Quei simboli palestinesi virtualmente genocidi
Prima di riconoscere lo “stato di Palestina”, si dovrebbe esigere dai palestinesi che la facciano finita con le mappe che propugnano l’eliminazione di Israele
di Ilya Meyer
C’è qualcosa di veramente inquietante, e un po’ nauseante, nel vedere nazioni moderne e civili che assicurano riconoscimento ufficiale e massicci finanziamenti a organizzazioni terroristiche che dichiarano obiettivi virtualmente genocidi.
La Svezia è il caso più recente di un paese che ha deciso di riconoscere ufficialmente “lo stato di Palestina” (senza che i palestinesi abbiano firmato un accordo di pace negoziato con Israele). Per mettere nella sua giusta prospettiva internazionale la dilettantesca e imbarazzante decisione svedese, evidentemente volta a racimolare un po’ di consensi interni, basta dare un’occhiata ai simboli dei movimenti nazionalisti dei palestinesi: giusto per avere un’idea dei veri obiettivi di questi “costruttori di pace”.
Fino a pochi anni fa il mondo islamico si era adoperato (con successo) per impedire a Israele a alla sua Stella Rossa di David (l’equivalente israeliano della Croce Rossa) di diventare membro a pieno titolo della Croce Rossa Internazionale. Il mondo musulmano ha attenuato questa sua posizione apertamente antisemita solo a condizione che il simbolo della stella di Davide venisse cancellato e sostituito da un anonimo e incongruo rombo rosso in precario equilibrio su uno dei suoi angoli: una pretesa che aveva il solo e unico scopo di umiliare il simbolo ebraico, mentre Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, simboli collegati alle fedi cristiana e musulmana, venivano tranquillamente considerati adatti e pienamente compatibili con l’organizzazione umanitaria internazionale. Israele doveva ingoiare il rospo per vedersi accordato il privilegio di entrare nell’organizzazione di soccorso affinché lo stato ebraico potesse fornire aiuti d’emergenza anche a paesi musulmani, quando fossero colpiti da catastrofi di origine umana o naturale.
Ed eccoci al punto. Se così è stato per quel simbolo, non si vede perché non dovremmo esigere tutti quanti – cittadini, politici, opinionisti, diplomatici, organismi dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite – che Fatah e Hamas cambiano i loro loghi ufficiali, entrambi caratterizzati dal fatto di mostrare chiaramente il loro obiettivo politico-territoriale nella forma di una mappa dello “stato di Palestina” che sostituisce completamente lo stato d’Israele, che di conseguenza risulta cancellato dalla carta geografica. In altri termini, i loro simboli nazionali propugnano la distruzione di uno stato membro delle Nazioni Unite. E nel caso la mappa in sé non fosse sufficiente, nel logo ufficiale di Fatah e Hamas sono rappresentate anche le armi (mitra, granate e scimitarre) a indicare chiaramente attraverso quali strumenti la coalizione palestinese intenda conseguire il suo obiettivo.
Giusto la settimana scorsa la Svezia ha deciso di donare allo”stato di Palestina” un miliardo di corone (più di 108 milioni di euro) a sostegno dell’impulso verso la pace della “stato di Palestina” come “partner alla pari” con Israele. Dunque la Svezia vede il logo palestinese ufficiale che cancella completamente Israele e si convince che significa che Fatah e Hamas vogliono vivere fianco a fianco con Israele. Il miliardo di corone sottratto a contribuenti e pensionati svedesi viene elargito a organizzazioni che nei loro simboli proclamano, in modo evidente anche per chi non è particolarmente sveglio, che il loro futuro stato andrà a sostituirsi a uno stato esistente: Israele sarà cancellato per essere sostituito dalla Palestina. Un programma a cui si concedono riconoscimento ufficiale ed enormi finanziamenti.
Il minimo che si dovrebbe fare come cittadini è esigere che non solo la Svezia, ma ogni singolo stato membro delle Nazioni Unite condizioni qualunque sostegno economico, diplomatico o d’altro tipo a favore degli arabi palestinesi alla rimozione di questi simboli biechi e offensivi da ogni istanza pubblica collegata a Fatah e Hamas. E i governi che non lo fanno dovrebbero essere citati in giudizio per favoreggiamento di organizzazioni terroristiche che si propongono la distruzione potenzialmente genocida di uno stato membro delle Nazioni Unite.
In fondo è una richiesta elementare che dovremmo avanzare tutti, in qualunque parte del mondo viviamo. La richiesta assolutamente minima per poter fare qualunque passo avanti verso la pace dovrebbe essere che il governo di coalizione arabo-palestinese Fatah-Hamas cancelli immediatamente e permanentemente questi simboli oltraggiosi, aggressivi e apertamente contrari alla pace. Si tratta di immagini eloquenti, che persino i nostri governanti dovrebbero essere in grado di capire.
Cancellare quei simboli è una richiesta molto più legittima e giustificata della “guerra” alla stella rossa di Davide cui il mondo a suo tempo si è piegato.
(Fonte: Times of Israel, 31 Ottobre 2014)
Nell’immagine in alto: da sinistra verso destra il logo dell’Autorità Nazionale Palestinese, il logo di Hamas. il logo di Fatah