Ho fatto un sogno. Già, noi ebrei non li interpretiamo solo, i sogni, a volte li facciamo, anche.
Ho sognato che stanchi di essere accusati di essere la causa dell’instabilità mediorientale, di essere una minaccia per la pace mondiale e dell’origine di tutto il male che c’è nel mondo, gli ebrei abbiano deciso di togliere il disturbo. Quindi ho sognato una cosa clamorosa, che il governo di unità nazionale alla Knesset votasse a favore dell’abbandono dello stato d’Israele. Ho sognato religiosi piangere e aggrapparsi alle pietre di Gerusalemme, comunità di braccianti lasciare villaggi agricoli, colletti bianchi abbandonare i loro uffici moderni. E poi carovane di gente incamminarsi come per un nuovo esodo, con un seguito chiassoso di bambini, vecchi e animali.
Ho sognato una giovane nazione intelligente, l’Australia, mettere a disposizione una vasta area di terra vuota per uno stato nuovo di zecca, dove poter ricominciare tutto da capo. Quindi le associazioni dell’ebraismo mondiale mettere fondi a disposizione per l’emigrazione. Le università israeliane raccogliere risorse e cervelli per la ricerca, e filantropi americani ed europei tassarsi per la ricostruzione. Ho sognato i nostri nemici festeggiare nelle piazze, distribuire dolci, e intonare canti per la vittoria. E subito dopo luoghi santi violati, campi abbandonati, sinagoghe distrutte. E il nemico contendersi la terra rimasta, innescare faide per rivendicare i meriti della “cacciata” e il diritto allo sfruttamento.
E ho visto lo sguardo di nuovi pionieri accendersi come per la Palestina del 900′, desiderosi di mettere a disposizione anima e corpo per lavorare e difendere il suolo vergine e giovani fantasticare su nuovi modelli di socialismo, e intellettuali teorizzare sull’opportunità data agli israeliti di risorgere ancore una volta. Ho sognato le associazioni per la pace zittirsi per un attimo. E le Nazioni Unite incredule di fronte a questa sorprendente decisione unilaterale. E anche paesi sospesi nell’emissione di un giudizio, di fronte al susseguirsi di eventi così imprevisti.
Ho sognato l’enorme costo umano sostenuto da tutti gli ebrei del mondo. Il popolo sfiancato voltarsi e guardare tutte le genti come per dire: “Cos’altro volete da noi? Di più non possiamo fare. Non ci avete voluto e ce ne siamo andati”.
Ma il sogno è durato poco. Perché le immagini di indigeni armati di kalashnikov, gli slogan del “ Fronte di liberazione del Queensland dall’internazionale sionista”, le accuse di corruzione al governo australiano, le formazioni militari aborigene “pronte anche alla morte pur di respingere l’oppressore” mi hanno svegliato per l’agitazione.
Accendo la luce. Guardo il calendario. Buon Compleanno Israele. Tu sei già la realizzazione di un sogno. Un sogno lungo quattromila anni.
#1daniela
il sogno e’ sbagliato. Non nella quasi disabitata Australia, ma sulla disabitata luna – dal lato opposto alla terra.
E non era il fronte di liberazione degli aborigeni decisi dopo secoli di oppressione a lottare contro chiunque capitasse. Erano gli ecologisti a tutela dell’intatta luna, erano gli artisti contro il vandalismo sionista, erano gli astrologi per la conservazione degli oroscopi alle generazione future. C’e’ stato, a onor del vero, un minuto gruppo di radioastronomi, che, pur proponendo di vietare con risoluzione ONU ogni uso delle onde elettromagnetiche per uso civile e militare nel nuovo e odiato paese, oltre che di condannare in termini severissimi ogni nuova costruzione nei sovrappopolati ghetti o per usare il termine ufficiale “insediamenti”, aveva tuttavia scelto di portare avanti una posizione di compromesso: gli ebrei possono restare se si fanno carico delle spese e della gestione del radiotelescopio che, si sa, senza questo incidente diplomatico internazionale avrebbe dovuto attendere un altro paio di secoli; d’altronde il nuovo stato e’ demilitarizzato e puo’ essere cancellato dalla faccia nascosta della luna in ogni momento: la tecnologia per inviare una bomba atomica sul nostro satellite era gia’ disponibile ai tempi di Stalin (che rinuncio’ ad usarla). Ma della Societa’ per lo Sviluppo della Radioastronomia non se ne e’ piu’ saputo nulla, e nessuno vuole parlare di loro. Spero che non siano stati linciati come collaborazionisti.
#2fabrizio piazza
mi hai fatto emozionare…..grazie!!!!!!!!!!!!
#3ALESSANDRO
SOGNO STUPENDO…SOPRATUTTO IN MERITO AL FATTO CHE L’AUSTRALIA NAZIONE GIOVANE E ALL ‘AVANGUARDIA METTA A DISPOSIZIONE UNA VASTA AREA PER GLI INSEDIAMENTI URBANI MA…..
PERCHE’ MOLLARE…ISRAELE PER DOVE SI TROVA ADESSO E’ LA TERRA DEGLI AVI BIBLICI,I MUSULMANI VORREBBERO IMPOSSESSARSI NN SOLO DI ISRAELE MA DI TUTTO IL MONDO…POVERI NOI..
IN VERITA IO VI DICO GERUSALEMME E’ LA CAPITALE DI ISRAELE E ISRAELE E’ LA NAZIONE DEGLI EBREI
#4conny
Sono d’accordo con te alessandro perche’ mollare ? Israele e’ la terrra che Dio ha promesso di dare al suo popolo,
DIO mantiene le promesse cosi ha detto e cosi sara ! Israele resisti
#5Mara Marantonio
La stessa “visione” l’aveva avuto anni fa Luciano Tas, esprimendola con l’umorismo che lo caratterizza.
Non ha radici, simile ipotesi: Israele è…Israele; gli Ebrei sono l’unico Popolo dell’antichità ben vivo e vegeto solo perché è saldo sui suoi valori: Torah, Popolo e Terra di Israele. Terra, con la T maiuscola. Questo Popolo può resistere anche a migliaia di chilometri di distanza perché c’è Gerusalemme. Mica la puoi ricostruire pezzo per pezzo, Gerusalemme…Ma se anche fosse possibile: e la storia e l’aria? Le singole persone possono anche rinnegare la storia di Israele, essa esiste al di là della volontà espressa dai singoli.
#6Zac
Testo banale e scioccamente vittimista, non è con lagne del genere che è stata costruita Israele, se vogliamo che Israele continui a vivere non solo nei sogni sarà meglio svegliarsi da questi incubi da adoloscenti e sognare la pace degli adulti
#7Sabrina
Condivido le parole di Alessandro e conny.
Questo sogno è commovente, però Israele deve resistere perchè quella terra gli appartiene, Dio l’ha data agli ebrei.
Viva Israele!
Shalom.
#8Alex Zarfati
@zac: vittimista e banale sarà tua sorella. Questa è un articolo dedicato a Yom-ha-Azmaut, che contiene qualche spunto di riflessione di come funziona la propaganda antisionista in una cornice volutamente surreale. Se non sei capace di stare tra simili senza offendere, vatti a fare un giro sotto casa. Poi voglio leggere il tuo di articolo, ce l’abbiamo Moshe Dayan!
#9barbara
@Alex: ma stai scherzando?! Lui è uno specialista di costruzione e mantenimento di stati, cosa credi! Sapessi quanti ne ha fatti, lui!
#10Alberto Pi
grande Alex! Bellissimo….GRAZIE!!!
#11Emanuel Baroz
INDONESIA: FESTA NAZIONALE ISRAELE A GIAKARTA, POLEMICA TRA EBREI E MUSULMANI
IL VICE PRESIDENTE PROPONE DI VIETARLA PER EVITARE DISORDINI
Giakarta, 12 mag. – (Adnkronos/Aki) – È polemica in Indonesia, Paese con la popolazione musulmana più numerosa al mondo, dopo che un gruppo di cittadini con origini in Israele ha deciso di commemorare la festa nazionale dello Stato ebraico a Giakarta. Ungguh Dahana, il portavoce del gruppo, ha detto al ‘The Jakarta Globe’ che la celebrazione si terrà sabato e punta a «riconoscere e rispettare la sovranità di Israele come Stato Ebraico».
Ungguh ha rivelato che i membri del gruppo rimangono «cittadini indonesiani e attaccati ai valori locali», ma per motivi di sicurezza il portavoce non ha indicato dove si terrà la celebrazione o chi sono i membri del gruppo.
La polemica non si è fatta attendere, con alcuni gruppi islamici che hanno accusato il gruppo di tradimento «dei fratelli musulmani palestinesi». Nus Reimas, rappresentante dell’organizzazione che raccoglie le chiese protestanti indonesiane, la ‘Persekutuan Gereja-Gereja dan Lembaga Injili Indonesia’, ha invece detto a ‘Tempon Interactive’ che «non ci sarà opposizione o ostruzione da parte nostra».
Nella questione è intervenuto anche il vice presidente del parlamento, Pramono Anung, secondo il quale la celebrazione dovrebbe essere proibita. «L’Indonesia non ha relazioni diplomatiche con Israele», ha ricordato, citato da ‘Tribune News’. «La celebrazione potrebbe essere controproducente perché ci potrebbero essere delle reazioni contro il gruppo che la organizza», ha aggiunto.