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Espulsione di Israele dalla Federazione Internazionale dei giornalisti:Boicottare i boicottatori. Nel nome di Daniel Pearl
«Boicottare i boicottatori. Nel nome di Daniel Pearl» di Pierluigi Battista La Federazione internazionale dei giornalisti ha cacciato Israele dall’organizzazione: all’unanimità (dunque con l’assenso e la complicità del rappresentante italiano). La suddetta, dannosa organizzazione non dice nulla sui Paesi che non conoscono la libertà di stampa e invece discrimina l’unica democrazia del Medio Oriente. La suddetta, dannosa organizzazione ha preso a pretesto una banale questione di quote (lo racconta bene Giulio Meotti sul Foglio) per dare sfogo a una forma di antisemitismo che dovrebbe far inorridire i giornalisti italiani. Tre estati fa, durante la guerra del Libano, il leader della suddetta e dannosa organizzazione tuonò contro Israele per aver bombardato la tv di Hezbollah al Manar. Ma non ha mai protestato (e non risulta che lo abbia fatto il rappresentante italiano) quando sull’emittente di Hezbollah si trasmettono serial come La diaspora in cui un Rothschild dice ai suoi figli: «Dio ha onorato gli ebrei con una missione: dominare il mondo». Scrive Meotti, inoltre, che nei programmi di quella tv ce n’è uno in cui «due ebrei sgozzano un bambino arabo per raccoglierne il sangue da utilizzare per la preparazione del pane azzimo» e un altro in cui «una prostituta malata in un bordello gestito da una tenutaria ebrea confida il suo desiderio di ‘contagiare i non ebrei’». La Federazione internazionale dei giornalisti (con l’assenso e la complicità del rappresentante italiano) caccia Israele ma non dice una parola sul fatto che nei media in cui si dà voce all’islamismo più radicale lo Stato di Israele venga abitualmente definito «ratto marcio». E dove sono sistematicamente santificati i bambini che si fanno esplodere per sterminare gli infedeli e guadagnarsi il Paradiso dei martiri della jihad.Continua a leggere
Parigi: ergastolo all’omicida di Ilan Halimi
Parigi: concluso il processo contro gli assassini di Ilan Halimi di Anna Foa Nel quasi generale disinteresse della stampa italiana, si è concluso a Parigi il processo contro gli assassini di Ilan Halimi, con l’ergastolo al loro capo e pene decrescenti, fino a sei mesi, per gli altri 26 torturatori. Un verdetto, questo, verso i complici di Fofana, che il mondo ebraico francese contesta indignato come troppo mite. Il Presidente del Consiglio delle istituzioni ebraiche, Richard Prasquier, pone seri dubbi […]Continua a leggere
L’internazionale dei giornalisti caccia Israele
L’internazionale dei giornalisti caccia Israele Voto unanime, con italiani di Giulio Meotti La Federazione internazionale dei giornalisti, il più grande e antico sindacato della stampa con sede a Bruxelles, ha espulso la branca israeliana affiliata all’organizzazione. Fra i membri del sindacato c’è anche Paolo Serventi Longhi, il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana. L’espulsione è il culmine di una campagna di discriminazione a cui la Federazione si è votata da anni contro lo Stato d’Israele. Due anni fa il National Union of Journalists, il sindacato della stampa britannica nonché l’ala più consistente della Federazione internazionale di cui esprime anche il presidente, Jim Boumelha, votò per boicottare Israele e tutti i prodotti dello stato ebraico. Sempre tre anni fa, durante la guerra fra Hezbollah e lo Stato ebraico a seguito del rapimento di due soldati israeliani (poi uccisi dai terroristi islamici), il segretario generale della Federazione internazionale, Aiden White, condannò il bombardamento israeliano della tv di Hezbollah al Manar, finanziata da iraniani e siriani, in quanto chiara dimostrazione di come Israele utilizzi la politica della violenza per mettere a tacere i media dissidenti. Manar non è un organo di stampa dissidente, diffonde propaganda antisemita e islamista e nei suoi programmi accusa gli ebrei, tra l’altro, di omicidi rituali con il sangue dei bambini arabi, del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki e di aver tramato con i nazisti organizzando essi stessi la propria persecuzione per accelerare la nascita di Israele. E’ la stessa Manar, durante la guerra a Gaza, a trasmettere il discorso di Himam Sa’id, guida suprema della Fratellanza islamica in Giordania: “Voi, gente di Hebron, voi state combattendo una guerra contro gli ebrei, e lo sapete fare bene. Abbiamo visto come, in un giorno del 1929, avete trucidato gli ebrei di Hebron. Oggi, trucidateli sulla terra di Hebron, uccideteli in Palestina”. Il veterano della stampa israeliana Chaim Shibi, già corrispondente da Washington per il principale quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth, ha così commentato l’espulsione dalla Federazione: “Siamo orgogliosi del giornalismo in Israele, non dipendiamo dal governo. Siamo i più liberi fra i media e gli stessi che la Federazione decide di espellere?”.Continua a leggere
Omicidio Ilan Halimi: si attende la sentenza
LA SENTENZA IN FRANCIA Il martirio del giovane Ilan. Torturato e ucciso perché ebreo di Henri Bernard Levy Fra qualche giorno, l’ 11 luglio, sarà emanata la sentenza del processo agli assassini di Ilan Halimi. Ricordiamo che Ilan Halimi era un giovane francese rapito il 21 gennaio 2006 nella regione parigina e ritrovato, il 13 febbraio, lungo una ferrovia, torturato, arso vivo, il corpo come una piaga, buttato lì come un cane, agonizzante. Ilan Halimi sarebbe morto poche ore dopo. Ricordiamo che la Francia è il Paese in cui, come Daniel Pearl a Karachi – dico bene come Daniel Pearl, dico bene a Karachi – un uomo può essere rapito sotto gli occhi di un intero quartiere, trasportato da un luogo all’ altro, affamato e nutrito, assassinato lentamente, torturato, passato da un carnefice all’ altro quando uno di questi cede, ancora spostato e questo per 24 giorni. Ricordiamo che i complici di un atto così atroce, il portiere dell’ edificio di Bagneux che prestò il locale della caldaia, la giovane donna pudicamente battezzata l’ esca, l’ addetto alla consegna delle pizze, il carceriere che per le grida di Ilan non riusciva a fumare in pace e quindi lo obbligò a tacere schiacciandogli il mozzicone di sigaretta ancora acceso sulla fronte e gli altri, tutti gli altri, ebbero 24 giorni, dico bene 24 giorni, cioè un’ eternità, per commuoversi di fronte alle sue urla, preoccuparsi del suo corpo in fiamme, tagliuzzato a colpi di cutter, sanguinante; per ravvedersi, infrangere il patto di silenzio che avevano contratto e, con un solo colpo di telefono, porre fine al suo calvario. Ricordiamo che nessuno ebbe questo riflesso elementare di umanità. Ricordiamo che Youssef Fofana, il capo della gang, è un antisemita della più semplice, della più pura, della più stupida e bestiale specie: quella che, non sapendo niente e non volendo sapere niente di niente, non sapendo che il destino ebraico, attraverso il tempo, ha innanzitutto significato e spesso ancora significa, umiliazione, indigenza, miseria, alimenta il luogo comune mostruosamente idiota – ma l’ idiozia, in questo genere di vicende, è una circostanza non attenuante ma aggravante – dell’ ebreo ricco, oggi si dice «che scoppia di soldi» e per questo oggetto di crudeltà fredda, calcolata, che solo la morte poteva fermare.Continua a leggere
Egitto: polizia sequestra tritolo destinato a Gaza
Egitto, polizia sequestra tritolo destinato a Gaza Il Cairo, 10 Luglio 2009 (PEACE REPORTER) – E’ stato individuato ieri dalla polizia egiziana un carico di 700 chili di tritolo pronto ad essere contrabbandato nella Striscia di Gaza. L’esplosivo era stato nascosto in una zona desertica del Sinai a sud della città di Arish. Secondo il quotidiano al-Quds al-Arabì, la polizia egiziana avrebbe ricevuto una soffiata riguardante la presenza del carico di esplosivo, che sarebbe giunto a Gaza attraverso uno dei […]Continua a leggere
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