Due navi iraniane passano Suez
L’Iran mette il naso nel Mediterraneo, Israele preoccupata
E’ la prima volta in tre decenni che le navi militari iraniane attraversano il Canale che collega il Mar Rosso al Mediterraneo. I funzionari di Teheran hanno detto che le navi sono dirette in Siria per una missione di addestramento.
Il Cairo, 22-02-2011 – “Una provocazione senza precedenti, una sfida alla comunità internazionale”. Questo per il ministero israeliano degli Esteri il significato dell’annuncio odierno delle autorità egiziane nel canale di Suez: due navi iraniane sono entrate questa mattina presto nelle acque dello Stretto e raggiungeranno il mar Mediterraneo nel corso della giornata.
Si tratta di una fregata e di una nave di approvvigionamento (rispettivamente la Alvand e la Kharg), ognuna delle quali dovra pagare 290mila dollari per il passaggio. E’ la prima volta in tre decenni che le navi militari iraniane attraversano il Canale che collega il Mar Rosso al Mediterraneo. I funzionari di Teheran hanno detto che le navi sono dirette in Siria per una missione di addestramento.
L’operazione è un’ulteriore test degli equilibri precari in Medioriente, scosso da un’ondata senza precedenti di rivolte contro i governi. I nuovi governanti militari dell’Egitto, che hanno preso il potere dopo le dimissioni di Hosni Mubarak dalla presidenza poco più di una settimana fa, hanno concesso l’attraversamento, suscitando più di qualche apprensione a Washington e Tel Aviv. Del resto sembra che l’Egitto non abbia avuto altra scelta, per una convenzione internazionale dell’88 secondo cui il passaggio deve essere aperto “a ogni imbarcazione commerciale o militare”.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato l’Iran di tentare di sfruttare la recente instabilita dell’Egitto. Mubarak, alleato di Israele e degli Stati Uniti che ha governato per circa 30 anni, era considerato un simbolo nella regione contro l’estremismo islamico. “L’Iran vuole far capire al mondo, agli Stati Uniti, a Israele e ad altri paesi del Medioriente, la propria forza raggiunta non solo nelle aree vicine, ma anche lontane, Mediterraneo incluso”, ha detto Ephraim Kam dell’istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale in Israele.
Un alto comandante navale iraniano aveva annunciato a un’agenzia stampa del Paese, prima dell’inizio delle rivolte in Egitto il 25 gennaio, che l’Iran pianificava di mandare navi nel Mediterraneo dal canale di Suez per addestrare cadetti della marina nella protezione delle navi cargo e petroliere dagli attacchi dei pirati somali. Ma adesso il gesto sembra da un lato rappresentare un test della politica estera del nuovo governo militare dell’Egitto, ‘custode’ dell’ingresso del canale, e dall’altro voler affermare l’influenza iraniana. Che negli ultimi mesi si è giovata della crescita di alleati politici come Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano, e della stretta alleanza con la Siria. Allo stesso tempo, Israele ha perso l’amicizia con la Turchia e la natura dei suoi legami con l’Egitto post-Mubarak resta incerta. Le relazioni tra Egitto e Iran si erano interrotte dopo la Rivoluzione islamica iraniana del 1979 e con il trattato di pace tra Egitto e Israele lo stesso anno, per poi migliorare leggermente negli anni successivi.
(Fonte: Rainews24.it, 22 Febbraio 2011)
Nella foto in alto: la fregata Alvand
#1Daniel
Stranamente Dini prende le parti dell’Iran…..
M.O.: DINI, SU ARRIVO NAVI IRAN ALZARE ATTENZIONE MA NON TENSIONE: ‘SPERO CHE EGITTO NON SI DISTACCHI IN POLITICA ESTERA DA LINEE DI EQUILIBRIO E MODERAZIONE DI MUBARAK’
Roma, 22 feb. – (Adnkronos) – Sull’arrivo delle due navi da guerra iraniane nel Mediterraneo, attraverso il Canale di Suez, «più che la tensione si deve innalzare l’attenzione». Lo afferma, all’ADNKRONOS, il presidente della Commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini (Pdl), che si dice poi dispiaciuto della reazione sulla vicenda delle autorità israeliane, sottolineando che «il canale di Suez è una via di comunicazioni aperta a tutti, quindi anche agli iraniani».
«Non vedo perché la presenza di navi iraniane debba esser considerata una provocazione da parte di Israele -prosegue Dini- se poi dovessero compiere atti aggressivi sarebbe diverso ma non ci vedo al momento una provocazione. Cosa dovrebbero dire allora quei Paesi al confine delle cui acque territoriali gli Usa compiono manovre militari. Più che tensione si deve innalzare l’attenzione a seguire quale sarà il percorso di queste navi, le loro azioni. Più che tensione si deve innalzare l’attenzione, a seguire quale sarà il percorso di queste navi, quali saranno le loro azioni».
L’Egitto di Mubarak non aveva mai consentito a navi da guerra
iraniane di trasitare nel Canale di Suez, come interpretare questo
cambiamento di rotta? «Durante gli anni di Mubarak questo non
succedeva, lui aveva grande equilibrio e ottime relazioni con Israele,
sebbe non condividesse la linea dei governi israeliani. Ora Mubarak
non c’è più e chi è momentaneamente al controllo la pensa
diversamente. La speranza è che con le nuove elezioni in Egitto vi
sia un governo che non si distacchi nelle grandi linee di politica
estera, nei rapporti fra nazioni, dall’equilibrio e dalla moderazione
di Mubarak», conclude Dini.