Ma l’università che “boicotta” tradisce la sua missione
Settimana contro Israele. E bene ha fatto La Sapienza a gemellarsi con Tel Aviv
di Federico Brusadelli
L’università italiana non sta benissimo. Non è una novità, e i problemi sono tanti: c’è una riforma delle lauree che si è rivelata poco efficiente (per usare un eufemismo…); c’è una casta docente autoreferenziale e refrattaria al rinnovamento e colpevole di aver creato una drammatica sacca di precariato; c’è una irrefrenabile proliferazione di corsi di laurea, congegnati quasi sempre che esistono solo per produrre qualche cattedra in più da spartirsi tra le insaziabili famiglie di baroni.
Ma la cosa più triste è vedere l’incapacità di liberarsi da una maledizione epocale. Quella, cioè, che trasforma le aule universitarie in campi di battaglia. Che si tratti di politica o che si tratti di religione, gli esempi non mancano. Così, vengono alla mente le reazioni isteriche, automatiche e talvolta violente che hanno accompagnato i tentativi di riforma del ministro Gelmini; vengono alla mente episodi opachi come l’acclamatissimo intervento di Oreste Scalzone sulla scalinata della facoltà di Lettere, alla Sapienza; restando sempre a Roma, viene alla mente il papa che, poco più di due anni fa, si vede costretto a rinunciare al suo intervento, alla faccia della libertà di parola.
E poi c’è una nuova trovata (nuova si fa per dire, dato che è alla sesta edizione): il boicottaggio culturale. Nel mirino, facile da immaginare, c’è Israele. Un’idea, va detto, che non è stata partorita in Italia, segno che la malattia corrode anche atenei più blasonati e funzionanti dei nostri.
“Settimana contro l’apartheid di Israele”, si chiama l’iniziativa che nel mese di marzo coinvolge le università di tanti paesi sparsi in tutto il mondo. Da Glasgow a Berkeley, da Chicago a Pisa, da Bologna a Roma. Convegni, seminari, incontri e proiezioni a senso unico. E sotto all’apprezzabile solidarietà verso i palestinesi si nasconde il solito sentimento “anti”. Per questo, ne sono felici gli estremisti di destra e quelli di sinistra, a quanto si apprende sui blog studenteschi. E per questo conviene fermarsi un attimo a riflettere.
Perché al di là delle questioni storiche e politiche, riflettere su un dramma contemporaneo come il conflitto israelo-palestinese in termini di “boicottaggio” è già un passo sbagliato di per sé. Può servire per fare un po’ di propaganda, questo sì. Ma è difficile pensare che un’iniziativa del genere possa rivelarsi utile per dare un pur minimo contributo all’avanzamento del processo di pace, o per lenire in qualche modo le sofferenze di due popoli, né per sostenere il progresso della conoscenza.
Ecco, allora, l’aspetto peggiore della vicenda: a farsi promotrice e veicolo di questa crociata culturale sia l’università. Che dovrebbe essere per natura il luogo della conoscenza, del confronto, del dubbio, della ricerca, della contaminazione. Se le culture non riescono a incontrarsi nelle aule degli atenei, difficilmente ci riusciranno altrove. Se gli studenti vengono nutriti di battaglie e scontri, di pregiudizi e interpretazioni della storia “a senso unico”, per il futuro resta davvero poca speranza.
E allora fa piacere che – come ha ricordato Il Foglio – alla Sapienza, mentre va in scena il boicottaggio contro Israele, qualcuno abbia avuto la buona idea di firmare un gemellaggio con l’Università di Tel Aviv. «Generalmente questi accordi sono piuttosto comuni – ha detto il rettore dell’ateneo israeliano Joseph Klafter – ma sullo sfondo della settimana dell’Apartheid ha tutto un altro impatto». Sì, ha un altro impatto. Dimostra in maniera chiara quale sia il compito vero, nobile e costruttivo dell’università: costruire ponti, dare respiro a un paese. Ne avremmo un disperato bisogno. E la nostra università ha fatto già troppe scelte sbagliate per accodarsi anche a quelle degli altri.
(Fonte: FF webmagazine, 6 marzo 2010)
#1Emanuel Baroz
Finalmente un po’ di sapienza!
L’università la Sapienza di Roma si è dimostrata contraria al boicottaggio accademico contro lo stato ebraico che vedrà coinvolti studenti e professori di decine di atenei, nella “settimana contro l’ Apartheid d’Israele” L’Università La Sapienza in risposta ha firmato ieri, nell’ambito di una conferenza europea dei dirigenti dell’Università di Tel Aviv, in Campidoglio, un gemellaggio con L’università di Tel Aviv.
L’accordo di cooperazione prevede scambi di studenti e docenti, programmi di ricerca congiunti e conferenze. Ma la coincidenza con gli inviti al boicottaggio dà un sapore diverso al gesto da parte della più grande università d’Europa.” Si può parlare di apartheid in un’università che ha appena aperto una sala di preghiera per i suoi studenti musulmani?” chiede Klafter. nel campus del più grande ateneo del paese, infatti si incontrano studenti e professori di tutte le origini: dagli ebrei ortodossi alle ragazze arabe col velo. Lo stesso Klafter definisce così la campagna di boicottaggio come una “odiosa delegittimazione del diritto all’esistenza d’Israele”.
(Fonte: Eurolaurea.com, 5 marzo 2010)
#2Emanuel Baroz
Fermo no al boicottaggio degli atenei israeliani
In occasione dell’esame della riforma dell’ordinamento universitario è stato presentato e accolto dal Governo un ordine del giorno contro il boicottaggio delle università israeliane firmato dagli onorevoli Emanuele Fiano, Fiamma Nirenstein e Alessandro Ruben, oltre che da Piero Fassino, Walter Veltroni e Dario Franceschini.
Ecco il testo del documento: La Camera, esaminato il disegno di legge n. 3687-A, recante norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario; premesso che: l’articolo 33 della Costituzione riconosce la libertà dell’insegnamento dell’arte e della scienza e l’autonomia delle università; l’articolo 1 del disegno di legge definisce le università «sede primaria di libera ricerca e di libera formazione», nonché «luogo di apprendimento ed elaborazione critica delle conoscenze» e riconosce loro il compito di operare «per il progresso culturale, civile ed economico della Repubblica»; da alcuni anni a questa parte si succedono iniziative ed appelli al boicottaggio delle università e degli accademici israeliani da parte delle università italiane; all’inizio di marzo di quest’anno tre università italiane (Pisa, Roma «’La Sapienza» e Bologna) hanno aderito con proprie iniziative alla «Israeli Apartheid Week», che aveva per tema «Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni», con l’idea di promuovere contro Israele misure punitive come quelle che colpirono a suo tempo l’Africa dell’apartheid; le azioni di boicottaggio – rivolte unicamente contro l’unico Stato democratico dell’area medio-orientale – confliggono con il principio costituzionale della libertà dell’insegnamento; già il 12 maggio 2005 il Senato della Repubblica approvò una mozione, a prima firma del senatore Compagna, che impegnava il Governo ad adottare una serie di misure per fronteggiare il fenomeno, impegna il Governo ad assumere tutte le iniziative in suo potere – riaffermando quei valori di libertà intellettuale irrinunciabili nella vita universitaria e anche sollecitando i massimi organi dell’autonomia universitaria (Consiglio Universitario Nazionale e Conferenza dei Rettori) – per scongiurare il ripetersi di iniziative di boicottaggio che calpestano la libertà di esprimersi nei nostri atenei in maniera unidirezionale.
(Fonte: Rassegna Ucei, 1 Dicembre 2010)
#3Samuel
Donna palestinese vittima dell’apartheid in Israele
http://www.juif.org/go-blogs-39652.php
Su JN1 (Jewish News 1). La sua dichiarazione comincia a 2’37”
#4Francesco Mehlme
sarei grato potessi parlare per skype o telefono con Mr. Baroz (che cito piu volte) per poter avere del materiale per un libro che finisco di scrivere dopo 9 anni di lavoro ad alto livello. Grazie.
#5Emanuel Baroz
Buonasera Francesco,
mi scusi ma dov’è che lei mi citerebbe?