» del connazionale ucciso, il ministero degli Esteri ha anche «condannato nei termini più fermi il vile e irragionevole gesto di violenza da parte di estremisti indifferenti al valore della vita umana, compiuto ai danni di una persona innocente che si trovava da tempo» nella Striscia di Gaza, «per seguire da vicino e raccontare con forte impegno personale la situazione dei palestinesi» nell’enclave.Continua a leggere