Il signor Dalemmah e il suo strabismo politico: ennesima puntata

 
Emanuel Baroz
22 gennaio 2013
10 commenti

Il signor Dalemmah e il suo strabismo politico: ennesima puntata

Ci risiamo. Come hanno segnalato gli amici di Progetto Dreyfus il famigerato signor Dalemmah ha colpito ancora: non contento di aver già dimostrato più di una volta in passato la sua totale parzialità a favore di Hamas o di Hezbollah, non sazio delle pessime figure fatte negli anni passati quando ha scaricato su Israele colpe e responsabilità chiaramente di altri, mai pago di trovare una giustificazione al terrorismo palestinese antisraeliano, l’ex Ministro degli Esteri italiano ha ribadito ancora una volta nel suo intervento al Seminario dei progressisti europei tenutosi al Cairo (!!!) il 19 e il 20 Gennaio 2013 la propria totale incapacità ad affrontare in maniera obiettiva la questione israelo-palestinese, dando poi grande enfasi e spazio sul proprio sito  alle castronerie da lui dette in Egitto, come se fossero affermazioni di un grande statista internazionale.

Ora, a parte le affermazioni riguardanti la cosidetta Primavera araba che già di per se denotano una visione quantomeno parziale di quanto accaduto nei paesi interessati, dove il fondamentalismo islamico sta prendendo sempre più potere, e l’imbarazzante silenzio su ciò che sta avvenendo in Siria, quello che ha colpito delle parole dell’attuale Presidente del Copasir (organo del Parlamento italiano con funzioni di controllo dei servizi segreti) è stata l’accusa all’Unione Europea di utilizzare ”due pesi e due misure” nell’affrontare la questione israelo-palestinese perchè non si può continuare a ”fare finta che la relazione fra i palestinesi fragili e divisi e i potenti israeliani sia su una base di parita”.

Si, avete letto bene: secondo il signor Dalemmah l’Europa sarebbe sbilanciata a favore….di Israele! Quindi i continui ed incessanti finanziamenti ai palestinesi che finiscono nelle mani di Abu Mazen o di Hamas che così può comprare le armi dall’Iran, le continue dichiarazioni della Ashton contro i vari governi israeliani, il voto della maggior parte dei paesi europei all’ONU a favore della Palestina come stato osservatore non membro(in chiara violazione degli accordi di Oslo del 1993), il silenzio sui continui attacchi terroristici contro i civili israeliani, sono state tutte azioni volte a favorire lo Stato di Israele nei confronti dei poveri palestinesi.

Ma non finisce qui: “Dobbiamo anzitutto imparare a distinguere tra fondamentalismo intollerante e Islam politico“, e quindi il non avere avuto relazioni con Hamas da parte degli europei e’ stato ”un errore” perche’ “ha rappresentato un ostacolo all’unità del popolo palestinese“, fermo restando ovviamente “la necessita’ di Israele alla sicurezza e il suo diritto di esistere” che sono “una precondizione inevitabile per il negoziato”. Bene verrebbe da dire, applausi! Ma, ci chiediamo, il signor Dalemmah ha mai letto lo statuto di Hamas? Gli è mai arrivata voce del continuo indottrinamento all’odio effettuato da Hamas e Fatah (quindi Abu Mazen, quello moderato…) al proprio popolo tramite televisione e discorsi pubblici in arabo? Si è mai reso conto del fatto che una parte della popolazione civile israeliana vive sotto il continuo lancio di razzi e missili sempre più potenti (quelli che lui ha chiamato in passato “innocui mortaretti”…)?

In ambienti normalmente ben informati da tempo si parla di un ritorno di questo personaggio alla Farnesina, come responsabile della politica estera dell’Italia. Da parte nostra possiamo solo dire che, visti i precedenti, per la credibilità internazionale italiana forse sarebbe il caso di pensare ad una alternativa…

(Fonte: ANSA, 20 Gennaio 2013)

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  • #1Emanuel Baroz

    Poveri terroristi, sono “fragili e divisi”

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Cari amici,

    dato che oggi ci sono le elezioni in Israele, ma fra un mese ci saranno in Italia e noi viviamo qui, permettetemi oggi di citarvi le dichiarazioni di un politico, un maestro della politica internazionale, come Massimo d’Alema, che fra l’altro parlava al Cairo, invitato al seminario che i “progressisti europei” hanno ritenuto bene di tenere sotto le ali del presidente Morsi, le cui dichiarazioni antisemite e biologicamente piuttosto bizzarre («Gli ebrei e i sionisti sono sanguisughe che attaccano i palestinesi, sono guerrafondai, discendono dalle scimmie e dai maiali»… sanguisughe discendenti da maiali? Mah… http://www.tempi.it/egitto-presidente-morsi-gli-ebrei-discendono-dai-maiali-e-dalle-scimmie-link-urlhttpwww-tempi-itvideogallerymorsi-gli-ebrei-discendono-dai-maiali-upviwafudiavideolink#.UP5KKkfwA2w) non sono mai state smentite nonostante le sollecitazioni americane. Al massimo Morsi, forse istruito da D’Alema su come trattare con i media, ha detto che sono state lette “fuori dal contesto”: sanguisughe discendenti dai maiali fuori contesto? Mah, com’è strana e fuori contesto la biologia dei fratelli musulmani… è vero che considerano abominevole Darwin, che fa parte del nostro “contesto” scientifico, mah…

    Comunque i “progressisti europei” hanno pensato che fosse molto progressista riunirsi per parlare di Medio Oriente sotto le ali della fratellanza musulmana, che ha appena imposto una costituzione illiberale e islamista, rifiutata da tutte le opposizioni. Chissà perché i “progressisti” europei e non hanno una tale attrazione per le dittature, di cui sarebbero le prime vittime. Gli piacevano Mao e Stalin e Castro e i regimi vietnamiti e coreani questo si capisce, perché erano del giro e magari se fossero stati lì avrebbero fatto parte del “gruppo dirigente”, come si usa dire, cioè avrebbero avuto anche loro la dacia e la macchina e tutti i privilegi del caso. Ma gli piaceva anche Khomeini, non sono stati indifferenti al fascino di Assad e Saddam, e ora provano molta simpatia per i Fratelli Musulmani, che sono piuttosto regressisti, pensando che la forma ideale di vita e di politica siano i regimi medievali islamici e i comunisti di solito li fanno fuori come “atei”…

    D’Alema comunque non si è sottratto, è andato anche lui a dare il suo intelligentissimo (come sempre) contributo ai “progressisti europei” che si genuflettono di fronte all’islamismo e ha discettato, dice l’Ansa in un lancio del 20 gennaio, si è occupato di ciò che definisce “conflitto israelo-palestinese”, per sostenere come sempre che “bisogna parlare con Hamas”. L’aveva detto già un anno fa, motivandolo col fatto che i regimi islamisti di Tunisia ed Egitto ci parlano ( http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/06/Alema_Medio_Oriente_Hamas_Giusto_co_8_120206032.shtml) e ora non ha certo cambiato idea, com’è ovvio da parte di qualcuno che in un momento storico di grande tensione, subito dopo il conflitto fra Israele e Hizbollah suscitato dal rapimento di soldati israeliani in territorio israeliano, si fece fotografare a braccetto con un leader di Hezbollah, un parlamentare che è il loro responsabile dei rifornimenti di armi.

    E’ interessante l’argomentazione, che invece abbandona la vecchia “equivicinanza” fra Israele e le organizzazioni (terroristiche, aggiungo io) palestinesi, che D’Alema aveva detto di voler praticare da ministro degli esteri. Ha detto questa volta che “non si può «fare finta che la relazione fra i palestinesi fragili e divisi e i potenti israeliani sia su una base di parità»” e dunque bisogna schierarsi per i più deboli. E’ una teoria interessante, fra l’altro piuttosto condivisa nei media: il Davide Palestina contro il Golia Israele. Non si poteva sostenere nel ’44 che la relazione fra i potenti americani e russi e la fragile repubblica di Salò fosse su una base di parità (e dunque bisognava schierarsi per Salò?); non si può in generale sostenere che ci sia poarità fra gli eserciti degli stati democratici come Italia, Spagna, Gran Bretagna e le “fragili e divise” organizzazioni terroristiche come Brigate Rosse, Ira, Eta ecc. Dobbiamo intendere che l’attuale presidente della commissione parlamentare per i servizi segreti si sarebbe schierato per i terroristi in quanto “fragili e divisi” e soprattutto privi di bombardieri e carrarmati? Stento a crederlo, anzi lo escludo, ma a questo porta il suo ragionamento, se lo si prendesse alla lettera e lo si sviluppasse fino alle logiche conseguenze finali.

    E del resto, se gli amici della Palestina e i sostenitori del riconoscimento di hamas da parte dell’Europa, per di più “progressisti” come D’Alema non sono certamente sostenitori del terrorismo fuori di Israele e dintorni, i terroristi nostrani sono certamente amici della Palestina e sostenitori di Hamas. Tant’è vero che qualche giorno fa, al funerale di Prospero Gallinari, il terrorista mai pentito che rivendicò di essere stato l’esecutore dell’assassinio di Aldo Moro, che si è rivelata una vera riunione dei nostalgici dei nostri anni di piombo, Curcio , Balzarani, Scalzone, No Tav (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/19/brigate-rosse-tutti-gli-ex-militanti-ai-funerali-di-gallinari-foto/474925/), ma anc he esponenti di Rifondazione e Italia dei Valori oggi presenti nella lista Ingroia (http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/2/169841/Esponenti_di_Rifondazione_Comunista_al_funerale_di_Gallinari_polemica_dellIdv.html), accanto alla “bandiera rossa con la falce a martello e la stella a cinque punte,” c’era naturalmente “anche una bandiera palestinese” (http://www.famigliacristiana.it/informazione/news_2/articolo/gallinari-funerali-a-pugno-chiuso.aspx). E le storie dell’incrocio fra “rivoluzione palestinese” e terrorismo italiano sono troppe per essere raccontate qui, dall’addestramento degli italiani nei campi palestinesi in Libano, al trasporto di lanciarazzi palestinesi sul territorio italiano da parte di terroristi nostri, fino alle storie molto ambigue che continuano a uscire sulla strage di Bologna, forse una rappresaglia palestinese per la violazione del “Lodo Moro”, che consentiva ai terroristi palestinesi libertà di movimento e di organizzazione logistica in Italia, purché non colpissero obiettivi italiani, “a parte quelli sionisti”, cioè gli ebrei, come ha raccontato ampiamente l’ex presidente e ministro degli interni Cossiga prima di morire.

    Insomma, senza dimenticare naturalmente che D’Alema negli anni delle Brigate Rosse era schierato contro di loro, in un partito che predicava la “fermezza”, bisognerebbe chiedergli se ha mai pensato che Israele, con sette milioni d’abitanti e una bella divisione politica al suo interno che si vede nelle elezioni in corso, fa fronte a 300 milioni di arabi e a un miliardo e rotti di islamici. Chi è debole e diviso, allora? E nelle cinque guerre che gli eserciti di numerosi stati hanno portato a Israele nei sessant’anni della sua esistenza e ancora gli minacciano continuamente, chi era Davide e chi Golia?

    Ma la posizione di D’Alema e dei suoi simili “progressisti” non è davvero misurata sui molti e sui pochi, sarebbe infantile che fosse così. E’ una posizione politica, che sceglie una parta, da sempre la parte araba contro Israele e di volta in volta la motiva diversamente. Adesso la ragione è la “primavera araba”, che come D’Alema diceva già un anno fa, darebbe ragione ad Hamas, non solo contro Israele, ma anche contro i fratelli coltelli di Fatah. Resta il dubbio: ma davvero, solo perché in Tunisia e in Egitto (e anche altrove, grazie all’illuminata politica dell’amministrazione Obama) si affermano degli islamisti antisemiti e spregiatori dei diritti umani bisogna “favorire una riconciliazione
    politica all’interno della fazioni palestinesi” che significa la presa del potere della loro sezione di Gaza e dintorni e cercare di favorire il riconoscimento di Hamas da parte dell’Unione Europea, nonostante il fatto che la sua ideologia antisemita e razzista e il suo programma di eliminazione totale di Israele non siano cambiati affatto? Questo è quello che in sostanza continua a dire D’Alema, appoggiandosi al fatto che Hamas, come Hezbollah e come senza dubbio a suo tempo il fascismo e il nazismo sarebbero “movimenti politici” oltre che organizzazioni militari terroriste e avrebbero “sostegno popolare”. E questo è il punto di vista che sta sotto, posso capire, all’imposizione che tutta la sinistra, Bersani in testa, si vanta di aver fatto a Monti per riconoscere lo “Stato palestinese”. Ricordiamocene fra un mese quando si tratterà di votare.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=47796

    23 Gen 2013, 13:52 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    MO: D’Alema al Cairo, due pesi e due misure inaccettabile

    Da Ue pressione su due parti per ritorno a negoziato

    (ANSA) – IL CAIRO, 20 GEN – Continuare ad usare ”due pesi e due misure” per il conflitto israelo-palestinese ”non e’ piu’ accettabile” cosi’ come non si puo’ ”fare finta che la relazione fra i palestinesi fragili e divisi e i potenti israeliani sia su una base di parita”’. Lo ha detto Massimo D’Alema al seminario dei progressisti europei al Cairo, secondo il quale sta all’Ue e alla comunita’ internazionale riportare le due parti al tavolo del negoziato.

    D’Alema ha ribadito che per ”i paesi europei la necessita’ di Israele alla sicurezza e il suo diritto di esistere non sono in discussione e questo per l’Europa e’ una precondizione inevitabile per il negoziato”.

    Ma questo non significa che si possa ”lasciare la soluzione del conflitto alla sola responsabilita’ della leadership israeliana” o che non si debba favorire una riconciliazione politica all’interno della fazioni palestinesi. E in questo contesto il non avere avuto relazioni con Hamas da parte degli europei e’ stato ”un errore” perche’ questo ha reso piu’ difficile il processo di unita’ politica palestinese. (ANSA)

    23 Gen 2013, 13:53 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Primavere arabe: D’Alema, autocritica Ue sostegno dittatori

    Nasce al Cairo Forum forze progressiste mondo arabo

    (ANSA) – IL CAIRO, 20 GEN – Sostenere alcuni dei dittatori rovesciati nelle primavere arabe e’ stato ”un errore enorme” sul quale l’Europa dovrebbe ora fare ”una seria autocritica”. Lo ha detto Massimo D’Alema, in veste di presidente della Fondazione di studi progressisti europei, al seminario organizzato del Pse al Cairo su una visione comune per un mondo arabo progressista.

    Secondo D’Alema ”prendere la democrazia sul serio significa aprire il dialogo con le nuove leadership emergenti, anche se non ci piacciono”’ e il dialogo con i nuovi protagonisti delle primavere arabe vuol dire confrontarli su temi come i diritti umani e il consolidamento del processo democratico. In questo senso e’ ”un errore demonizzare i movimenti islamici”, ha sottolineato D’Alema.

    ”Dobbiamo imparare a distinguere fra il fondamentalismo intollerante e l’Islam politico”, ha osservato, altrimenti si favoriscono ”atteggiamenti anti occidentali e un clima di scontro di civilta’ e di religioni che danneggia le forze progressiste e laiche nel mondo arabo”.

    Al seminario al quale hanno preso parte esponenti politici progressisti del mondo arabo come il leader nasseriano ed ex candidato alle presidenziali egiziane Hamdin Sabbahi, il presidente dell’assemblea costituente tunisina Mustafa Ben Jafaar, e l’esponente di Fatah Nabil Shaath, ha creato un forum per avviare un coordinamento fra le forze progressiste arabe. (ANSA).

    23 Gen 2013, 13:53 Rispondi|Quota
  • #4Robdic

    Concordo integralmente con il pezzo tranne che su un punto: D’Alemmah non è totalmente incapace di affrontare obiettivamente la questione israelo-palestinese, semplicemente non vuole. Quanto al suo ritorno agli Esteri, purtroppo è sempre più probabile

    23 Gen 2013, 14:51 Rispondi|Quota
  • #5Daniel

    A proposito del pregiudizio antisraeliano e delle menzogne con cui vengono indottrinati anche i nostri giovani consiglio la seguente lettura:

    http://donnaemadre.wordpress.com/2013/01/22/la-provocazione/

    24 Gen 2013, 12:21 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    Pd: Bersani, D’Alema e Veltroni non andranno in pensione

    (ASCA) – Roma, 24 gen – Pier Luigi Bersani si rifiuta di fare il toto-governo in previsione di un suo eventuale ingresso a Palazzo Chigi in caso di vittoria elettorale. Il segretario del Pd rispnde cosi’ al conduttore di Agora’ su Raitre quando gli viene domandato se Massimo D’Alema e Walter Veltroni, che non si sono ricandidati, potrebbero far parte del suo governo. Ma, aggiunge, ”io su queste due e su altre personalita’ penso che in ogni caso in pensione non andranno. Ne avremo bisogno”.

    http://www.asca.it/news-Pd__Bersani__D_Alema_e_Veltroni_non_andranno_in_pensione-1240993-POL.html

    24 Gen 2013, 12:36 Rispondi|Quota
    • #8Emanuel Baroz

      @barbara: già nel 2007 avevate capito tutto….;)

      24 Gen 2013, 20:34 Rispondi|Quota
    • #9barbara

      @Emanuel Baroz: non è merito mio: è lui che si è dato così tanto da fare a farci capire tutto!

      24 Gen 2013, 22:38 Rispondi|Quota
  • #10Giacomo Morpurgo

    Il Signor Massimo D’Alema conosce il numero degli israeliti ammazzati da Hitler e collaboratori? E conosce il numero degli israeliti ai quali in Italia Mussolini ha impedito di lavorare distrutggendo molte famiglie?
    Se ignora queste cose stia zitto per quanto riguarda Israele ed anzi chieda scusa per il suo comportamento
    Giacomo Morpurgo

    21 Dic 2017, 12:15 Rispondi|Quota