L’ATTACCO ALLA COMUNITÀ VENEZUELANA
Un’altra notte dei cristalli: “Noi ebrei via da Caracas”
Dilaga l’antisemitismo: assalita la sinagoga, bruciati i libri sacri
New York – Dalle strade residenziali dell’Upper West Side alle monocamera nell’East Village, fino alle case di Miami con vista sull’oceano, i telefoni hanno iniziato a squillare dall’alba. A chiamare da Caracas sono stati genitori, nonni e zii raccontando a figli e nipoti in America quanto avvenuto nella notte. «Hanno dissacrato la sinagoga di Mariperez», «hanno gettato in terra i rotoli della Torà», «hanno lasciato scritte insultanti», «erano armati». Sono centinaia gli ebrei venezuelani che negli ultimi anni hanno abbandonato il loro Paese a causa di Hugo Chávez rifugiandosi soprattutto a New York e Miami, da parenti ed amici, per iniziare una nuova vita.
La grande fuga è iniziata fra il 2004 e il 2005, quando Chávez mandò per la prima volta la polizia a bussare alle case degli ebrei per «censire le presenze», sapere in quanti abitavano in quali case. Per i più giovani è stato un campanello d’allarme al quale ne sono seguiti altri: gli insulti lanciati da Chávez nella notte del Natale 2006 nei confronti di «alcune minoranze discendenti da coloro che hanno crocefisso Gesù», la diffusione del libello antisemita zarista «Protocolli dei savi anziani di Sion», le scritte «Judios perros» (ebrei cani) sulle mura di centri ebraici, gli insulti via radio contro personaggi noti accusati di non essere abbastanza chavisti, le minacce di morte ai rabbini. Ad ogni scossa di odio il flusso di partenze verso l’America è aumentato. Le famiglie si sono divise: a Caracas restano genitori e nonni, molti dei quali ancora riconoscenti al Paese che li accolse durante la Seconda guerra mondiale, mentre ad andare via sono le nuove generazioni che non vedono futuro possibile. «È triste pensare che i miei nonni trovarono la libertà a Caracas nel 1942 fuggendo dall’Austria e oggi la stessa Caracas sia pericolosa per noi», dice un veterinario di 32 anni, che non dà il nome «per timore di vendette contro i miei».
La violenza di quanto avvenuto nella notte fra venerdì e sabato ha sorpreso anche i più prudenti su Chávez. Alle 22 un gruppo di almeno quindici uomini armati, a volto scoperto, è arrivato alla sinagoga Tiferet, la più antica di Caracas, ha sfondato i portoni, ammanettato le guardie ed è penetrato nella sala di preghiera dissacrandola: i rotoli della Torà (il Pentateuco) sono stati gettati in terra, gli arredi e i libri sacri strappati, i tallit (scialli di preghiera) usati per pulirsi le scarpe, urinandoci sopra. Lo scempio è durato fino alle 3 del mattino, quando il blitz si è concluso con il furto degli archivi – gli indirizzi degli iscritti – e l’uso di pennarelli rossi per disegnare immagini del Diavolo e lasciare scritte come «Morte a tutti», «Maledetti ebrei» e «Israele assassina».
Gli aggressori si sono ritirati senza che nessuno li fermasse e l’indomani mattina i leader della comunità, che conta 15 mila anime, hanno deciso di chiudere i locali. «Mai nella storia del Venezuela siamo stati vittime di una simile aggressione – sono state le parole del presidente Elia Faranche -, ci sentiamo minacciati, intimiditi, attaccati». Proprio Faranche pochi giorni fa aveva chiesto alla polizia di proteggere la sinagoga dal rischio di attacchi ma si era visto opporre un rifiuto. Centinaia di persone, ebrei e non, ieri mattina si sono assiepati di fronte alla «Tiferet» in una veglia di solidarietà alla quale il ministro degli Esteri, Nicolas Maduro, ha risposto promettendo di «punire i responsabili», nell’ambito di un discorso molto duro nei confronti di Israele «colpevole di crimini a Gaza». Poi sulla vicenda è intervenuto anche il presidente Hugo Chavez: «Noi condanniamo le azioni contro la sinagoga di Caracas, perchè la violenza va condannata e noi la condanniamo, venga da dove venga».
Ma proprio il crescendo di critiche da parte del governo venezuelano contro Israele durante la crisi di Gaza – culminate nella rottura dei rapporti diplomatici – ha portato ad un aumento di atti antiebraici. Per Abraham Foxman, presidente dell’Anti-Defamation League (Adl), quanto avvenuto evoca la «Notte dei cristalli» del 1938 quando i nazisti devastarono le sinagoghe tedesche e, assieme al Centro Wiesenthal, imputa a Chávez «una campagna di odio, incrementata con il pretesto della guerra Israele-Hamas. Se non è stata promossa, è stata certo almeno tollerata». Anche Israele chiama in causa il presidente: «I venezuelani non sono razzisti né antisemiti, simili atti non avrebbero potuto avvenire senza l’avallo delle autorità più alte», afferma il portavoce Yigal Palmor.
Maurizio Molinari
#1Emanuel Baroz
Venezuela/11 arresti, tra cui 7 poliziotti,per attacco a sinagoga
L’aggressione, il 30 gennaio, compiuta da 15 persone
Caracas, 8 feb. (Ap) – Undici persone, tra cui sette poliziotti, sono state arrestate perchè sospettate di essere coinvolte in un recente attacco contro una sinagoga in Venezuela.
L’ufficio del procuratore generale di Caracas ha precisato che tra i sospettati ci sono sette agenti di polizia, arrestati durante alcune perquisizioni nel fine settimana.
L’attacco, secondo gli ebrei il peggiore mai ricevuto dalla comunità, è avvenuto il 30 gennaio. Quindici persone hanno aggredito due guardie di sicurezza alla sinagoga Tiferet Israel, rompendo oggetti religiosi e imbrattando i muri con la scritta: “Ebrei, fuori”. Gli aggressori hanno anche rubato un computer che contiene molti nomi e indirizzi di ebrei che vivono in Venezuela.
http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2009/02_febbraio/08/venezuela%2011%20arresti%20%20tra%20cui%207%20poliziotti%20per%20attacco%20a%20sinagoga,17899015.html
#2Emanuel Baroz
Venezuela/ Leader comunita’ ebraica: Chavez fomenta antisemitismo
Sammy Eppel: ma i venezuelani non sono antisemiti
Roma, 16 feb. (Apcom) – Hugo Chavez, fresco vincitore del referendum costituzionale che gli permetterà di rimanere al potere a tempo indefinito, è il responsabile dell’ondata di antisemitismo che ha investito negli ultimi tempi il Venezuela, culminata nell’attacco a fine gennaio alla sinagoga Tiferet di Caracas. Ad accusare il presidente venezuelano è Sammy Eppel, uno dei leader della comunità ebraica venezuelana, che partecipa oggi alla Conferenza di Londra sulla lotta all’antisemitismo.
Eppel, che è anche direttore della Commissione diritti umani dell’organizzazione ebraica Bnai Brith e editorialista del principale quotidiano di Caracas, El Universal, sostiene che la campagna di antisemitismo in Venezuela viene fomentata direttamente dal governo e dal presidente Hugo Chavez.
L’atto che ha dato il via a questa campagna, ricorda Eppel in una intervista al Jerusalem Post, risale al 2004, quando fu attaccata una scuola ebraica di Caracas in coincidenza con una visita in Iran del presidente venezuelano Hugo Chavez. “Si può dire che fu un regalo ad Ahmadinejad, quasi a dire: ‘così tratto i miei ebrei'”, osserva Eppel, per il quale una parte del problema è rappresentato proprio dal rafforzamento delle relazioni tra Caracas e Teheran.
La situazione per gli ebrei in Venezuela è però sensibilmente peggiorata dopo l’inizio dell’operazione militare “Piombo fuso” nella Striscia di Gaza, il 27 dicembre scorso, lanciata dall’esercito israeliano per fermare i continui attacchi con razzi Qassam contro le comunità del Negev occidentale. Ai primi di gennaio Chavez ha espulso l’ambasciatore israeliano a Caracas e a fine mese è giunto l’attacco vandalico contro la sinagoga della capitale venezuelana.
Ma il 20 gennaio è stato anche pubblicato sul sito web filo-governativo Aporrea un “Piano d’azione” che invoca, tra le altre cose, “la confisca dei beni degli ebrei che sostengono le atrocità sioniste commesse dallo Stato nazista di Israele e la donazione di questi beni alle vittime palestinesi dell’Olocausto di oggi”.
Questo piano “esorta la gente ad affrontare gli ebrei nelle strade, si parla di chiudere le scuole ebraiche e di confiscare i beni degli ebrei”, afferma Eppel. Tutto ciò “viene fatto dal governo e dai media, e questo dovrebbe preoccupare non solo noi ma il mondo intero”.
Secondo Eppel, Chavez sta trasformando il Venezuela in una sorta di laboratorio, con il governo impegnato a fabbricare un antisemitismo finora sconosciuto da quelle parti. “Si tratta di un esperimento diabolico per cercare di introdurre l’antisemitismo in una società che non è mai stata antisemita”, denuncia Eppel, che tiene a sottolineare che “la popolazione venezuelana non è anti-semita”. “E’ giunto il momento di fermare” questa campagna “che semina odio e discriminazioni”, e rappresenta “una flagrante violazione dei diritti umani”.
Chavez, che ha criticato duramente Israele per l’offensiva contro Hamas dello scorso mese (che ha fatto circa 1.300 vittime), ha condannato l’attacco contro la sinagoga di Caracas, accusando le “oligarchie” del Paese di essere responsabili dell’accaduto. Negli ultimi dieci anni il crescente antisemitismo ha però spinto molti ebrei a lasciare il Venezuela, e la comunità ebraica locale – che conta oggi 14-15mila membri – si è pressoché dimezzata.
http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2009/02_febbraio/16/venezuela%20%20leader%20comunita%20%20ebraica%20%20chavez%20fomenta%20antisemitismo,18006673.html