Ban Kimoon esorta i paesi interessarti a fermare le flotte dirette sulla Striscia di Gaza
Ginevra – Il 27 maggio, attraverso il suo portavoce, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha affermato di aver inviato una lettera ai paesi del Mediterraneo, esprimendo le sue preoccupazioni per le flotte dirette sulla Striscia di Gaza.
Ban Ki-moon ha ribadito che il personale ed ogni tipo di materiale d’assistenza deve arrivare a Gaza attraverso i check-point legali e i canali già prefissati, perciò ha ricordato le dichiarazioni delle 4 parti interessate del Medio Oriente di giugno scorso, e del Comitato speciale per i contatti sul problema mediorientale di aprile scorso.
Ban Ki-moon ha richiamato i governi interessati ad adottare le dovute misure per bloccare le flotte che potrebbero provocare un’escalation dei conflitti, inoltre Israele e le parti interessate devono essere prudenti e responsabili per evitare ulteriori violenze.
(Fonte: CRI online, 28 maggio 2011)
#1autores
ma di quali canali sta parlando Ban Ki-moon se la Palestina non li possiede ancora? Ogni modo Israele ha ben poco da fare “il galletto”. Israele e poco aggiornato alla Libia di cui Hamas puo’ avere l’identica e uguale Politica Rivoluzionaria di cui se gli insorti e i ribelli fanno la domanda di fornire Hamas dei armamenti relativi alla Politica Rivoluzionaria che e’ identica e uguale alla loro ma in Libia agli U.S.A. gli U.S.A. non lo puo’ negare come diritto e gli insorti potrebbero anche se la Palestina non e’ nell’ONU o nella NATO mettere in pratica un Processo Internazionale contro agli U.S.A per interdizione degli U.S.A. visto che e’ la Palestina a dichiarare di voler entrare nell’ONU. La Palestina vuole entrare nell’ONU proprio come e’ entrata la Libia. I canali di riferimento di cui fa’ voce il vostro Cinesino ci sono per colpa degli U.S.A. che non fa entrare la Palestina e ha la preferenza di farvi arrangiare tra di voi Israele&Palestina. Ognimodo dillo al tuo amichetto cinesino che e’ vero che la Palestina non ha l’obbligo di fare parte di Israele constatata la ENORME DIFFERENZA di Stato.
#2Rossella
Non ho capito una singola parola di questo discorso confusionato, autores.
#3Emanuel Baroz
non ti preoccupare Rossella: non sei l’unica!!! 😉
#4Rossella
Come mai la Flotilla non parte anche per la Siria? Perchè nessuna Flotilla via terra per proteggere i bambini soldato dell’Africa nera? Perchè nessun pacifista parte con una Flotilla per il Darfur dove gli eccidi sono all’ordine del giorno? E ce ne sarebbero di luoghi da citare … ma ci sono sempre profughi e bambini di serie A e di serie B … anzi Z.
#5Rossella
Immaginavo 🙂
Tanto, Emanuel, sono già arcistufa e pure annoiata dai soliti commenti triti e ritriti che vengono spacciati anche per seri, che ci tocca leggere ogni tanto anche qui, da parte dei soliti idioti antisionisti, ma pazienza tanto sono sempre frasi nonsense…!
#6Daniele Coppin
Ciò che sfugge allo sgrammaticato autores (probabilmente non per colpa sua, visto che sembra straniero) è che i canali sono chiari e noti a tutti: i check point al confine tra Israele e Gaza ed il valico di Rafah, ormai riaperto dagli Egiziani.
Se ci si ostina a credere ed a far credere che a Gaza i rfironimenti non arrivano è segno che non si conoscono veramente i fatti.
#7Emanuel Baroz
31/05/2011 – Gli attivisti anti-israeliani, che avevano organizzato la flottiglia filo-Hamas della Mavi Marmara nel maggio scorso, hanno dichiarato lunedì che l’apertura permanente del valico di frontiera di Rafah fra striscia di Gaza e Sinai egiziano non influirà minimamente sulla loro intenzione di organizzare, verso la fine di giugno, una nuova flottiglia ”contro il blocco di Gaza”.
(Fonte: Israele.net)
#8Gianp
Certo … così potranno caricare in tutta libertà nella pancia della nave tante belle armi da guerra, mortai, cannoni, missili , palle d’acciaio, spranghe…… naturalmente con il consenso dei ‘benpensanti’ che difendono chi governa Gaza!
#9Paolo G.
Ma scusate ma qualcuno sa darmi dei numeri riguardo alle risorse e al denaro che viene mandato a Gaza? perchè so che sono sostenuti ma non ho numeri…
#10Emanuel Baroz
in giro sul web trovi molto al riguardo…cmq ti consiglio di leggere questo articolo:
http://www.secondoprotocollo.org/?p=2957
#11autores
x Rossella & Daniele Coppin : in poche parole tutto e’ dalla parte del Sultanato di Oman di cui lo Yemen cade ai suoi piedi contro all’Arabia Saudita ed e’ anche di cio’ che la Palestina si potenzia contro Israele,come puo’ Ban Kimoon esortare i paesi interessarti a fermare le flotte dirette sulla Striscia di Gaza quando sono gli U.S.A. e l’Inghilterra a fornire le armi ai ribelli e rivoltosi della Libia,oltre a difenderli dal dittatore Saudita Gheddafi quando e’ tutto il mondo dalla parte dei ribelli e insorti contro Israele? per ora l’Egitto e’ ancora contro Israele ed e’ contro agli U.S.A. perche’ non dichiara la Palestina Stato autonomo. L’Egitto mica ha dichiarato il contrario,anzi. L’Egitto ha proprio aperto una vera amicizia alla Palestina ma a differenza da quando era Mubarak,e di questo ne parla anche il Sultanato di Oman che sia contro i Sauditi.Quando sara’ pianificata la Libia o restera’ determinata al caos gruppo armato politica e’ praticamente certo che qualche cosa accadra’ contro Israele se sara’ Israele a colpire la Palestina per ottenere il territorio,forse ci sara’ da aspettare per via dello Yemen di cui ribelli e insorti ha la politica/Religione uguale e contro la Dittatura mentre alla Palestina di questo caso e’ simile. La Palestina e’ dopo lo Yemen,ma dopo lo Yemen e’ la Palestina a poter aiutare contro Ryad.
#12autores
x Rossella. Il popolo della Siria non si vuole armare. Il popolo della Siria non viene dichiarato come la Palestina,lo Yemen o la Libia,etc.etc.-se in Siria sono in pochi e’ piu’ conveniete che si spostino per lasciare alla maggioranza.
#13Gianp
Il sogno dei fratelloni muslims, sarà quello di, una volta mandato in pensione il folcloristico e anziano Gheddafi, unire la ‘nuova’ Libia al nuovo Egitto, da dove se ne iniziano a sentire di belle, tipo massacri di poveri Cristiani copti nelle chiese, e ispezione sotto le gonne delle donne egiziane x verificare se sono vergini o prostitute (ed è solo l’inizio delle notizie della modernizzazione egiziana) e di fondare il nuovo califfato Iran bis. Vedrete… avremo dei vicini di casa sempre più sorridenti e accoglienti con lo stato d’Israele! E allora si rimpiangerà pure Gheddafi, che almeno non incendiava le chiese copte ed è sì un ex terrorista (di un terrorismo diverso da quello integralista islamico, il suo terrorismo, che certo non giustifico, era di stile socialista-sovietico-panarabo a scopo di lucro), ma è pur sempre un terrorista in pensione. Ma quelli che stanno arrivando … mi fanno venire i brividi.
#14Alberto Pi
Le panzane del Fatto Quotidiano sulla Freedom Flotilla
http://www.secondoprotocollo.org/?p=3062
#15Alberto Pi
In mezzo ai finti pacifisti della Freedom Flotilla turca (IHH). Alla faccia della missione umanitaria
http://www.secondoprotocollo.org/?p=2905
#16Alberto Pi
Nuova flotilla: la IHH cerca lo scontro con Israele. 10.000 martiri pronti a immolarsi per la causa
http://www.secondoprotocollo.org/?p=2732
#17Alberto Pi
03/06/2011 – La Forze di Difesa israeliane sono venute in possesso di foto di un anno fa in cui si vedono attivisti anti-israeliani del gruppo turco filo-Hamas IHH che impugnano armi da fuoco a bordo della nave Mavi Marmara, intercettata dalla marina israeliana mentre era in rotta verso Gaza. Gli organizzatori avevano sempre negato che vi fossero armi a bordo. Successivamente avevano ammesso solo la presenza di pugnali e spranghe. Viceversa i soldati israeliani feriti avevano riferito fin da subito dell’uso di armi da parte degli attivisti anti-israeliani e uno dei soldati era risultato ferito da un proiettile 9 mm (non in uso nelle Forze di Difesa israeliane).
(Fonte: Israele.net)
#18autores
x Gianp: Ho sentito dire che l’Egitto abbia interesse alla politica democratica Liberale e pacifica e che pare sia tutto il popolo concorde e daccordo mentre e’ lo Yemen molto piu’ simile alla situazione della Libia e Libica anche alla politica e Religione che lo e’ ancor piu’ che alla Palestina. Di questo punto la Libia sarebbe solo simile alla Palestina e per la Libia credere nella politica rivoluzionaria che e’ contro alle dittature conviene anche molto di piu’ ma anche all’America Latina che conserva il Partito Socialista come lo Yemen.
#19Emanuel Baroz
Una bislacca idea propagandistica a cui tanti credono volentieri
Di Eugene Kontorovich e Paula Kweskin
Questo mese è in preparazione un’altra flottiglia con l’intenzione di violare il legittimo blocco marittimo israeliano sulla striscia di Gaza. Gli organizzatori sostengono di volersi dirigere verso la striscia di Gaza “occupata” per consegnare “rifornimenti umanitari di assoluta necessità”: ma entrambi questi presupposti sono falsi.
Già all’inizio di quest’anno il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha dichiarato che non vi è alcuna crisi umanitaria nella striscia di Gaza. Inoltre, l’affermazione che la striscia di Gaza sarebbe ancora sotto occupazione da parte di Israele è stata recentemente smentita da una fonte insospettabile: una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Un’accusa ricorrente dei filo-palestinesi anti-israeliani è che l’occupazione israeliana di Gaza non sarebbe terminata con il ritiro militare del 2005 accompagnato dallo sradicamento dei quasi undicimila civili ebrei che vi risiedevano. Anche il Rapporto Goldstone si è basato su questo argomento ed ha avuto larga eco nella stampa e fra gli “esperti” internazionali. Ma è un’opinione che non ha mai avuto molto su cui appoggiarsi.
L’articolo 42 della “Convenzione internazionale dell’ Aja su leggi e usi della guerra terrestre” del 1907 stabilisce che “un territorio è da considerarsi occupato quando è effettivamente posto sotto l’autorità di un esercito nemico”. Analogamente la Convenzione di Ginevra, anche nella più ampia interpretazione sostenuta dalla Croce Rossa Internazionale, prevede che delle forze di terra esercitino un “controllo all’interno” di un territorio per poter parlare di occupazione. Di più. Per essere tale, una potenza occupante deve essere in condizione di gestire tutte le funzioni di governo: governare le cose all’interno del territorio occupato, e non semplicemente pattugliarne i confini. Ed è il “governo” di fatto di Hamas che gestisce la striscia di Gaza, senza interventi israeliani.
L’argomento a sostegno della tesi della ininterrotta occupazione è che, siccome Israele mantiene “autorità assoluta sullo spazio aereo di Gaza e sulle sue acque territoriali, esso esercita manifestamente un’autorità di governo su queste aree”, per dirla con le parole del prof. Iain Scobbie. Altri sostengono che il controllo sui confini equivale ad un “controllo effettivo” dell’interno. Ma precedenti blocchi navali, come quello decretato su Cuba dal presidente Usa John F. Kennedy, non sono mai stati considerati forme di “occupazione”. Per non dire del controllo dei confini, che è del tutto normale lungo qualunque frontiera internazionale anche fra paesi molto amichevoli.
E non è nemmeno vero che Israele controlli tutti i confini della striscia di Gaza. Se l’Egitto ha scelto di tenere in gran parte chiuso il suo confine con la striscia di Gaza, lo ha fatto di propria iniziativa senza che ciò avesse nulla a che fare con l’autorità di Israele. Ed oggi, in seguito ai cambiamenti politici in Egitto, il confine di Rafah è completamente aperto, vanificando ulteriormente l’argomento secondo cui il controllo sugli ingressi alla striscia di Gaza sarebbe esercitato esclusivamente da Israele.
Non basta. La recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che autorizza il ricorso alla forza contro il regime libico offre un ulteriore eccellente test per verificare se gli argomenti giuridici largamente usati contro Israele vengono applicati anche in altri casi. Lo scorso marzo, infatti, il Consiglio di Sicurezza ha approvato la risoluzione numero 1973 in risposta alla violenta repressione scatenata da Muammar Gheddafi contro i ribelli anti-governativi. La risoluzione autorizzava l’intervento militare, tracciava una zona di interdizione al volo (no-fly zone) su tutta la Libia, congelava beni libici e autorizzava un ampio uso della forza contro le truppe libiche.
Cionondimeno la risoluzione 1973 escludeva espressamente qualunque “occupazione” del territorio libico. Non si tratta di parole usate a caso. La proibizione di un’occupazione è ciò che ha contribuito a garantire il voto favorevole alla risoluzione di diverse nazioni che erano su posizioni scettiche. Alla riunione del Consiglio di Sicurezza, il rappresentante del Libano ha sottolineato che la risoluzione non doveva comportare l’occupazione di “neanche un centimetro” di territorio libico.
Abbiamo dunque la conferma da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che un ampio embargo, una no-fly zone e mesi di costanti bombardamenti dall’aria non costituiscono comunque una “occupazione”. Certo, queste azioni hanno considerevoli effetti sulla Libia e determinano un “controllo” su molto di ciò che avviene al suo interno. È dunque del tutto evidente che, in base a questo standard, le misure israeliane assai meno complete e invasive nei confronti della striscia di Gaza non costituiscono in alcun modo un’occupazione.
Naturalmente la risoluzione sulla Libia non dimostra nulla di nuovo (come si è già ricordato, citando le convenzioni internazionali): è l’argomento secondo cui Gaza sarebbe rimasta sotto occupazione israeliana anche dopo il 2005 che è sempre stato a dir poco bizzarro.
L’evidenza dei principi di cui sopra quando vengono applicati dappertutto meno che a Israele dovrebbe dar molto da pensare a coloro che sono convinti che un completo ritiro israeliano sulle linee pre-1967 conferirebbe automaticamente a Israele la legittimità internazionale e impedirebbe la fabbricazione di altre rivendicazioni pretestuose.
(Da: Jerusalem Post, 1.6.11)
http://www.israele.net/articolo,3149.htm