Goldstone: “Ingiusta e infondata l’accusa di apartheid a Israele”
“Quella mossa a Israele di essere uno stato da apartheid è un’accusa falsa e malevola che preclude, anziché promuovere, la pace e l’armonia”. Lo scrive il giudice Richard Goldstone in un editoriale pubblicato sul New York Times. Goldstone, il cui rapporto Onu sull’operazione anti-Hamas a Gaza del gennaio 2009 divenne in tutto il mondo un emblema della polemica anti-israeliana, ha pubblicato un secondo editoriale a difesa di Israele dopo quello firmato in aprile sul Washington Post in cui sembrava ritrattare il suo stesso rapporto dicendo che avrebbe redatto un documento assai differente “se avessi saputo allora quello che so adesso”.
Goldstone, che è stato giudice nella Corte Suprema del Sudafrica negli anni in cui era in vigore il sistema di discriminazione razziale dell’apartheid, scrive: “Sebbene la parola apartheid possa avere un significato più ampio, la si usa per indicare la situazione che c’era in Sudafrica prima del 1994. Contro Israele, costituisce una calunnia ingiusta e infondata, studiata per ritardare anziché far avanzare i negoziati di pace. In Israele – continua Goldstone – non c’è apartheid. Nulla, in Israele, si avvicina alla definizione di apartheid in base allo Statuto di Roma [sulla Corte Penale Internazionale] del 1998”.
Nell’articolo, Goldstone distingue fra arabi israeliani e palestinesi dei territori. “Gli arabi israeliani votano, hanno partiti politici e rappresentanti alla Knesset, e ricoprono posizioni di prestigio, anche nella Corte Suprema. I pazienti arabi sono ricoverati insieme ai pazienti ebrei negli ospedali israeliani e ricevono identico trattamento”.
Goldstone non ignora i problemi ed anche le situazioni di discriminazione denunciate dai cittadini arabi d’Israele. “Ma – sottolinea – tutto questo non è apartheid, che invece consiste nel sancire consapevolmente la separazione come ideale”.
Circa la Cisgiordania, Goldstone afferma che la situazione naturalmente è più complessa. “Ma anche qui – scrive – non vi è alcuna intenzione di mantenere un sistema istituzionalizzato di sistematica oppressione e dominazione da parte di un gruppo razziale. Si tratta di una distinzione che rimane fondamentale anche quando Israele agisce in modo repressivo verso i palestinesi”.
Goldstone si schiera persino a difesa delle misure anti-terrorismo israeliane. “Finché i cittadini israeliani rimangono sotto la minaccia di attentati originati in Cisgiordania e striscia di Gaza – osserva – Israele considererà necessari per la propria auto-difesa i posti di blocco e altre misure analoghe, anche se i palestinesi si sentono oppressi da tali misure”. E quello che tanti anti-israeliani hanno definito “il muro dell’apartheid” è in realtà, ammette Goldstone, “una barriera di sicurezza costruita per fermare inesorabili attentati terroristici, mentre la stessa Corte Suprema israeliana in parecchi casi ha ordinato allo stato di ritracciarne il percorso per minimizzare disagi eccessivi”.
(Fonte: YnetNews, 1.11.11)
Nella foto in alto: Richard Goldstone
#1Emanuel Baroz
Israele e la calunnia dell’Apartheid
A Cape Town a partire da sabato, l’ organizzazione non governativa chiamata Tribunale Russell sulla Palestina terrà una “udienza” contro Israele colpevole di crimine di apartheid. Non è un “tribunale” riconosciuto. Questa iniziativa vuole evocare il fantasma dell’ “apartheid rispetto alla condizione di vita dei palestinesi rispetto agli israeliani, come il Sudafrica pre-1994. La richiesta dell’Autorità palestinese per la piena adesione alle Nazioni Unite ha messo pressione sulla speranza di una soluzione per i due Stati. Il bisogno di riconciliazione tra israeliani e palestinesi non è mai stato così grande.
Risulta eccessivo rispetto alle opinioni della stampa britannica accostare Israele all’apartheid. Nulla si avvicina alla definizione di apartheid in base allo Statuto di Roma 1998: “atti inumani … commessi nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominazione da parte di un gruppo razziale su qualsiasi altro gruppo e azioni commesse con l’intenzione di perpetuare tale regime”. Gli arabi israeliani sono il 20 per cento della popolazione di Israele, hanno diritto di voto, hanno partiti politici di riferimento e rappresentanti alla Knesset e occupano posizioni di rispetto nelle Istituzioni, tra cui la Corte Suprema. Pazienti arabi si trovano accanto a pazienti ebrei in ospedali israeliani, ricevendo un trattamento identico.
Nel valutare l’accusa rivolta ad Israele che persegue politiche di apartheid, occorre innanzitutto distinguere tra cosa accade in Israele, dove gli arabi sono cittadini, e nella West Bank dove rimangono sotto il controllo israeliano, in assenza di un accordo di pace. La situazione in Cisgiordania è più complessa. Ma anche qui non c’è l’intenzione da parte di Israele di mantenere “un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominazione da parte di un gruppo razziale.” Questa è una distinzione fondamentale, anche se Israele propone uno stato di controllo contro i palestinesi. La forzata separazione razziale del Sud Africa aveva lo scopo fornire benefici in modo permanente alla minoranza bianca, a scapito di altre razze. Al contrario, Israele ha accettato l’esistenza di uno stato palestinese a Gaza e in Cisgiordania, e chiede ai palestinesi di negoziare i parametri.
Difficile equiparare le azioni di difesa di Israele i cui cittadini rimangono sotto la minaccia di attacchi dalla Cisgiordania e Gaza a un sistema di apartheid. I palestinesi possono sentirsi oppressi dai blocchi stradali israeliani e misure analoghe per auto-difesa, ma fino a quando gli attacchi da una parte generano contrattacchi dall’altro, le barriere di sicurezza rimarranno. Naturalmente, il popolo palestinese ha aspirazioni nazionali e diritti umani che tutti devono rispettare. Ma coloro che confondono la situazione in Israele e in Cisgiordania e paragonandola al vecchio Sud Africa, fanno un cattivo servizio. Il riconoscimento reciproco e la protezione della dignità umana di tutti è indispensabile per porre fine all’odio e alla rabbia. L’impressione che accusare Israele di stato che applica l’apartheid è falsa e maliziosa capace di precludere, piuttosto che promuove la pace e l’armonia.
(Fonte: FocusMO, 2 novembre 2011)
#2Samuel
Donna palestinese vittima dell’apartheid in Israele
http://www.juif.org/go-blogs-39652.php
Su JN1 (Jewish News 1). La sua dichiarazione comincia a 2’37”