Israele e l’enigma siriano
di Michael Sfaradi
Tel Aviv, 5 Maggio 2013 – Più volte il governo di Gerusalemme, per voce di alcuni funzionari del ministero della difesa o degli esteri, aveva avvertito, sia direttamente sia tramite i canali internazionali, che non sarebbero stati tollerati spostamenti di armi strategiche come quelle chimiche in dotazione all’esercito siriano o di missili a lunga gittata di fabbricazione iraniana nelle mani della milizia sciita Hetzbollah.
Già nei mesi scorsi l’aeronautica militare israeliana aveva colpito, alla periferia di Damasco, il centro di ricerche per la guerra chimica dell’esercito siriano. Si trattò comunque di un’azione mirata e di basso profilo, più che un vero e proprio atto di guerra un serio avvertimento, niente a che vedere con quello che sta succedendo in queste ore. Ultimamente c’erano stati diversi cambiamenti ai confini fra la Siria e lo Stato ebraico, e questo non era certamente sfuggito agli esperti e agli osservatori internazionali.
La prima avvisaglia si era avuta nei giorni scorsi con l’improvviso spostamento e schieramento di tre delle cinque batterie antimissile “Iron Drome”, le stesse che difesero il sud di Israele durante l’operazione “Colonna di nuvola”. Inizialmente si era pensato, o meglio si era voluto far credere, che l’azione fosse legata a delle non meglio precisate esercitazioni che avrebbero dovuto interessare reparti della brigata del Golan, alcuni squadroni di mezzi corazzati e decine di riservisti richiamati proprio per aggiornamento e addestramento, ma le ultime notizie che arrivano dai canali internazionali, e che stranamente vengono confermate nel giro di poche ore, hanno completamente cambiato le carte in tavola mettendo in luce il fatto che Israele segue gli eventi siriani come la massima attenzione e quando lo ritiene necessario interviene.
Alcuni jet con lo scudo di David hanno infatti colpito a più riprese in territorio siriano. Il primo bombardamento ha interessato un convoglio che trasportava missili a lunga gittata di fabbricazione iraniana destinati ad Hetzbollah, ordigni con una gittata variabile fra i 100 e 300 km che avrebbero potuto colpire tutte le città israeliane da nord a sud. Il convoglio che era partito dall’aeroporto di Damasco prima tappa del viaggio da Teheran, ed era diretto verso il confine con il Libano quando è stato intercettato e, nel giro di pochi minuti completamente distrutto. Il secondo bombardamento ha nuovamente interessato il centro di ricerche per la guerra chimica e questa volta, stando alle notizie che riescono a filtrare, sembra che la struttura sia andata completamente distrutta (da segnalare la RIDICOLA presa di posizione del redivivo PDCI, che ha voluto dire la sua su questa faccenda dopo mesi di silenzio su quanto accadeva in Siria…).
Il rischio che alla lunga il conflitto possa allargarsi è concreto anche se attualmente non è interesse né del governo siriano né di quello israeliano a scendere la miccia di una situazione che potrebbe esplodere coinvolgendo tutto il medio oriente. Hassan Nasrallah, il capo di Hetzbollah, potrebbe, come fece nel 2006, dare ordine ai suoi di martellare il nord di Israele con i missili già arrivati dall’Iran negli scorsi anni con il silente bene placido dell’UNIFIL, da questo si capisce perché lo stato maggiore israeliano abbia deciso di spostare “Iron Drome” al Nord prima di effettuare i pesanti bombardamenti di ieri e il venerdì.
#1Emanuel Baroz
Il calcolo cinico di Assad
E’ disperata ma intelligente la mossa di Assad in Siria. A quanto pare, dopo 70.000 morti, fra cui diverse migliaia di bambini (non dimentichiamolo), il mondo si sta svegliando dal torpore. Non si capisce perché, ma se quella gente è uccisa a colpi di pistola in faccia, con i bombardamenti aerei, o scaraventata nei burroni, non tocca le coscienze; ma se si impiegano i gas o comunque le armi chimiche, la famosa “linea rossa” di Obama risulta superata. E si interviene per fermare il massacro. Il Macellaio di Damasco non intende arrendersi. E, sinceramente, il mondo non desidera un nuovo regime integralista islamico in Medio Oriente dopo quelli insediatisi in Tunisia, in Egitto, in Libia, e – si teme – in futuro forse anche in Giordania.
Sta di fatto che per portare avanti il suo genocidio, Assad si sta facendo inviare armi dall’alleato iraniano; unico rimastogli (a parte i fascisti italiani di Forza Nuova; ma quelli, più che simpatizzare per il povero Arrigoni, non fanno). Sono armi a medio raggio, capaci di coprire 300 chilometri. Praticamente, di sorvolare Israele da nord a sud. Così, da Teheran le armi atterrano in Siria, e da qui partono verso il Libano, destinazione Hezbollah. Ora, a nessuno farebbe piacere avere alle porte di casa un movimento terroristico che non esita a finanziarsi con il contrabbando di droga (vietato dal Corano); men che meno al governo di Gerusalemme, dal momento che Haifa, importante centro industriale sul Mediterraneo, dista appena 30 chilometri dal confine libanese: dove il contingente internazionale UNIFIL dovrebbe proprio sorvegliare affinché Hezbollah non si riarmi, in ossequio alla Risoluzione del CS dell’ONU 1701 del 2006 (altri soldi buttati…).
Una volta entrato in possesso delle armi a medio raggio iraniane, Hezbollah – che invia ripetutamente uomini e rinforzi al regime siriano – non esiterebbe un istante a bombardare l’intero stato ebraico, scatenando l’inevitabile reazione e distogliendo l’attenzione internazionale dal massacro in Siria.
Il governo israeliano si è sempre tenuto lontano dalle tragiche vicende dello stato confinante ad est. Gli unici contatti sono avvenuti nei pressi delle alture del Golan, ma sono stati scambi di colpi occasionali ed episodici. Il tentativo siriano di architettare un’invasione servendosi di poveri disperati e ben pagati, spacciati per palestinesi, è stato ben gestito e contenuto. Oltretutto, è evidente il rischio che si corre appoggiando l’opposizione ad Assad: sempre più egemonizzata da organizzazioni radicali e vicine ad Al Qaeda. Ma il governo Netanyahu ha chiarito da sempre: non sarà tollerato l’invio di armi – convenzionali o chimiche – verso Hezbollah. Questa era la linea rossa, che sta facendo scattare una inevitabile quanto opportuna operazione di intercettazione di obiettivi militari.
Patetico il tentativo del governo di Damasco di accomunare l’opposizione interna agli interventi israeliani di queste ore: forte della cassa di risonanza offertagli da alcuni media, il ministro degli Esteri siriano è arrivato ad accusare Israele di essere «il beneficiario, il coordinatore e in alcuni casi l’esecutore degli atti terroristici che la Siria sta subendo»; non prima di essersi pulite le mani dal sangue di 70.000 innocenti, fra cui migliaia di bambini, e migliaia di palestinesi. Che non interessano a nessuno. Solidarietà è giunta dall’omologo ministro iraniano. Costernazione per un’emittente una volta nota per equilibrio e soprattutto verifica scrupolosa delle fonti.
Si accennava alle Nazioni Unite. Mentre il Palazzo di Vetro ha taciuto in questi due anni sui massacri di Assad, balbettando qualche censura a bassa voce, per non irritare o conoscere la disapprovazione di Cina e Russia, “soci di riferimento” dell’ONU e tendenzialmente filosiriani (la prima per motivi commerciali, la seconda per motivi geostrategici); dopo aver consentito alla teocrazia iraniana di costruire le sue bombe atomiche, è stata pronta, oggi, per bocca addirittura del segretario generale a deplorare la missione israeliana, esprimendo «grave preoccupazione», pur ammettendo di non essere nelle condizioni di verificare la portata dell’accaduto. Forse, se avessero messo l’UNIFIL nelle condizioni di disarmare effettivamente Hezbollah dopo la guerra del Libano del 2006, presidiando il territorio, non sarebbe stato necessario impedire che alle milizie di Nasrallah arrivassero gli armamenti iraniani tramite la Siria.
Nessun cenno agli attacchi dalla Striscia di Gaza verso l’Israele meridionale, ripresi in queste settimane malgrado il cessato il fuoco proclamato a novembre. C’è da scommettere che l’ONU sarà lesta a condannare l’impiego dello scudo difensivo “Iron Dome”, disposto sul confine settentrionale, per impedire che gli attacchi colpiscano la popolazione. In occasione dell’operazione “Pillar of Defense” ci fu chi confuse le batterie di missili che intercettano gli attacchi nemici, con dispositivi dalle finalità offensive. Ignoranza o malafede? come sempre, entrambe…
http://www.ilborghesino.blogspot.it/2013/05/il-calcolo-cinico-di-assad.html
#2Emanuel Baroz
Israele, allerta a nord. Chiuso lo spazio aereo
GERUSALEMME – Tensione nel nord di Israele a poche ore dal nuovo raid su Damasco: lo Stato ebraico ha infatti elevato lo stato di allerta, nel timore di reazioni dai Paesi confinanti. Per la prima volta dal 2006, quando Israele fu impegnato in un conflitto con gli Hezbollah in Libano, lo spazio aereo della Galilea è stato chiuso al traffico di velivoli civili, almeno fino a giovedì. Nella zona di Haifa e di Safed sono state dislocate batterie anti-aeree Iron Dome, che vanno ad affiancarsi ai Patriot e agli Arrow, già schierati. Ad Haifa, su ordine del comando militare delle retrovie, viene verificata una volta di più l’agibilità dei rifugi pubblici, mentre alla popolazione si ricorda che la difesa migliore da attacchi missilistici è garantita dalle “stanze protette” che dovrebbero essere allestite in ogni appartamento. Negli uffici postali inoltre è molto cresciuta oggi la richiesta di maschere antigas: «Quattro volte più che nelle giornate passate», dicono i funzionari. Anche nelle alture occupate del Golan si respira oggi un’atmosfera di tensione. Per 40 anni è stata quella la zona più tranquilla di Israele. Comprensibile dunque lo sbigottimento dei circa 30 mila abitanti ebrei della zona quando negli ultimi giorni, per due volte, hanno sentito sirene di allarme.
In un primo momento è stato detto loro che si trattava di un normale guasto. Poi, alla luce delle informazioni che giungevano dalla Siria, hanno compreso che probabilmente si trattava di una verifica, nel timore che la prossima volta debbano essere utilizzate per un allarme reale. Per il momento Israele non ostenta in quella zona dispiegamenti di forze. Gli ordini ricevuti dal governo sono di mantenere un basso profilo, nelle speranza che l’eventuale reazione siriana – oggi Damasco ha parlato di «dichiarazione di guerra» – resti contenuta. Ma anche nel Golan i responsabili municipali hanno dovuto verificare oggi l’efficienza dei sistemi di allarme. E in cielo si susseguono con insistenza i voli degli apparecchi dell’aviazione militare, diretti verso il Libano. Mentre i responsabili si preparano dunque ad affrontare possibili situazioni di emergenza, in serata si è svolta ad Haifa una piccola manifestazione indetta da giovani attivisti comunisti. Al grido di “Giù le mani dalla Siria” hanno sonoramente protestato contro il raid a Damasco e hanno ribadito di essere schierati «dalla parte della Siria, contro l’imperialismo, contro la reazione e contro il sionismo».
(Fonte: Shippingonline.it, 5 maggio 2013)
#3Emanuel Baroz
Il vero obiettivo di Netanyahu è fermare i piani di Teheran
Da Gerusalemme un messaggio chiaro: non ci può essere un Iran nucleare ai confini, connivente con Damasco e alleato di Hezbollah. No al sogno di un nuovo Stato sciita
di Fiamma Nirenstein
Gli aerei di Israele sono arrivati e hanno bombardato nella notte di sabato alla periferia di Damasco, e non è cosa da poco. Il Medio Oriente, la gente di Israele, del Libano, della Siria trattiene il fiato, il solito maledetto odore di guerra viaggia sul vento del deserto a mille all’ora.
È chiaro che il rischio maggiore non è Assad, impegnato sul fronte della sua guerra interna contro la sua stessa popolazione sunnita, fra cui si contano ormai 70mila morti. Assad agirebbe soltanto se costretto a partecipare, per salvarsi, a un piano orchestrato dall’Iran, il suo alleato, o meglio il suo comandante numero uno. Questo accadrà nel caso che gli Ayatollah decidano di procedere sulla strada che a metà aprile fu disegnata da un incontro segreto fra Nasrallah, il capo degli Hezbollah, il leader supremo ayatollah Ali Khamenei e il generale Qasem Suleimani, comandante del reparto Quds (Gerusalemme) delle Guardie Rivoluzionarie. Per capire cosa sta accadendo, ricordiamo che quello di ieri è il seguito dell’operazione già condotta fra giovedì e venerdì, quando Israele ha colpito un carico di Fateh 110, missili che possono portare testate chimiche, armi letali di provenienza iraniana diretti agli Hezbollah tramite la Siria.
Gesto carico di significati, ma altro è colpire Damasco: è una azione di deterrenza che ci riporta al tema della «linea rossa», quella di Obama, che ha promesso la fine per Assad se avesse usato armi chimiche. Israele aveva già fatto sapere che non avrebbe consentito che fossero passati agli Hezbollah, che vogliono la sua sparizione dalla carta geografica, i missili balistici D che possono portare l’agente chimico VX per una distanza fino a 680 chilometri. Ovvero: le armi che ora Assad era pronto a passare agli Hezbollah possono colpire sia le strutture militari che i civili dal confine nord fino a Eilat, sud estremo, e possono essere attivati dalla valle della Bekaa dagli Hezbollah in modo che sia molto difficile intercettarli. Gli Hezbollah hanno già 70mila missili: evidentemente le informazioni degli 007 israeliani hanno imposto di agire subito.
Perchè l’Iran ci teneva tanto a fornire adesso armi fatali agli Hezbollah? Per paura che il loro pupillo Assad presto non sia più in grado di farlo e che gli Hezbollah debbano muoversi adesso per realizzare il piano strategico dello Stato Islamico. Come dicevamo esso è stato disegnato a Teheran a metà aprile. Nasrallah era andato in Iran l’ultima volta nel 2010, muoversi è pericoloso per lui. Stavolta però era cruciale: la Siria non può essere perduta. Se anche Assad dovesse perdere, per l’Iran la Siria resterebbe la base della sua strategia, garantita dai giannizzeri Hezbollah. L’idea dunque, secondo Shimon Shapira, analista del «Jerusalem Center for Public Affairs», è quella di un mini stato alawita-sciita che possa controllare da Damasco fino alla costa con un corridoio e da là arrivi alla Bekaa libanese. Tutto sciita. La pulizia etnica perpetrata con stragi a Banjas sulla costa sarebbero una premessa di questo piano. Questo staterello sciita farebbe uso di un esercito popolare sciita di 150mila combattenti reclutati soprattutto in Iran, in Irak e in piccola parte nel Golfo Persico, persone che abbiano la convinzione che non si può lasciare il campo ai sunniti. Una guerra di fazioni che però non ha fatto i conti con Israele. Israele non può immaginare di avere un Iran nucleare ai confini, piazzato dentro la Siria in un matrimonio con gli Hezbollah, e ha quindi lanciato un forte messaggio di deterrenza, che secondo l’ottimo analista Ron Ben Yshai è stato concordato da Netanyahu con Obama.
La deterrenza è certo rivolta a Assad perchè non usi armi di distruzione di massa e agli Hezbollah perchè non si cimentino nel lancio di missili, ma è soprattutto rivolta all’Iran: quando si dice «linea rossa», dice il messaggio, si intende «linea rossa», e questo vale anche per la famosa soglia dei 140 chili di uranio arricchito al 40% nelle strutture atomiche di Ahmadinejad. Questo piano di espansionismo sciita, prima della guerra di Assad era stato promosso con molte mosse di facilitazione economica, culturale, sociale per tutti quelli che passassero dalla Sunna alla Shia. Israele non tiene per gli uni o per gli altri. Al momento alla sbarra sono i piani iraniani. A loro pensa Bibi oggi. Sempre che agli Hezbollah non scappi qualche missile e allora il Libano sarà di nuovo nel mezzo.
(Fonte: il Giornale, 6 maggio 2013)
#4Emanuel Baroz
Israele ad Assad: non vogliamo interferire nel conflitto
GERUSALEMME, 6 mag. – Le autorita’ israeliane avrebbero fatto pervenire “attraverso canali diplomatici” un messaggio segreto al presidente siriano Bashar al-Assad, garantendogli di “non voler essere coinvolte nella guerra civile in Siria”: e’ quanto scrive oggi il quotidiano ‘Yedioth Ahronoth’, il piu’ diffuso del Paese, senza peraltro indicare le proprie fonti.
Dagli ambienti governativi non e’ giunta alcuna conferma di tali indiscrezioni, che tuttavia non sono nemmeno state smentite. Anzi, un anonimo funzionario ha lasciato capire che di comunicare con Assad in realta’ non vi sarebbe alcun bisogno.
“Date le affermazioni rilasciate pubblicamente dalle principali personalita’ israeliane per rassicurare Assad, e’ chiarissimo qual e’ il segnale a lui destinato”, ha notato. Piu’ esplicito e’ stato invece il deputato Tzachi Hanegbi, esponente del Likud, veterano della politica israeliana ed esperto di problemi di sicurezza, piu’ volte ministro ma soprattutto intimo del premier Benjamin Netanyahu, di cui e’ risaputo raccolga abitualmente le confidenze.
Intervistato dalla radio pubblica, Hanegbi ha sottolineato che questi punta a “evitare un’intensificazione della tensione con la Siria, chiarendo che, in caso di iniziative militari da parte d’Israele, queste sono soltanto contro Hezbollah, e non contro il regime” di Assad. Il parlamentare ha ricordato come lo Stato ebraico si sia ben guardato dal rivendicare formalmente i due recentissimi raid aerei in territorio siriano, spiegando che cio’ aveva come obiettivo il permettere al leader di Damasco di salvare la faccia. Non solo: mentre ieri avveniva la seconda incursione, Netanyahu intraprendeva come previsto una visita ufficiale in Cina, con l’intento di fornire l’impressione che tutto proceda all’insegna della piu’ assoluta normalita’. Certo, ha concluso Hanegbi, nel caso in cui la Siria tentasse davvero la ritorsione minacciata, allora “risponderemmo duramente”.
(Fonte: AGI, 6 maggio 2013)
#5Emanuel Baroz
Siria: la tattica di Assad per salvarsi? Coinvolgere Israele
di Noemi Cabitza
Quello che temevano si sta purtroppo avverando. La cecità della comunità internazionale sul conflitto siriano e sui piani di Assad e degli Ayatollah iraniani, si sta tramutando in un allargamento del conflitto che sta tirando dentro l’incolpevole Israele.
Due (forse tre) bombardamenti in 24 ore da parte di aerei israeliani su obbiettivi militari siriani non sono un fatto episodico. E’ chiaro che Assad sta cercando di fornire armi e missili a Hezbollah ben sapendo che è nell’occhio del ciclone. L’unica possibilità che ha per salvarsi e compattare il mondo arabo (e non solo) sull’unico nemico comune: Israele. Per capire la tattica di Assad basta dare una occhiata ai media internazionali. Mesi e mesi di massacri indicibili in Siria non hanno quasi mai conquistato le prime pagine dei media mondiali. Sono bastati un paio di raid israeliani su obbiettivi più che legittimi e i titoloni fioccano.
Assad, che è tutto fuorché uno stupido, sa benissimo che essere bombardati da Israele significa garantirsi le simpatie dei tanti ipocriti mondiali ed è proprio quello di cui ha bisogno. Nelle prossime ore assisteremo a un crescendo di dichiarazioni di condanna dei legittimi attacchi israeliani sulla Siria, dichiarazioni falsamente allarmate che maschereranno in effetti l’ennesimo attacco mediatico a Israele. Sono mesi che Assad, l’Iran ed Hezbollah ci stanno provando e adesso ci stanno riuscendo.
Nessuno condannerà Hezbollah o Assad se nelle prossime ore faranno piovere missili su Israele (e il rischio è concreto) o, se delle condanne arriveranno, saranno condizionate dal solito “si, ma se Israele non avesse fato quello che ha fatto” o formule similari. Le migliaia di morti in Siria passeranno inesorabilmente in secondo piano e la notizia sarà l’attacco israeliano alla Siria. Non il fatto che Assad abbia cercato di consegnare missili a Hezbollah, non che i pasdaran iraniani da mesi stanno massacrando innocenti siriani, non che Assad abbia ordinato di fare il tiro a segno su donne e bambini. Tutto questo sarà sormontato dalla parolina magica: Israele.
Facciamocene una ragione e tiriamo innanzi. Israele non si può permettere il lusso che armi sofisticate e potenti arrivino a Hezbollah e siccome UNIFIL, che le dovrebbe bloccare, non fa niente per impedirlo non rimane altro che fare da se anche il lavoro che dovrebbero fare gli altri a costo di prendersi gli insulti e gli attacchi della comunità internazionale.
http://www.rightsreporter.org/siria-la-tattica-di-assad-per-salvarsi-coinvolgere-israele/
#6Emanuel Baroz
Nuovo colpo di mortaio sul Golan
TEL AVIV, 7 mag – Un nuovo colpo di mortaio – dopo i due di ieri – e’ caduto stamattina dalla Siria in un’area aperta del Golan israeliano, vicino la frontiera. Non ci sono ne’ vittime ne’ danni. Lo scrivono i media israeliani aggiungendo che responsabili militari ritengono che il colpo sia accidentale.
Altri due colpi di mortaio sparati dalla Siria erano caduti ieri pomeriggio sulle alture occupate del Golan, senza fare vittime. Per la radio militare si è trattato di episodi a carattere “accidentale”, da collegarsi ai combattimenti in corso sul versante siriano della linea di demarcazione fra l’esercito di Bashar al Assad e le forze ribelli.
(Fonte: ANSAmed, 7 maggio 2013)
#7Emanuel Baroz
IL PDCI NON ESISTE PIU’ MA RESUSCITA SOLO PER VOMITARE CONTRO ISRAELE. DOVE ERANO FINO A DUE GIORNI FA? COME MAI NON UNA PAROLA CONTRO IL MASSACRO DEGLI SCAGNOZZI DI ASSAD?
”Gli attacchi aerei israeliani alla periferia di Damasco – subito avallati da Obama – sono l’ennesimo atto contro la sovranita’ della Siria e mostrano al mondo intero l’arroganza e la prepotenza di Israele, che da decenni ignora ogni principio di legalita’ internazionale”. E’ quanto si legge in una nota del Pdci. ”I bombardamenti aerei di oggi, dopo quello tra giovedi’ e venerdi’, rendono evidente il carattere aggressivo di Israele e i legami strettissimi fra la crisi siriana e gli interessi internazionali che vogliono normalizzare la Siria, colpevole di non aver mai accettato le politiche statunitense per la regione. Il Partito dei comunisti italiani rinnova la sua amicizia e la sua solidarieta’ al popolo siriano e al suo legittimo governo e condanna ogni atto di ostilita’ che miri a disgregare lo stato arabo al fine di favorire localismi e logiche confessionali a tutto vantaggio di un neo-imperialismo sempre piu’ aggressivo e criminale”. ”Il Pdci – conclude – chiede al governo italiano e alle forze politiche rispettose dei principi e dei valori della nostra Costituzione di dissociarsi apertamente da questa escalation aggressiva e di guerra”.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=461184173957949&set=a.387495981326769.85422.386438174765883&type=1
#8Emanuel Baroz
NUOVO RAID DI ISRAELE IN SIRIA. COLPITE BASI MILITARI A DAMASCO
Secondo la televisione di Stato siriana sarebbe stato colpito un centro di ricerca militare di Jamraya vicino alla capitale
Una notte drammatica per il Medio Oriente. Per la seconda volta nell’arco di poche ore Israele ha colpito sabato obiettivi strategici in Siria con caccia e, forse, droni armati. Al centro dell’attacco un impianto di ricerche militari sul monte Qasioun, a Damasco, e alcuni depositi di armi appartenenti ai reparti scelti del regime. Il raid è iniziato con una serie di esplosioni sull’altura seguite da un vasto incendio. Alcune delle deflagrazioni hanno illuminato a giorno il Qasioun mentre l’antiaerea apriva il fuoco in diversi punti della capitale.
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#9Daniel
Per non parlare poi delle dichiarazioni del neoministro della Difesa Mario Mauro….
++ SIRIA:MAURO, ISRAELE? NO NETTO A INTERVENTI SENZA ONU ++
NON POSSIAMO PERMETTERCI DI VEDERE ESPLODERE LA SIRIA
(ANSA) – BRUXELLES, 06 MAG – No agli interventi di Israele o altri in Siria, senza un mandato chiaro dell’Onu. Il ministro della Difesa, Mario Mauro, si è detto «del tutto contrario» ricordando che l’Italia ha migliaia di uomini in Libano. «Non possiamo permetterci di vedere esplodere la Siria» ha detto a margine della sua audizione al Parlamento Ue. (ANSA)