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Iran, Ahmadinejad: “Olocausto è un grosso inganno”

Di Emanuel Baroz | 3 giugno 2009
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Iran, Ahmadinejad: “Olocausto è un grosso inganno”

IRAN: AHMADINEJAD, OLOCAUSTO E’ UN GROSSO INGANNO (ASCA-AFP) – Teheran, 3 giu – Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e’ tornato ad attaccare Israele, definendo l’Olocausto ”un grosso inganno”. Parlando davanti a 600 universitari e religiosi invitati alle commemorazioni del ventesimo anniversario della morte del fondatore della repubblica islamica, l’ayatollah Rouhollah Khomeini, Ahmadinejad ha inoltre affermato che le democrazie liberali del mondo hanno degradato ”i valori umani”. Secondo Ahmadinejad, ”l’identita’ della democrazia liberale e’ stata rivelata al mondo dalla sua protezione […]Continua a leggere

Baghdad, Giugno 1941: una storia che in pochi conoscono

Di Emanuel Baroz | 2 giugno 2009
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Baghdad, Giugno 1941: una storia che in pochi conoscono

BAGHDAD, 1-2 GIUGNO 1941, POGROM “FARHUD” Il Pogrom Farhud (farhud in arabo = devastazione), perpetrato a Baghdad il giorno di Shavuoth 1941 e protrattosi per due giorni (1 e 2 Giugno 1941) non e’ molto conosciuto. Secondo alcune fonti furono massacrati almeno 600 ebrei in quei giorni. Qui di seguito troverete una testimonianza di quell’atroce episodio […] Il 30 maggio, Rashid Ali Kailani e il Gran Muftì di Gerusalemme, que­st’ultimo con le sue centinaia di seguaci, fuggirono a Teheran, approfittando della copertura diplomatica dei convogli organizzati dagli ambasciatori tede­sco e italiano. Hajj Amin al Husseini si salvò grazie a un passaporto diplomatico prosaicamente intestato al signor Rossi Giuseppe. Prima di abbandonare Baghdad, però, i militari golpisti, tra cui anche Adnan Khayrallah, zio e padre spirituale di Saddam Hussein, ordinarono un pogrom nel quartiere ebraico. Questo il ricordo di una ebrea di Baghdad, testimone di quella giornata:Continua a leggere

Jenin (Cisgiordania): fermato un terrorista con carica esplosiva

Di Emanuel Baroz | 1 giugno 2009
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Jenin (Cisgiordania): fermato un terrorista con carica esplosiva

Jenin: fermato un terrorista con carica esplosiva Jenin (Cisgiordania), 01/06/2009 –  Arrestato in tempo domenica pomeriggio da soldati israeliani di pattuglia nella zona di Jenin (Cisgiordania) un terrorista palestinese con addosso una carica esplosiva. L’ordigno è stato disinnescato dagli artificieri israeliani. (Fonte: Israele.net) Per ulteriori informazioni cliccare quiContinua a leggere

Cisgiordania: l’Intrafada provoca 6 morti

Di Emanuel Baroz | 31 maggio 2009
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Cisgiordania: l’Intrafada provoca 6 morti

Cisgiordania, raid palestinese contro Hamas: 6 morti QALQILYA, Cisgiordania, 31 Maggio 2009 (Reuters) – Sei persone sono morte oggi quando le forze fedeli al presidente palestinese Mahmoud Abbas hanno fatto irruzione in un nascondiglio di Hamas, pochi giorni dopo la promessa di Abbas a Washington di mantenere i suoi impegni per la sicurezza. La violenza è iniziata quando la polizia ha circondato una casa a Qalqilya, città della Cisgiordania, dove un alto comandante di Hamas, Mohammad Samman, e il suo vice Mohammad Yasin si erano rifugiati, secondo quanto riferito da testimoni e funzionari della sicurezza. Entrambi gli uomini sono morti nella sparatoria, insieme a tre poliziotti.Continua a leggere

Parigi: «Sì, diedi fuoco all’ ebreo». Processo choc in Francia

Di Emanuel Baroz | 30 maggio 2009
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Parigi: «Sì, diedi fuoco all’ ebreo». Processo choc in Francia

A porte chiuse Nell’ omicidio coinvolti 27 giovani della banlieue «Sì, diedi fuoco all’ ebreo». Processo choc in Francia di Massimo Nava La confessione del capo della «banda dei barbari». Ilan Halimi, 23 anni, fu adescato da una ragazza, segregato per 3 settimane e torturato a morte PARIGI – Ilan Halimi, 23 anni, commesso in una boutique di telefonia mobile, boulevard Voltaire. Una ragazza s’ interessa all’ acquisto di un nuovo cellulare, fa occhi dolci, chiede il numero di telefono. L’ indomani, gli propone un incontro. Ma l’ innocente avventura è una trappola, un appuntamento con la morte. Halimi viene rapito, segregato per tre settimane in un appartamento della banlieue parigina, torturato e infine ucciso. La famiglia riceve minacce, insulti, richieste di riscatto nella posta elettronica, telefonate, somme improbabili da raccogliere, fotografie dalla prigionia. Più di seicento contatti, ma la polizia non riesce a localizzare i rapitori. Il corpo del giovane viene ritrovato ai bordi della ferrovia, in aperta campagna. Ferite e bruciature non gli lasciano scampo. Morirà durante il trasporto all’ ospedale. Il delitto, avvenuto il 13 febbraio di tre anni fa, da qualche giorno ricostruito a porte chiuse, nella Corte d’ assise di Parigi, è uno sconvolgente groviglio di abiezione e follia omicida, in cui l’ obiettivo criminale del riscatto si somma all’ assurdità del presupposto razzista: la modesta famiglia di Halimi non poteva mettere insieme la somma richiesta, ma il giovane commesso era ebreo e la comunità ebraica avrebbe potuto e dovuto pagare. Era lo scenario nella mente di Youssouf Fofana, ventottenne di origine ivoriana, capo della «banda dei barbari», come è stata definita dalla stampa l’ eterogenea associazione di ventisette ragazzi, fra esche, complici, carcerieri e postini. Venti sono alla sbarra, come diretti responsabili del sequestro, sette per non averlo denunciato. A inchiesta conclusa, si scopre che la «barbarie» ha il volto umano di giovani della banlieue, di ragazze, di un minorenne, accumunati da miseria morale e sottomissione consapevole alla volontà di Fofana. «Se mio figlio non fosse stato ebreo, non sarebbe stato assassinato» dice Ruth Halimi, madre della vittima, che in un memoriale ricostruisce il sequestro e mette sotto accusa l’ inerzia degli inquirenti. Alcuni particolari, appaiono inspiegabili.Continua a leggere