Leggende e falsificazioni sulla guerra Hamas-Israele (I Parte)
Sulla carta è stato sottoscritto un cessate il fuoco fra Israele e Hamas, ma l’evidenza empirica suggerisce che non reggerà a lungo. Il leader del Jihad Islamico palestinese ha già precisato di recente che la tregua sarà breve e che un nuova sanguinosa fase di combattimenti incombe. L’accordo individua nel Cairo il garante della pace, anche se il presidente Mohammed Morsi e membri del suo governo hanno apertamente incoraggiato e sostenuto Hamas durante la guerra.
Il cessate il fuoco verosimilmente rafforzerà Hamas, che lo considera un successo nei confronti di Israele. La storia evidenzia che le tregue non impediscono ad Hamas di continuare ad attaccare Israele. Inoltre, la stessa ammissione dell’Iran di fornire ai terroristi armi perfezionate chiarisce il crescente sforzo di Teheran per destabilizzare lo stato ebraico. Alla fine, questo cessate il fuoco rappresenta soltanto una pausa nei combattimenti, non l’inizio di una pace duratura. E questo per almeno dieci motivi, che discuteremo oggi e nei prossimi giorni.
1. HAMAS ADERIRA’ AL CESSATE IL FUOCO
Hamas ha accettato di sottoscrivere un cessate il fuoco. Il nome arabo di questa azione è hudna, che ha un significato ben diverso da quello assegnatogli dal mondo occidentale. Una hudna comporta una pausa temporanea nelle violenze che fornisce ad Hamas il tempo necessario per riorganizzarsi e per armarsi, in vista di un nuovo conflitto. E’ ben diverso da un cessate il fuoco, poiché è un accordo per arrestare le ostilità per un definito arco di tempo: non certo un accordo di pace.
E’ ignota la durata di questa hudna, e possiamo star certi che i combattimenti riprenderanno non appena Hamas deciderà in tal senso. La hudna è cosa ben diversa dall’espressione sul d’aim, che implica una pace permanente e il riconoscimento del diritto all’esistenza da parte dei rivali non musulmani.
Hudna è stata la prima parola impiegata nella storia dell’Islam per descrivere una tregua: se ne trova traccia in un trattato del VII secolo di al-Hudaybiyya, che faceva riferimento ad una tregua dopo sei anni che Maometto e i suoi seguaci abbandonarono la Mecca per Medina. Questo accordo consentì a Maometto di pregare alla Mecca, allora sotto il controllo della tribù Quraysh, per dieci anni. Ma quando l’esercito di Maometto divenne sufficientemente forte, due anni dopo la stipula del patto sfruttò un attacco della tribu Banu Bakr allineata ai Quraysh come pretesto per lanciare a questi un ultimatum per sconfessare i loro alleati, o per pagare i danni per i loro attacchi nei confronti del musulmani, pena l’annullamento della tregua. I Quraysh optarono per quest’ultima opzione, e Maometto marciò sulla Mecca e conquistò facilmente la città.
Questo evento creò un precedente, giustificando l’abbandono delle operazioni allo scopo di riorganizzarsi e riarmarsi, consentendo un futuro attacco sul territorio lasciato alle spalle. Il leader dell’OLP Yasser Arafat alludeva al Trattato di al-Hudaybiyya nel 1994 in un discorso a Johannesburg, in Sudafrica, nel suggerire che una pace con Israele non poteva che essere temporanea.
La storia ha dimostrato che Hamas sottoscrive questa tesi, e che usa l’hudna come pausa temporanea nei combattimenti, prima di riprendere le ostilità. Nel giugno 2003, Hamas annunciò una hudna con Israele, ma due mesi dopo pose drammaticamente fine alla tregua con un attentato suicida a Gerusalemme che uccise 22 persone e ne ferì oltre 130. Allo stesso modo, le operazioni israeliane a Gaza a fine 2008 furono seguite da una hudna. Ma dopo il cessate il fuoco, Hamas riprese presto a sparare missili contro Israele, in una escalation che ha portato ai drammatici attacchi terroristici degli ultimi mesi.
L’interpretazione moderna della hudna sostiene che non ci sarà termine alla lotta ideologico-religiosa fino a quando Israele sarà annichilito. Lo comprova una convenzione: «Non c’é soluzione alla questione palestinese al di fuori del Jihad. Iniziative, proposte e conferenze internazionali sono solo una perdita di tempo e uno sforzo vano». Lo sceicco cofondatore di Hamas Ahmed Yassin considerava la hudna una «mossa tattica» nella guerra contro Israele. Nel contemplare la prospettiva di una pace con Israele all’inizio di quest’anno, il leader di Hamas Moussa Abu Marzook evidenziava che il suo movimento era disposto ad una hudna con Israele, ma che al contempo non era disposto a rinunciare all’obiettivo finale della distruzione dello stato ebraico.
(Titolo originale: 10 Lies About the Israel-Hamas Conflict, Fonte: IPT News, The Investigation Project on Terrorism)
Nella foto in alto: una manifestazione di Hamas a Gaza City
#1Emanuel Baroz
Cosa ci ha insegnato la quasi guerra con Hamas
di Ugo Volli
La battaglia di Gaza è finita con un cessate il fuoco che, al momento in cui scrivo, tiene e ha l’aria di poter durare almeno un po’: Hamas ha sospeso il lancio di razzi e gli agguati, Israele non ha certo interesse a riprendere i combattimenti senza provocazioni. La guerra non è certo finita, ma ora è il momento non solo per Tzahal, ma anche chi sostiene Israele, di trarre gli insegnamenti da questa fase.
Il primo è che sul terreno Israele ha vinto e con notevole facilità. Senza bisogno di far entrare le forze di terra a Gaza, con una perdita di vite umane sempre tragica ma molto ridotta da tutte e due le parti (circa dieci volte meno circa di “Piombo fuso”) , Israele ha disarticolato la catena di comando di Hamas e ha distrutto buona parte dei suoi arsenali. Per un po’, fino a quando Hamas non riuscirà a riorganizzarsi e ad accumulare rifornimenti dall’Iran, ci saranno fastidi e provocazioni, ma difficilmente una nuova battaglia vera. In realtà è successo molto di più. Il grande successo di Iron Dome, che ha ancora spazi di progresso, la sua integrazione con il sistema Arrows (contro i missili a lungo raggio) e David Sling (Fionda di Davide contro i missili intermedi) finirà col rendere obsoleta la strategia di attacco di Hamas ed Hezbullah ma anche quella iraniana, tutte basate sui missili: questa volta su un migliaio di razzi anche di nuovo tipo lanciati da Hamas, solo un paio hanno potuto arrivare al bersaglio, mentre i tiri di Tzahal sono stati precisissimi e straordinariamente efficaci. E non vale l’obiezione per cui gli antimissili costano molto più delle armi dei terroristi. Israele ha speso per Iron Dome questa volta circa una ventina di milioni di dollari, una cifra grande ma non fuori portata, e i costi diminuiscono con lo sviluppo; mentre quelli di Hamas (cioè dell’Iran) aumentano in proporzione ai fallimenti. Nel futuro questo squilibrio conterà molto, soprattutto per la partita decisiva, quella con l’Iran.
I termini della tregua non sono stati però corrispondenti a questi risultati sul campo. Israele non ha ottenuto impegni di Hamas a rinunciare al riarmo e ha dovuto anzi concedere alcuni alleggerimenti del blocco di Gaza, consentendo per esempio alle barche di allontanarsi un po’ di più dalla costa. Soprattutto Israele ha dovuto bloccare la propria avanzata su Gaza, rinunciando a distruggere con le armi il dominio di Hamas sulla striscia. Questo non era probabilmente un obiettivo realistico, comportando sanguinosi combattimenti casa per casa, con esito militarmente sicuro ma politicamente molto incerto. E soprattutto sul versante politico della guerra sono intervenuti con forza gli Stati Uniti, l’Europa, naturalmente i paesi arabi, per impedire una vittoria decisiva di Israele, come è spesso successo in passato (per esempio nel ’67, nel ’73, nell’82). E’ la conseguenza di un panorama internazionale sostanzialmente schierato contro Israele non solo a livello politico ma anche dell’opinione pubblica e della stampa. Questo atteggiamento antisraeliano ha conosciuto alti e bassi, ma è continuo da decenni. Difficile negare che derivi in sostanza da un pregiudizio antisemita. Oggi è uno dei momenti acuti dell’odio contro Israele e gli ebrei, come negli anni Ottanta, con la differenza che la diffusione dei media vecchi e nuovi lo ha reso più penetrante e visibile al livello delle popolazioni e che le agitazioni politiche di questi anni l’hanno evidenziato ulteriormente. E anche questa è una lezione da imparare: se ci fosse un conflitto meno limitato di quello recentissimo, dobbiamo aspettarci un’ondata di odio violento non solo contro Israele, ma anche contro gli ebrei in generale. Le due cose, del resto non si distinguono nel mondo arabo e neppure in buona parte dei movimenti di protesta europei o sudamericani, che se la prendono volentieri con le sinagoghe i cimiteri e i simboli ebraici, in mancanza di obiettivi israeliani.
Ma è qui che si vede anche quale sia il compito di noi ebrei della diaspora, ben inseriti nella comunità nazionali: non dobbiamo tiraci indietro e nasconderci, provando a fare distinguo poco credibili fra ebraismo, Israele, gli atti del suo governo democratico. Il nostro compito e la nostra sola vera possibilità è quella di impegnarci nei limiti del possibile a denunciare l’antisemitismo di chi vuole “distruggere Israele”, come si è sentito in recenti cortei studenteschi. Solo così difenderemo lo stato ebraico e anche noi stessi.
(Fonte: Shalom, dicembre 2012)
#2Daniel
18/12/2012 L’Onu rafforzerà la sicurezza dei suoi osservatori sul Golan anche con la fornitura di protezioni contro armi chimiche. Lo ha detto lunedì il capo delle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, Hervé Ladsous. L’UNDOF conta attualmente mille uomini schierati al confine fra Siria e Israele, provenienti da Austria, Croazia, India, Giappone e Filippine.
18/12/2012 Siria. Centinaia di palestinesi sono in fuga dalla Siria verso il Libano in seguito ai combattimenti tra pro- e anti-Assad e ai bombardamenti del regime su una moschea nel campo palestinese di Yarmouk, pochi chilometri a sud di Damasco (25 morti). Di fronte alla denuncia del bombardamento da parte del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, per tutta risposta il ministro degli esteri siriano Walid Mouallem ha accusato le Nazioni Unite e la comunità internazionale d’essere ”responsabili della frustrazione vissuta dai palestinesi”.
18/12/2012 Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha respinto con forza, lunedì, le accuse dell’Iran, il cui capo di stato maggiore aveva detto che il dispiegamento di batterie antimissile Patriot in Turchia minaccia di provocare una guerra mondiale. “Accuse totalmente da respingere – ha detto Rasmussen in conferenza stampa a Bruxelles – Abbiamo detto chiaramente sin dall’inizio che il dispiegamento dei Patriot è una misura puramente difensiva, volta unicamente a proteggere l’alleato turco: non abbiamo nessuna intenzione offensiva”.
18/12/2012 La commissione israeliana per lo sviluppo e l’edilizia ha approvato lunedì la costruzione di 1.500 unità abitative a Ramat Shlomo, un quartiere di Gerusalemme nord situato al di là della ex linea armistiziale ’49-‘67. Vivaci critiche dalle formazioni d’opposizione Meretz e Yesh Atid di Yair Lapid.
18/12/2012 Sondaggio condotto dal Palestinian Center for Policy and Survey Research in Cisgiordania e striscia di Gaza: Hamas, che è al potere a Gaza, avanza nelle intenzioni di voto degli intervistati e arriva a eguagliare il Fatah del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Il sondaggio è stato condotto dopo l’operazione anti-terrorismo israeliana a Gaza (14-21 novembre), la visita a Gaza del capo del politburo di Hamas Khaled Meshaal (7-10 dicembre) e il voto all’Onu del 29 novembre per l’elevazione della rappresentanza palestinese al rango di ”stato osservatore”.
18/12/2012 Siria. Carri armati e soldati del regime si sono posizionati lunedì attorno al campo palestinese di Yarmouk, poco a sud di Damasco, dove da alcuni giorni si registrano combattimenti tra lealisti del regime e ribelli. Il ministro degli esteri siriano Wallid el-Mouallem ha avvertito i palestinesi di Yarmouk di ”non offrire rifugio né assistenza ai gruppi terroristi” che si oppongono al regime.
18/12/2012 Per la prima volta dal 2006 risulta in aumento il numero dei palestinesi di Cisgiordania che sostengono l’approccio di Hamas rispetto a quello del Fatah di Mahmoud Abbas (Abu Mazen). È quanto emerge da un sondaggio condotto all’inizio di dicembre dal centro AWRAD (Arab World Research and Development) di Ramallah. Per la stragrande maggioranza dei palestinesi intervistati (88%), i risultati della più recente escalation tra Israele e Hamas, compresa l’operazione “Colonna di nube difensiva”, ha dimostrato che la lotta armata è il modo migliore per perseguire l’indipendenza palestinese.
18/12/2012 Secondo il sito web eMarrakech, che cita l’Ufficio Centrale di Statistica israeliano, nei primi dieci mesi del 2012 è nettamente cresciuto l’interscambio commerciale tra Israele e Marocco: le importazioni marocchine di prodotti israeliani sono aumentate del 216%, mentre le esportazioni marocchine verso Israele sono aumentate quasi del 150%. Dal canto suo, il ministro marocchino del commercio e dell’industria, l’islamista Abdelkader Amara, ha negato che il suo governo sia ufficialmente al corrente di tali commerci attribuendoli a “imbrogli e contraffazioni di documenti utilizzati da commercianti marocchini e israeliani per dissimulare i loro scambi”. Stando al giornale islamista Attajdid, il ministro Amara ha detto che il governo di Abdelilah Benkirane si attiene alla lettera alle raccomandazioni della Lega Araba e dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica che vietano ogni forma di commercio con l’”entità sionista”.
18/12/2012 Siria. In un’intervista pubblicata lunedì dal quotidiano libanese filo-siriano Al-Akhbar, il vice presidente siriano Farouk al-Shara si è pronunciato a favore di una soluzione di compromesso, affermando al contempo che il presidente Bashar al-Assad è a favore dell’opzione militare per schiacciare la ribellione armata.
17/12/2012 “Avvertiamo il primo ministro Benjamin Netanyahu: preparati, l’esercito di Maometto verrà da te. Quelli che portano esplosivi in Siria, Iraq, Afghanistan e Pakistan ti scoveranno, ad Allah piacendo. Il prossimo combattimento sarà tra noi e voi”. Lo ha detto Abed Shihadeh (Abu Muhammad al-Thawi), capo del movimento salafita giordano, sostenitore dei ribelli siriani, intervenendo al funerale del jihadista che la settimana scorsa si è fatto esplodere presso il ministero dell’interno ad Amman. Al-Thawi ha esortato i terroristi che hanno rivendicato l’attentato ad andare avanti dicendo loro: “Prendete Damasco e poi marciate su Tel Aviv. Per noi, la Palestina si estende dal fiume [Giordano] al mare [Mediterraneo], da Rafah [confine fra Gaza ed Egitto] a Nakura [confine fra Israele e Libano]. Non ci fermeremo fino a quando la Palestina non sarà liberata”.
17/12/2012 Dopo che l’editoriale del New York Times del 2 dicembre si era scagliato contro Israele per i progetti di costruzione nella zona E-1 (fra Gerusalemme e Ma’ale Adumim), domenica il giornale ha pubblicato una rettifica in cui riconosce che “tale sviluppo non taglierebbe fuori Ramallah e Betlemme da Gerusalemme, né dividerebbe in due la Cisgiordania” e dunque “tecnicamente non renderebbe impossibile la continuità territoriale dello stato palestinese”.
17/12/2012 Il primo ministro dell’Autorità Palestinese, Salam Fayyad, ha esortato a lanciare una “intifada del boicottaggio economico di tutti i prodotti israeliane” come mezzo per “resistere all’occupazione”.
17/12/2012 L’operazione anti-terrorismo israeliana su Gaza del novembre scorso ha dissuaso Hamas da nuove ostilità, a dispetto delle sue pretese di vittoria, e in questo momento quel fronte è tranquillo come non era mai stato negli ultimi vent’anni. Lo ha detto a YnetNews un alto ufficiale delle Forze di Difesa israeliane. Hamas vanta come vittoria il fatto che non vi sia stata l’offensiva di terra israeliana che avrebbe rovesciato la sua amministrazione su Gaza. “L’euforia dei capi di Hamas – dice l’alto ufficiale israeliano – non è per una vittoria, ma per il sollievo di poter uscire dai nascondigli. Hanno subito un duro colpo e devono rappezzare il loro onore”. L’ufficiale ha spiegato che molti capi terroristi sono stati risparmiati perché si sono nascosti fra i civili non combattenti, come nell’ospedale Shifa di Gaza. “La prossima volta – ha aggiunto la fonte – non spareremo comunque su Shifa, ma daremo la caccia ai loro capi ovunque si trovino”.
17/12/2012 “I ribelli siriani non avranno la meglio”. Lo ha dichiarato domenica il capo dei terroristi sciiti libanesi Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un discorso pre-registrato. “Coloro che pensano che l’opposizione armata in Siria avrà successo – ha aggiunto Nasrallah – si sbagliano di grosso”.
17/12/2012 Siria. Per la prima volta in 21 mesi di conflitto, domenica l’aviazione del regime ha bombardato il campo palestinese di Yarmouk ed altre zone nella parte sud di Damasco. Colpita anche una moschea a Yarmouk: almeno 25 i morti. Ne ha dato notizia l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo.
17/12/2012 Secondo YnetNews, uno dei leader dell’opposizione egiziana avrebbe riconosciuto domenica che i risultati provvisori del referendum indicano l’approvazione della nuova Costituzione voluta dal presidente Mohamed Morsi. In serata, il Partito Libertà e Giustizia, braccio politico dei Fratelli Musulmani, ha dichiarato che i voti a favore sarebbero il 56,5%, in questa prima giornata di votazione, ma molte Ong hanno denunciato irregolarità.
17/12/2012 Come preannunciato, il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha presentato domenica mattina le sue dimissioni al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per rinunciare all’immunità e “affrontare il prima possibile l’incriminazione” per abuso di ufficio (relativa a una promozione di un ambasciatore nel 2001). Netanyahu ha deciso di assegnare al proprio ufficio l’interim degli affari esteri fino alle elezioni di gennaio. Lieberman, che è a capo del partito Israel Beiteinu, in lista insieme al Likud, ha confermato sabato che, nonostante l’incriminazione, intende candidarsi alle elezioni parlamentari del prossimo 22 gennaio.
17/12/2012 Catherine Ashton, rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, parlando a un giornale saudita ha detto che l’UE potrebbe ripristinare il monitoraggio al valico di Rafah, fra Egitto e striscia di Gaza. L’Unione Europea si era impegnata a monitorare il passaggio al momento del disimpegno di Israele da Gaza nel 2005, ma aveva poi ritirato i suoi uomini nel 2007 quando Hamas ha assunto con la forza il controllo di Gaza.
16/12/2012 Ahmed Jibril, capo del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale (FPLP-GC), è fuggito dai combattimenti in corso a Damasco. Lo si è appreso sabato da fonti palestinesi e da fonti vicine ai ribelli siriani. Ahmed Jibril, 84 anni, insieme al figlio ha lasciato il quartiere Yarmouk e si rifugiato a Tartous, città siriana a maggioranza alawita, vicina al presidente Assad. Il FPLP-GC ha mantenuto stretti legami con Assad dopo l’inizio della rivolta interna siriana, a differenza della maggior parte dei capi di Hamas che facevano base a Damasco e che hanno preso fisicamente e politicamente le distanze dal presidente siriano.
16/12/2012 Jonathan Pollard, l’analista del Pentagono ebreo americano condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per spionaggio anti-americano, passò a Israele informazioni di intelligence circa il mondo arabo, ma non segreti militari americani. È quanto emerge da documenti classificati della Cia di cui è stata autorizzata la pubblicazione. Secondo questi documenti, il Mossad aveva chiesto a Pollard informazioni sui programmi militari di paesi arabi e musulmani, tra cui il programma nucleare del Pakistan, e Pollard avrebbe passato a Israele informazioni sul quartier generale dell’Olp in Tunisia oltre a valutazioni sulla situazione in Siria. Secondo i documenti, Israele non ha mai cercato di ottenere da Pollard informazioni di intelligence sull’attività militare degli Stati Uniti. Pollard ha già scontato 27 anni di carcere e Israele non è mai riuscito a ottenere la sua scarcerazione.
16/12/2012 “A nome degli israeliani, in quanto amici e come genitori, siamo al vostro fianco, oggi, profondamente addolorati per il massacro atroce e incomprensibile di 20 bambini e 6 insegnanti nella scuola primaria Sandy Hook”. Lo ha scritto il presidente israeliano Shimon Peres in una lettera particolare inviata al presidente americano Barack Obama. “Non c’è crimine più orribile dell’omicidio di bambini – scrive Peres – I cuori di tutti gli israeliani sono con le famiglie delle vittime e con tutti gli americani”.
16/12/2012 “I missili Patriot in Turchia costituiscono una minaccia di guerra mondiale”. È l’avvertimento lanciato dal capo di stato maggiore dell’esercito iraniano, Hassan Firouzabadi, citato sabato dall’agenzia iraniana Isna. Su richiesta di Ankara la scorsa settimana la Nato, di cui la Turchia fa parte, ha autorizzato il dispiegamento di batterie anti-missile Patriot (fornite da Stati Uniti, Germania e Paesi Bassi) per rafforzare le difese aeree contro possibili attacchi missilistici dalla Siria.
16/12/2012 Iran. Le autorità di Teheran hanno fissato le elezioni presidenziali per il prossimo 14 giugno. Lo ha annunciato sabato il canale iraniano Press TV, citando il ministro dell’interno Mostafa Mohammad Najjar, secondo il quale la votazione per il presidente si svolgerà contemporaneamente alle elezioni dei consigli municipali.
16/12/2012 La comunità musulmana di Chicago ha lanciato venerdì una campagna sui social network volta a recuperare la parola ”jihad”, dissociando dal terrorismo un termine che secondo loro si riferisce a una “lotta spirituale”. La campagna – diffusa tramite poster su autobus, Twitter, Facebook e sul sito myjihad.org – mostra fedeli che raccontano le loro “vittorie personali”.
16/12/2012 Palestinesi di Hebron (Cisgiordania) hanno annunciato con un video diffuso venerdì la nascita di un nuovo gruppo terrorista, le Brigate di Unità Nazionale, composto a loro dire da membri di Hamas, Jihad Islamica, Fatah e Fronte Popolare, con lo scopo di promuovere l’unità palestinese per combattere contro Israele una “terza Intifada che sta erompendo dal cuore di Hebron e si estenderà a tutta la Palestina”. Nell’annuncio il gruppo, pur dicendosi a favore del riconoscimento alle Nazioni Unite della Palestina come “stato non membro osservatore”, dichiara che combatterà per riconquistare “tutta la Palestina dal mare [Mediterraneo] al fiume [Giordano]”.
(Fonte: Israele.net)