Un Paese democratico e un alluce tumefatto
di Anna Rolli
Alcuni giorni fa, due soldati israeliani sono stati restituiti alle loro famiglie nella bara, dopo due anni di straziante dolore e di inutile speranza. I miliziani di Hezbollah li avevano rapiti e poi uccisi nell’estate del 2006, lasciando tutti all’oscuro sulla loro sorte.
Alcuni giorni fa, Samir Kuntar, il mostro che nel 1979, sulla spiaggia di Naharia, aveva assassinato un giovane padre di fronte alla figlioletta di 4 anni e poi aveva afferrato quest’ultima per le gambe sfracellandole il visetto e la testolina sugli scogli del mare…Samir Kuntar, dicevo, è tornato in Libano, accolto ed acclamato dagli Hezbollah come un eroe.
Alcuni giorni fa, in Cisgiordania, a nord -est di Gerusalemme, in una piccola località chiamata Kfar Nahalim, alcuni soldati israeliani hanno arrestato un palestinese di 27 anni, di nome Abu Rachma, che stava manifestando contro il muro di difesa. Tra l’arrestato e i giovani soldati sono corse alcune male parole e uno di questi ultimi ha sparato, a distanza ravvicinata, un proiettile di gomma in direzione delle scarpe del giovane palestinese che è stato colpito all’alluce del piede destro che si è gonfiato. Un medico militare lo ha prontamente soccorso e constatato che l’alluce in questione era guaribile in pochissimi giorni perché “si trattava di offesa molto leggera” (l’alluce non era rotto ma solo tumefatto) lo ha rimandato a casa.
L’intera scena, però, era stata filmata con una cinepresa amatoriale da una ragazzina palestinese di 14 anni appostata alla finestra di casa sua. Il risultato è stato il seguente: stamattina il video è andato in onda sui telegiornali di tutta Italia e di tutto il mondo e la propaganda anti-israeliana, com’era prevedibile, si è scatenata.
Nel frattempo, in Israele, per ordine del procuratore generale, la polizia militare dopo aver visionato il video stava già svolgendo tutte le indagini del caso, il soldato era già stato arrestato e rinchiuso nel carcere militare di Akko in attesa del completamento delle indagini e del rinvio in giudizio e il portavoce dell’esercito israeliano dichiarava: “L’accaduto è grave. Il soldato non ha rispettato né gli ordini né il regolamento militare che prevede tassativamente di salvaguardare l’integrità fisica di chiunque sia fermato o arrestato. Il comportamento di un singolo ha rappresentato un grave danno per l’immagine dell’esercito…”.
Nel frattempo è di oggi la notizia ( riportata da Maariv) che a Gaza, Aiad Sokar, un palestinese di 35 anni, è stato condannato a morte, senza regolare processo, con l’accusa di aver fornito informazioni agli israeliani riguardo gli spostamenti dei combattenti della Jhiad islamica. La sentenza di morte è stata consegnata a Ramallah, alla segreteria del presidente Abu Mazen, per l’autorizzazione a procedere. Quasi nessuno ne parla, come tutti sappiamo, una condanna a morte nel mondo arabo fa infinitamente meno notizia di un dito ferito per colpa di un soldato israeliano.
(Agenzia Radicale, 22 luglio 2008 )
#1Piero P.
E’ palesemente OVVIO che faccia meno notizia. Quanto accade in uno Stato (o in una struttura che potrebbe diventare uno Stato) non democratico attiene, appunto, alla manifestazione di una mancanza di democrazia (processi sommari, autoritarismo, ecc.). Quanto accade in un Paese democratico -sotto gli occhi di un ufficiale- è qualche cosa che ne danneggia l’immagine e che -non solo per i media- ma per lo stesso Israele è estremamente più importante. Il fatto che la magistratura sia intervenuta immediatamente è positivo. Più doloroso e tristissimo è che il fatto sia dovuto venire alla luce attraverso una denuncia documentata. Altrettanto spiacevole è il fatto che su questa violenza gratuita e del tutto ingiustificata sia, in qualche modo, l’agenzia citata tenti un “ridimensionamento” utilizzando la lievità delle ferite! Ma la ferita morale, ben più grave, chi sarà in grado di risarcirla?
#2newmediologo
Per noi persone civili il comportamento di questo soldato risulta inaccettabile in un contesto di “regole civili” mentre per chi non ha rispetto nè di nessuna regola nè della vita umana, nessuna cosa fa notizia..