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Reporters sans frontières lancia l’allarme: “I giornalisti palestinesi sono vittime collaterali dell’Intrafada”
Reporters sans frontières lancia l’allarme: “I giornalisti palestinesi sono vittime collaterali dell’Intrafada” Parigi, 22 Novembre 2010 – L’organizzazione Reporters sans frontières ha espresso rammarico lunedì per il fatto che giornalisti palestinesi siano ”vittime collaterali del conflitto combattuto da anni fra Hamas e Autorità Palestinese”. Oltre a giornalisti professionisti, Reporters sans frontières ha citato il caso di un blogger, Walid al-Husseini, arrestato a Qalqilya dai servizi di sicurezza dell’Autorità Palestinese alla fine di ottobre con l’accusa di “promuovere ateismo e blasfemia […]Continua a leggere
Gran Bretagna, nelle scuole musulmane si insegna una nuova materia: l’antisemitismo!
GB: BAMBINI MUSULMANI A SCUOLA DI SHARIA E ANTISEMITISMO (ANSA) – LONDRA, 22 NOV – Un’inchiesta della Bbc ha rivelato che in oltre 40 istituti scolastici sauditi sul territorio britannico, frequentati da circa 5.000 bambini nel doposcuola, viene insegnata la Sharia, la legge islamica, e vengono elencate le qualità «biasimevoli» degli ebrei. Un libro per i 14enni spiega ai ragazzini che la punizione giusta per un ladro è il taglio delle mani e dei piedi e mostra come eseguire l’amputazione. […]Continua a leggere
Gilad Shalit: prigioniero di Hamas da più di milleseicento giorni
Un giorno come tutti gli altri. Più di milleseicento giorni che Gilad Shalit è ostaggio di Hamas di Beppe Segre Il 25 giugno abbiamo ricordato l’anniversario: erano quattro anni giusti, poi qualcuno ha pensato a lui il 29 agosto, nella data del suo ventiquattresimo compleanno, e aveva solo diciannove anni allora. Era estate, e oggi è una giornata grigia di novembre, siamo nelle nostre tiepide case e guardiamo la pioggia che scende continua. Penso a cosa quante cose sono cambiate nel resto del mondo in questi quattro, cinque anni, e a quante cose ognuno di noi ha avuto la possibilità di fare in un periodo così lungo. Oggi è un giorno come tutti gli altri, non ricorre nessun anniversario, e quindi nessuno ne parla, ma è il quinto anno, sono più di milleseicento giorni che Gilad Shalit è ostaggio di Hamas. Conviene ricordare che fu rapito sul territorio israeliano in un periodo di tregua, che i compagni della sua pattuglia furono uccisi nell’agguato, che gli altri militari israeliani rapiti in quell’estate furono restituiti cadaveri. Non sappiamo in che condizioni possa vivere oggi Gilad, in dispregio alle Convenzioni di Ginevra circa il trattamento dei prigionieri di guerra, né la Croce Rossa Internazionale né altre organizzazioni umanitarie hanno avuto la possibilità di verificare le condizioni di prigionia, non è stato possibile neppure fargli pervenire un messaggio dei suoi genitori. Certo è tortura crudele e disumana la condizione di un ostaggio che sa di rischiare in ogni momento di essere ucciso per rappresaglia.Continua a leggere
Libano: Israele si ritira da Ghajar, gli abitanti arabi protestano
Israele si ritira da Ghajar, gli abitanti arabi protestano di Ugo Tramballi Un ritiro israeliano da territori occupati (in realtà conquistati dopo una guerra in cui Israele è stato attaccato e che ha vinto, ma non si può chiedere a Tramballi l’obiettività…sarebbe troppo!) non è una di quelle cose che capitano tutti i giorni in Medio Oriente (se Tramballi fosse un giornalista degno di questo nome saprebbe che non più tardi di 5 anni fa Israele ha deciso il ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza, che da quel giorno è diventata un regione in cui il terrorismo palestinese, capitanato da Hamas e finanziato dalla Siria e dall’Iran, prospera e aumenta di giorno in giorno…). Pacifisti, milizie, eserciti, chiese, organizzazioni regionali e internazionali, opinioni pubbliche e popoli interi sono mobilitati da decenni perché questo accada. Ma quando succede, non è contento nessuno. Ieri il governo israeliano ha deciso di ritirarsi da un pezzo del villaggio di Ghajar, al confine nord, e di restituirlo alla sovranità libanese, sia pure gestita per qualche tempo dalle Nazioni Unite. Eppure Hezbollah, che della liberazione di ogni centimetro di Libano ha fatto la sua raison d’être, tace sdegnato; il governo di Beirut non ha mosso un dito per collaborare: gli israeliani hanno dovuto prendere una decisione “unilaterale” mediata con i caschi blu dell’Unifil. Di più. I 2.300 abitanti di Ghajar, tutti arabi della setta alawita, sono scesi in strada a protestare. Non vogliono diventare libanesi. La storia di Ghajar incomincia nel 1967, quando Israele conquista il villaggio che nessun tratto di frontiera, dagli accordi Sykes-Picot del 1916 in poi, è mai riuscito a chiarire da che parte dovesse stare. Nel 1981 Israele offre la cittadinanza a tutti gli arabi conquistati: i drusi del Golan, a un tiro di sasso da Ghajar, rifiutano. Gli alawiti del villaggio chiedono e ottengono di diventare israeliani.Continua a leggere
Treviso, aeroclub cita Auschwitz per protestare contro l’Enac!!!
Treviso, aeroclub cita Auschwitz. L’Enac: rimuovete la scritta L’associazione protesta contro lo scalo trevigiano. Rivolta della comunità ebraica, la procura verso il sequestro. Il presidente dell’aeroclub: l’aviazione rischia l’Olocausto TREVISO – Per contestare l’Enac e la società di gestione Aertre, l’aeroclub di Treviso ha riprodotto sulla propria cancellata la scritta che sovrasta il cancello di Auschwitz, mutando la frase «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi) in Fliegen Macht Frei (Il volo rende liberi). Un’iniziativa che voleva essere provocatoria, ma che ha suscitato subito un mare di polemiche, riferisce il quotidiano La Tribuna di Treviso. «A parte l’ignobile cattivo gusto, c’è anche un’offesa specifica». Il direttore dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) competente per l’aeroporto di Treviso, Valerio Bonato, ha formalmente chiesto al presidente dell’associazione Volo Treviso, Francesco Montagner, di rimuovere la scritta apposta all’ingresso dell’area riservata agli amatori del volo libero con un impatto grafico identico all’insegna installata dai nazisti sul campo di concentramento di Auschwitz. «Se Montagner non provvederà – ha aggiunto Bonato – ho dato mandato ad Aer Tre, società di gestione dello scalo trevigiano controllata da Save, di toglierlo a spese dell’aeroclub». «È una scelta di cattivo gusto in termini generali – ha aggiunto Bonato – e occorre anche ricordare che all’interno di un’area aeroportuale non è consentita l’affissione di alcuna segnalazione che non siano il nome dell’aeroporto ed i cartelli indicatori necessari alle attività degli operatori». Così il procuratore capo di Treviso Antonio Fojadelli . «Se le cose stanno così provvederemo a far togliere ed eventualmente a sequestrare l’insegna in questione», aggiunge Fojadelli, che si riserva di procedere. La Polaria intanto è giunta sul luogo per documentare ed eventualmente intervenire, ha detto il magistrato. In precedenza, secondo quanto si e appreso, sul posto ci sarebbe stata una analoga scritta provvisoria. «Il forte richiamo ai campi di concentramento è tutt’altro che una mancanza di rispetto verso i martiri del nazismo – prova a difendersi il presidente dell’associazione Volo Treviso, Francesco Montagner -, bensì un atto di devozione nei loro confronti».Continua a leggere
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